Vita Chiesa

Papa ad Amatrice: mons. Pompili, «ha cercato il contatto diretto con le persone ferite»

Una visita che ha visto «il contatto diretto con le persone ferite piuttosto che con le macerie. Soprattutto i bambini che ha incontrato nella scuola e ai quali ha voluto donare una piccola corona del Rosario. Il Papa ha notato che i piccoli erano ancora turbati dal terremoto, privi di quella scioltezza tipica della loro giovane età. Il trauma subito è ancora lì, presente». Così monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, racconta al Sir la visita di Papa Francesco oggi ad Amatrice e a Accumuli. «Ha cercato il contatto con le persone, giovani e vecchi, quelle chiamate all’incontro tra generazioni per trovare insieme le strade per ricostruire materialmente e moralmente le loro comunità – dice mons. Pompili – la sua preghiera e la sua attenzione a questa tragedia per noi rappresenta un valore aggiunto che tornerà a beneficio di tutti». Il vescovo reatino rivela anche il dono che gli alunni di Amatrice hanno fatto al Pontefice, oggi giorno del suo onomastico: «una tavoletta di legno dei moduli che ospitano il plesso scolastico, sulla quale era stata realizzata in cartapesta la figura del Pontefice con dei bambini, accompagnata da costruzioni in forma di fiorellini, insieme a una piccola pietra della scuola crollata. E poi un libro rilegato, con le pagine riempite dai pensieri dei bimbi di materna ed elementare dedicati ai loro sogni, desideri e speranze, con la copertina realizzata dai ragazzi delle medie». Dal Papa sono anche giunte parole di conforto ai più grandi e i ringraziamenti a tutti i soccorritori, Vigili del Fuoco in primis con cui ha scattato anche delle foto. A caratterizzare la visita «la preghiera silenziosa del Papa davanti la zona rossa di Amatrice: «Il Pontefice è rimasto molto colpito dal disastro. Ha voluto pregare nella zona rossa. È stato colui che più di tutti si è inoltrato tra le macerie, da solo, sostando in preghiera a lungo. La forza della preghiera è indispensabile».