Vita Chiesa

Papa in Georgia, alle autorità: no a «estremismi violenti», sì a «pace duratura»

Incontrando le autorità politiche, i rappresentanti della società civile e i membri del Corpo diplomatico, nel Cortile d’Onore del palazzo presidenziale di Tiblisi, Francesco ha ricordato i 25 anni dalla proclamazione dell’indipendenza della Georgia, «la quale durante questo periodo, ritrovando la sua piena libertà, ha costruito e consolidato le sue istituzioni democratiche e ha cercato le vie per garantire uno sviluppo il più possibile inclusivo e autentico». «Tutto questo non senza grandi sacrifici, che il popolo ha coraggiosamente affrontato per assicurarsi la tanto agognata libertà», ha sottolineato il Papa, auspicando che «il cammino di pace e di sviluppo prosegua con l’impegno solidale di tutti i componenti della società, in modo da creare quelle condizioni di stabilità, equità e rispetto della legalità atte a favorire la crescita e ad aumentare le opportunità per tutti».

Il progresso «autentico e duraturo» ha «come indispensabile condizione preliminare la pacifica coesistenza fra tutti i popoli e gli Stati della Regione», ha detto il Papa, che nel suo primo discorso a Tiblisi ha ricordato che «ciò richiede che crescano sentimenti di mutua stima e considerazione, i quali non possono tralasciare il rispetto delle prerogative sovrane di ciascun Paese nel quadro del diritto internazionale». «Al fine di aprire sentieri che portino a una pace duratura e a una vera collaborazione – la sua ricetta – occorre avere la consapevolezza che i principi rilevanti per un’equa e stabile relazione tra gli Stati sono al servizio della concreta, ordinata e pacifica convivenza tra le nazioni». «In troppi luoghi della terra – il grido d’allarme – sembra prevalere una logica che rende difficile mantenere le legittime differenze e le controversie – che sempre possono sorgere – in un ambito di confronto e dialogo civile dove prevalgano la ragione, la moderazione e la responsabilità». Per Francesco, «questo è tanto più necessario nel presente momento storico, dove non mancano anche estremismi violenti che manipolano e distorcono principi di natura civile e religiosa per asservirli ad oscuri disegni di dominio e di morte».

«Occorre che tutti abbiano a cuore in primo luogo la sorte dell’essere umano nella sua concretezza e compiano con pazienza ogni tentativo per evitare che le divergenze sfocino in violenze destinate a provocare enormi rovine per l’uomo e la società». Questa la raccomandazione del Papa alle autorità politiche. «Qualsiasi distinzione di carattere etnico, linguistico, politico o religioso, lungi dall’essere usata come pretesto per trasformare le divergenze in conflitti e i conflitti in interminabili tragedie – il suo monito – può e deve essere per tutti sorgente di arricchimento reciproco a vantaggio del bene comune». «Ciò esige – ha spiegato Francesco – che ciascuno possa mettere pienamente a frutto le proprie specificità, avendo anzitutto la possibilità di vivere in pace nella sua terra o di farvi ritorno liberamente se, per qualche motivo, è stato costretto ad abbandonarla». Di qui l’auspicio che «i responsabili pubblici continuino ad avere a cuore la situazione di queste persone, impegnandosi nella ricerca di soluzioni concrete anche al di fuori delle irrisolte questioni politiche».

«Lungimiranza e coraggio per riconoscere il bene autentico dei popoli e perseguirlo con determinazione e prudenza», le qualità richieste ai georgiani dal Papa, secondo il quale «è indispensabile avere sempre davanti agli occhi le sofferenze delle persone per proseguire con convinzione il cammino, paziente e faticoso ma anche avvincente e liberante, della costruzione della pace». La Chiesa cattolica, da parte sua, «presente da secoli in questo Paese e distintasi in particolare per il suo impegno nella promozione umana e nelle opere caritative», vuole «offrire il suo contributo per il benessere e la pace della nazione, collaborando attivamente con le autorità e la società civile», a partire dalla «comune testimonianza della tradizione cristiana che ci unisce», dal «suo impegno a favore dei più bisognosi e mediante un rinnovato e accresciuto dialogo con l’antica Chiesa ortodossa georgiana e le altre comunità religiose del Paese». «Dio benedica la Georgia e le doni pace e prosperità!», l’augurio finale.

(testo integrale)