Vita Chiesa

Papa ai giornalisti: «Tante le cose per cui la Chiesa deve chiedere scusa»

Brexit, occorre essere creativi. «Pensare un’altra forma di unione: essere creativi». È il suggerimento di papa Francesco alla luce del risultato del Referendum che ha decretato la scorsa settimana la fuoriuscita del Regno Unito dall’Ue (Brexit). Parlando ai giornalisti sul volo papale che lo stava riportando a Roma dopo il viaggio in Armenia il Papa ha risposto anche alla domanda se era preoccupato del fatto che la Brexit potrebbe portare alla disintegrazione dell’Europa ed eventualmente alla guerra. «La guerra già c’è in Europa! – ha risposto il Papa – Poi c’è un’aria di divisione e non solo in Europa, ma negli stessi Paesi. Si ricordi della Catalogna, l’anno scorso la Scozia… Queste divisioni non dico che siano pericolose, ma dobbiamo studiarle bene e prima di fare un passo avanti per una divisione, parlare bene fra di noi e cercare soluzioni viabili». Distinguendo quei processi d’indipendenza dei Paesi che conducono alla loro emancipazione, il Papa ha però messo in guardia l’Europa dal rischio di «balcanizzazione» senza con questo termine – ha subito aggiunto – «sparlare dei Balcani». Ed ha proseguito: «Per me sempre l’unità è superiore al conflitto: sempre! Ma ci sono diverse maniere di unità e anche la fratellanza – e qui arrivo all’Unione europea – è migliore della inimicizia o delle distanze. Delle distanze – diciamo – la fratellanza è migliore. E i ponti sono migliori dei muri». Si tratta allora di pensare a «un’altra forma di unione» ed essere creativi. «Creativi nei posti di lavoro, nell’economia. C’è un’economia liquida oggi in Europa che fa – per esempio in Italia – che la gioventù dai 25 anni in giù non abbia lavoro: il 40 per cento! C’è qualcosa che non va in quell’Unione ‘massiccia’, ma non buttiamo il bambino con l’acqua sporca dalla finestra… Cerchiamo di riscattare le cose e ri-creare, perché la ri-creazione delle cose umane – anche della nostra personalità – è un percorso e sempre si deve fare. Un adolescente non è lo stesso che una persona adulta o di una persona anziana: è lo stesso e non è lo stesso, si ri-crea continuamente. E questo gli dà vita e voglia di vivere e dà fecondità. E questo lo sottolineo: oggi la parola, le due parole chiave per l’Unione europea sono creatività e fecondità. È la sfida».

Chiedere scusa ai gay, ma non solo. «Io credo che la Chiesa non solo debba chiedere scusa a questa persona che è gay, che ha offeso, ma deve chiedere scusa ai poveri anche, alle donne e ai bambini sfruttati nel lavoro; deve chiedere scusa di aver benedetto tante armi. La Chiesa deve chiedere scusa di non essersi comportata tante, tante volte». Ha risposto così Papa Francesco alla domanda su cosa pensasse della dichiarazione del cardinale tedesco Reinhald Marx che ha detto che la Chiesa cattolica deve chiedere scusa alla comunità gay per aver marginalizzato queste persone. «Io ripeterò lo stesso che ho detto nel primo viaggio e anche ripeto quello che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica – ha risposto il Papa -: che non vanno discriminati, che devono essere rispettati, accompagnati pastoralmente. Si possono condannare, non per motivi ideologici, ma per motivi – diciamo – di comportamento politico, certe manifestazioni un po’ troppo offensive per gli altri. Ma queste cose non c’entrano nel problema: se il problema è una persona che ha quella condizione, che ha buona volontà e che cerca Dio, chi siamo noi per giudicarla? Dobbiamo accompagnare bene, secondo quello che dice il Catechismo. È chiaro il Catechismo!».

