Vita Chiesa

Papa al Wcc: Tveit, «questo giorno è una pietra miliare. Non ci fermeremo qui. Continueremo»

«Oggi, con questa visita, dimostriamo che è possibile superare le divisioni e le distanze, così come i profondi conflitti causati dalle diverse tradizioni e convinzioni di fede», ha detto Tveit, aggiungendo subito dopo: «Il mondo in cui viviamo ha un disperato bisogno di segni che ci permettono di riconciliarci e di vivere insieme come un’unica umanità, preoccupata per la vita dell’unica terra, la nostra casa comune. Vediamo così tante cose che potrebbero dividerci, che creano conflitti, violenza e guerre. Anche la religione viene usata in modo improprio per questi scopi. I divari tra ricchi e poveri, tra popoli di gruppi e razze diverse, permangono e addirittura aumentano. Il nostro pianeta viene continuamente sfruttato e distrutto. E la dignità degli esseri umani viene costantemente attaccata, minando i loro diritti e le loro possibilità di sperare in un futuro migliore insieme in questo mondo. Dobbiamo essere uniti nella speranza di un futuro comune e condiviso per tutti. Abbiamo tutti il diritto di sperare». Il segretario generale del Wcc ha poi rivolto parole di gratitudine al Papa. «Sua Santità, attraverso il Suo ministero Lei ha dimostrato in molti modi il Suo impegno per questo santo ministero di unità, al servizio della giustizia e della pace, uscendo dalle zone di sicurezza della Chiesa. La Sua leadership è un segno forte di come possiamo trovare espressioni di questa unità nella diakonia e nella missione camminando, pregando e lavorando insieme». «Ci sono voluti 70 anni per arrivare al punto in cui ci troviamo oggi», ha quindi concluso il pastore Tveit: «Questo giorno è una pietra miliare. Non ci fermeremo qui. Continueremo, potremo fare molto di più insieme per coloro che hanno bisogno di noi. Visto che oggi noi condividiamo sempre di più, facciamo in modo che le prossime generazioni possano creare nuove espressioni di unità, giustizia e pace!».

«Karibu – benvenuto! La Sua presenza è un segno di speranza e d’incoraggiamento per le Chiese membro del Cec e per molte persone di buona volontà in tutto il mondo. La Sua visita qui al Centro ecumenico dimostra che l’impegno delle Chiese per l’unità dell’intera umanità e di tutto il creato di Dio è vivo e forte». Con queste parole la moderatrice del Consiglio ecumenico delle Chiese la teologa anglicana, originaria del Kenya, Agnes Abuom, ha accolto Papa Francesco all’incontro presso la sede del Wcc alla presenza di tutto il Comitato centrale dell’organismo ecumenico. «Lei è venuto da Roma a Ginevra», ha aggiunto: «Ci auguriamo di poter proseguire la nostra strada insieme a Lei come compagni di pellegrinaggio: portando conforto a chi soffre, celebrando il dono della vita di Dio e impegnandosi insieme in azioni trasformative che migliorino la vita delle persone ovunque vi sia bisogno di giustizia e di pace». «La nostra preghiera è che possiamo camminare insieme per costruire ponti e creare spazi per le persone divise e isolate per riconnetterci con loro e sperimentare relazioni che ci arricchiscano a vicenda. Il mondo si aspetta che noi cristiani siamo insieme attori di giustizia e di pace, mettendo gli emarginati al centro della nostra attenzione». «Perché ciò avvenga – ha quindi proseguito la teologa anglicana – è necessario che le Chiese membri del Cec e la Chiesa cattolica romana lavorino bene insieme a livello internazionale e locale».

Abuom ha ringraziato il Papa per «la nuova qualità della cooperazione» tra il Wcc e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il nuovo Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e anche la Segreteria di Stato. Ed ha ricordato la «Conferenza mondiale contro xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto della Migrazione globale» che si terrà a Roma nel settembre di quest’anno. Nel suo discorso la teologa anglicana ha ripercorso l’impegno delle Chiese nei vari Paesi del mondo: Sudan del Sud, Colombia, Corea, Burundi, Medio Oriente, ecc. «Speriamo – ha quindi concluso -, che la Sua visita segni davvero una nuova fase di cooperazione e di unità cristiana».