Vita Chiesa

Papa in Colombia, Messa a Bogotà: «Costruttori pace, promotori di vita»

Il lago, ha sottolineato Francesco davanti a una folla sterminata del Parco Simon Bolivar, che può contenere fino a 700mila persone, «è anche il luogo dove i pescatori terminano le loro faticose giornate, in cui cercano il sostentamento per condurre una vita senza penurie, dignitosa e felice». «Nel mare aperto si confondono l’agognata fecondità del lavoro e la frustrazione per l’inutilità degli sforzi vani», ha spiegato il Papa ricordando che «secondo un’antica interpretazione cristiana, il mare rappresenta anche l’immensità dove convivono tutti i popoli». Infine, «a causa della sua agitazione e oscurità», il mare «evoca tutto quello che minaccia l’esistenza umana e che ha il potere di distruggerla», tanto che noi «usiamo espressioni analoghe per definire le moltitudini: una marea umana, un mare di gente». Quel giorno, ha osservato Francesco riguardo al brano evangelico narrato da Luca, «Gesù si trova ad avere alle spalle il mare e di fronte una moltitudine che lo ha seguito perché sa della sua commozione davanti al dolore umano e delle sue parole giuste, profonde, sicure. Tutti vengono ad ascoltarlo; la Parola di Gesù ha qualcosa di speciale che non lascia indifferente nessuno; la sua Parola ha il potere di convertire i cuori, di cambiare piani e progetti. È una Parola confermata dall’azione, non sono conclusioni scritte a tavolino, espressioni fredde e staccate dal dolore della gente, e perciò è una Parola che serve sia per la sicurezza della riva sia per la fragilità del mare». Arrivato in «papamobile» nel parco, dopo il giro nei vari settori Francesco è stato accolto da un gruppo di disabili.

«Questa amata città, Bogotá, e questo bellissimo Paese, la Colombia, presentano molti degli scenari umani descritti nel Vangelo», l’omaggio di Francesco nell’omelia della Messa celebrata al Parco Simon Bolivar, polmone verde al centro città gremito fino all’inverosimile nonostante la pioggia che si è abbattuta su Bogotá fino a poco prima che iniziasse la Messa: «Qui si trovano moltitudini che anelano a una parola di vita, che illumini con la sua luce tutti gli sforzi e mostri il senso e la bellezza dell’esistenza umana. Queste moltitudini di uomini e donne, bambini e anziani abitano una terra di inimmaginabile fecondità, che potrebbe dare frutti per tutti». Ma anche in Colombia, come in altre parti del mondo, «ci sono fitte tenebre che minacciano e distruggono la vita: le tenebre dell’ingiustizia e dell’inequità sociale; le tenebre corruttrici degli interessi personali o di gruppo, che consumano in modo egoista e sfrenato ciò che è destinato al benessere di tutti; le tenebre del mancato rispetto per la vita umana che miete quotidianamente l’esistenza di tanti innocenti, il cui sangue grida al cielo; le tenebre della sete di vendetta e di odio che macchia di sangue umano le mani di coloro che si fanno giustizia da soli; le tenebre di coloro che si rendono insensibili di fronte al dolore di tante vittime». Tutte queste tenebre, Gesù le disperde e le distrugge con il suo comando sulla barca di Pietro: «Prendi il largo».

«Noi possiamo invischiarci in discussioni interminabili, fare la conta dei tentativi falliti ed elencare gli sforzi finiti nel nulla; come Pietro, sappiamo cosa significa l’esperienza di lavorare senza nessun risultato. Anche questa nazione conosce questa realtà». Con queste parole il Papa ha descritto la storia della Colombia, «quando per un periodo di sei anni, al suo inizio, ebbe 16 presidenti e pagò caro le sue divisioni». «Anche la Chiesa in Colombia ha fatto esperienza di impegni pastorali vani e infruttuosi – l’analisi di Francesco – però come Pietro, siamo anche capaci di confidare nel Maestro, la cui Parola suscita fecondità persino là dove l’inospitalità delle tenebre umane rende infruttuosi tanti sforzi e fatiche». «Pietro è l’uomo che accoglie con risolutezza l’invito di Gesù, che lascia tutto e lo segue, per trasformarsi in un nuovo pescatore, la cui missione consiste nel condurre i suoi fratelli al Regno di Dio, dove la vita diventa piena e felice», ha spiegato il Papa. «Ma il comando di gettare le reti non è rivolto soltanto a Simon Pietro», ha proseguito: «A lui è toccato di prendere il largo, come quelli che nella vostra patria hanno per primi riconosciuto quello che più urge, quelli che hanno preso iniziative di pace, di vita». «Gettare le reti comporta responsabilità», ha ammonito Francesco: «A Bogotá e in Colombia si trova in cammino un’immensa comunità, che è chiamata a diventare una rete robusta che raccolga tutti nell’unità, lavorando per la difesa e la cura della vita umana, particolarmente quando è più fragile e vulnerabile: nel seno materno, nell’infanzia, nella vecchiaia, nelle condizioni di disabilità e nelle situazioni di emarginazione sociale». «Anche le moltitudini che vivono a Bogotá e in Colombia possono diventare vere comunità vive, giuste e fraterne se ascoltano e accolgono la Parola di Dio», ha assicurato il Papa: «In queste moltitudini evangelizzate sorgeranno molti uomini e donne divenuti discepoli che, con cuore veramente libero, possano seguire Gesù; uomini e donne capaci di amare la vita in tutte le sue fasi, di rispettarla, di promuoverla. C’è bisogno di chiamarci gli uni gli altri, di mandarci dei segni, come i pescatori, di tornare a considerarci fratelli, compagni di strada, soci di questa impresa comune che è la patria».

«Bogotá e la Colombia sono, nel medesimo tempo, riva, lago, mare aperto, città attraverso la quale Gesù è passato e passa, per offrire la sua presenza e la sua parola feconda, per farci uscire dalle tenebre e portarci alla luce e alla vita». È la metafora con cui il Papa ha concluso l’omelia della Messa al Parco Bolivar di Bogotá. «Chiamare gli altri, tutti, perché nessuno rimanga in balìa delle tempeste; far entrare nella barca tutte le famiglie, santuario di vita; fare spazio al bene comune al di sopra degli interessi meschini o particolari, farsi carico dei più fragili promuovendo i loro diritti». L’esempio è quello di Pietro, che «sperimenta la sua piccolezza, la grandezza della Parola e dell’azione di Gesù, conosce le proprie fragilità, il suo buttarsi in avanti e tirarsi indietro, come lo conosciamo noi, come lo conosce la storia di violenza e di divisione del vostro popolo che non sempre ci ha trovati disponibili a condividere la barca, le tempeste, le disavventure». Come fece con Simone, Gesù – ha concluso il Papa – «ci invita a prendere il largo, ci spinge a condividere il rischio, a lasciare i nostri egoismi e a seguirlo; ad abbandonare paure che non vengono da Dio, che ci paralizzano e ritardano l’urgenza di essere costruttori della pace, promotori della vita».