Benedetto XVI mi sostiene con la preghiera. «Ma lui per me è il Papa emerito, è il nonno saggio, è l’uomo che mi custodisce le spalle e la schiena con la sua preghiera». Papa Francesco parla così del papa emerito Benedetto XVI. Un giornalista ha chiesto un commento ad una dichiarazione del prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gänswein, che avrebbe detto che ci sarebbe un ministero petrino condiviso, con un Papa attivo e un altro contemplativo. Ci sono due Papi, dunque? «C’è stata un’epoca nella Chiesa – ha subito risposto papa Francesco – in cui ce ne sono stati tre! In un tempo, nella Chiesa, ce n’erano tre!». Ed ha poi ricordato che quando Benedetto XVI si è dimesso ha detto che «si sarebbe ritirato per aiutare la Chiesa con la preghiera. E Benedetto è nel monastero, pregando. Io sono andato a trovarlo tante volte o al telefono… L’altro giorno mi ha scritto una letterina, ancora firma con quella firma sua, dandomi gli auguri per questo viaggio… E una volta – non una volta: parecchie volte – ho detto che è una grazia avere a casa il nonno saggio. Anche di persona gliel’ho detto e lui ride». Poi papa Francesco ricorda la promessa di obbedienza fatta da Benedetto XVI al suo successore e racconta: «Ho sentito, forse saranno dicerie, ma vanno bene con il suo carattere, che alcuni sono andati lì a lamentarsi perché questo nuovo Papa… e li ha cacciati via, eh? Con il migliore stile bavarese: educato, ma li ha cacciati via».

Giudizio positivo sul Concilio panortodosso. «Un giudizio positivo! È stato fatto un passo avanti: non con il cento per cento, ma un passo avanti». Commenta così papa Francesco il Concilio della Chiesa ortodossa che si è concluso ieri a Creta. Ad una domanda posta da un giornalista russo dell’Itar Tass, il Papa ha detto, a proposito delle 4 Chiese (Bulgaria, Georgia, Antiochia e Russia) che non hanno partecipato al Concilio: «Le cose che hanno giustificato – fra virgolette – sono sincere per loro, sono cose che con il tempo si possono risolvere. Volevano – questi quattro che non sono andati – farlo un po’ più avanti. Ma credo che il primo passo si fa come si può. Come i bambini, quando fanno il primo passo lo fanno come possono: il primo lo fanno come i gatti e poi fanno i primi passi. Io sono contento. Hanno parlato di tante cose. Credo che il risultato sia positivo. Il solo fatto che queste Chiese autocefale si siano riunite, in nome dell’ortodossia, per guardarsi in faccia, per pregare insieme e parlare e forse dire qualche battuta, ma quello è positivissimo. Io ringrazio il Signore. Al prossimo saranno di più. Benedetto sia il Signore!».

Frainteso sulle diaconesse. «Il giorno dopo: ‘La Chiesa apre la porta alle diaconesse!’. Davvero? Mi sono un po’ arrabbiato con i media, perché questo è non dire la verità delle cose alla gente». Ha risposto così papa Francesco ad una domanda sulle diaconesse. «Il primo ad essere sorpreso da questa notizia – ha confidato il Papa – sono stato io, perché il dialogo con le religiose, che è stato registrato e poi pubblicato su «L’Osservatore Romano» era un’altra cosa». Ed ha aggiunto: «Io credo che si sia studiato tanto sul tema negli anni Ottanta e non sarà difficile far luce su questo argomento. Ma c’è un’altra cosa: un anno e mezzo fa, io ho fatto una commissione di donne teologhe che hanno lavorato con il cardinale Rylko e hanno fatto un bel lavoro, perché è molto importante il pensiero della donna. Per me la funzione della donna non è tanto importante quanto il pensiero della donna: la donna pensa in un altro modo rispetto a noi, gli uomini. E non si può prendere una buona decisione buona e giusta senza sentire le donne».

Ad Aushwitz per pregare e piangere. Una visita sui luoghi dell’orrore nazista ad Auschwitz e Birkenau in silenzio. È il desiderio espresso da papa Francesco in vista del prossimo viaggio in Polonia per Giornata mondiale della gioventù durante la quale il Papa visiterà i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Sul volo papale che lo stava riportando ieri a casa, padre Federico Lombardi ha posto a papa Francesco una domanda: «Ho sentito che lei desidera vivere questi momenti più col silenzio che con le parole, sia come ha fatto qui, forse anche a Birkenau. Quindi volevo chiederle se ci voleva dire se avrebbe fatto lì un discorso o se preferiva, invece, fare un momento di preghiera silenziosa con una sua motivazione specifica». E il Papa ha risposto: «Due anni fa, a Redipuglia ho fatto lo stesso per commemorare il centenario della Grande Guerra. A Redipuglia sono andato in silenzio. Poi c’era la Messa e alla Messa ho fatto la predica, ma era un’altra cosa… Il silenzio… Io vorrei andare in quel posto di orrore senza discorsi, senza gente, soltanto i pochi necessari… Ma i giornalisti sicuro che ci saranno… Ma senza salutare questo, questo… No, no! Da solo, entrare, pregare e che il Signore mi dia la grazia di piangere».