Vita Chiesa

Papa a Torino: pastore Ribet (valdese), «un momento di fraternità e gioia»

Una visita – aggiunge subito – che testimonia «la volontà di mantenere aperta anche questa porta di dialogo e di confronto in un periodo di raffreddamento per l’ecumenismo». È la prima volta che un Papa varca le soglie di un tempio valdese: gli incontri da papa Paolo VI in poi, si sono sempre svolti in Vaticano o a Castel Gandolfo e in ambito di incontri ecumenici ampi. Questa volta sarà diverso. Sarà un incontro «a casa» all’insegna della semplicità e della sobrietà. È il pastore Ribet ad anticipare i momenti essenziali dell’incontro: ci sarà all’inizio un canto fatto da un gruppo di giovani, poi i saluti del pastore Paolo Ribet a nome della Chiesa di Torino e del moderatore della tavola Valdese Eugenio Bernardini a cui seguirà la risposta di Papa Francesco. Dopo uno scambio di doni, si termina con la recita del Padre Nostro e un inno cantato da tutta l’Assemblea. È previsto anche uno spazio di incontro privato di un quarto d’ora in cui il Papa incontrerà un numero limitato di persone.

Sono stati i valdesi ad invitare il Papa. Francesco aveva mandato l’estate scorsa un indirizzo di saluto al Sinodo. «Non hanno colpito tanto le parole che erano affettuose e di buon lavoro – ricorda Ribet -. Il significato stava nel fatto che era la prima volta che il papa inviava direttamente un saluto al Sinodo valdese». La storia dei rapporti tra cattolici e valdesi è solcata di ferite e incomprensioni.

«Per generazioni intere c’è stata una forte contrapposizione» e questa storia ha generato nei valdesi «un forte senso critico nei confronti del cattolicesimo. È inutile nasconderlo. D’altra parte le scelte che vengono fatte sono opposte e io dico che cattolicesimo e protestantesimo sono due forme alternative di essere cristiani. Ma una cosa è proporre due strade alternative, un’altra è guardarsi in cagnesco. Per cui l’invito al Papa è importante ma anche rispondere positivamente all’invito è altrettanto importante».

Ma c’è una ferita che brucia più di tutte: «Siamo rimasti male – confessa il pastore Ribet – quando in recenti documenti vaticani si diceva che le Chiese nate dalla Riforma non sono propriamente Chiese ma comunità ecclesiali perché non hanno il ministero episcopale. Il fatto che il papa Francesco venga qui, è per noi un riconoscimento reciproco dell’essere Chiese e il segno di incontrarci in quanto Chiesa di Gesù Cristo». E conclude: «Credo che papa Francesco con le sue affermazioni abbia aperto porte che sarà difficile in futuro chiudere».