Vita Chiesa

Papa in Messico: incontro famiglie, il Regno di Dio «ha il sapore di famiglia»

«Voglio rendere grazie per essere oggi in questa terra del Chiapas. È bello essere su questo suolo, è bello essere su questa terra, è bello essere in questo luogo che grazie a voi ha sapore di famiglia, di casa». Papa Francesco ha esordito così, rispondendo alle testimonianze delle famiglie, incontrate nello stadio «Victor Manuel Reyna» di Tuxla Gutierrez. «Grazie anche a voi famiglie e amici che ci avete regalato la vostra testimonianza, che ci avete aperto le porte delle vostre case e delle vostre vite, ci avete permesso di sedere alla vostra mensa dove condividete il pane che vi nutre e il sudore davanti alle difficoltà quotidiane», ha proseguito Francesco: «Il pane delle gioie, della speranza, dei sogni e del sudore davanti alle amarezze, alla delusione e alle cadute. Grazie per averci permesso di entrare nelle vostre famiglie, alla vostra mensa, nella vostra casa». «Dare coraggio, regalarci motivi per continuare a scommettere, sognare e costruire una vita che sappia di casa, di famiglia»: è questo, per il Papa, ciò che lo Spirito Santo «vuole sempre fare in mezzo a noi, e questo è ciò che Dio Padre ha sempre immaginato e per il quale fin dai tempi antichi ha combattuto». «Tutti noi che siamo qui abbiamo fatto esperienza che, in molti momenti e in forme differenti, Dio Padre ha dato coraggio alla nostra vita», le parole del Papa: «È capace di darci coraggio, perché il suo nome è amore, il suo nome è dono gratuito, il suo nome è dedizione, il suo nome è misericordia». Quello di Dio, per Francesco, è «un Regno che ha il sapore di famiglia, che ha il sapore di vita condivisa. In Gesù e con Gesù questo Regno è possibile. Egli è in grado di trasformare le nostre prospettive, i nostri atteggiamenti, i nostri sentimenti molte volte annacquati in vino da festa. Egli è in grado di guarire i nostri cuori e ci invita più e più volte, settanta volte sette a ricominciare. Egli è sempre in grado di rendere nuove tutte le cose».

«Parlate con i vostri figli! Siete sempre occupati, sempre di fretta, giocate con i vostri figli». È il doppio invito rivolto, a braccio, dal Papa. Ringraziando i genitori di Manuel, un ragazzo in carrozzina che ha portato la prima testimonianza, Francesco ha detto, sempre fuori testo: «Prima di tutto voglio ringraziare i tuoi genitori, in ginocchio davanti a te, che tenevano il foglio di carta». «I genitori in ginocchio davanti al figlio! Non dimenticheremo questa immagine», ha assicurato il Papa. «Qualche volta si discute – quale moglie e marito non discutono, qualche volta c’è anche la suocera – ma si amano e ci dimostrano che sono capaci di mettersi in ginocchio per il figlio malato». «Grazie per la testimonianza», ha ripetuto Francesco.

«Tanti adolescenti sono scoraggiati e vivono momenti difficili», sono «senza slancio, senza forza, svogliati», ha poi detto il Papa.  «Spesso questo atteggiamento nasce perché si sentono soli, perché non hanno nessuno con cui parlare», ha aggiunto citando le testimonianze delle famiglie che hanno preceduto il suo discorso. «La precarietà, la scarsità, molto spesso il non avere neppure il minimo indispensabile può farci disperare, può farci sentire una forte ansia perché non sappiamo come fare per andare avanti e ancora di più quando abbiamo dei figli a carico», ha ammesso Francesco, che ha denunciato: «La precarietà non solo minaccia la stomaco, e questo è già molto, ma può minacciare perfino l’anima, ci può demotivare, toglierci forza e tentarci con strade o alternative di apparente soluzione ma che alla fine non risolvono nulla». «C’è una precarietà che può essere molto pericolosa, che può insinuarsi in noi senza che ce ne accorgiamo, ed è la precarietà che nasce dalla solitudine e dall’isolamento, e l’isolamento è sempre un cattivo consigliere», il grido d’allarme del Papa, secondo il quale «tante volte la più grande tentazione che abbiamo di fronte è starcene da soli, e lungi dal darci coraggio questo atteggiamento, come la tarma, ci inaridisce l’anima». «Il modo di combattere questa precarietà e questo isolamento, che ci rendono vulnerabili da tante apparenti soluzioni, va dato a diversi livelli», la ricetta di Francesco: «Uno è attraverso leggi che proteggano e garantiscano il minimo necessario affinché ogni famiglia e ogni persona possa crescere attraverso lo studio e un lavoro dignitoso»,  l’altro è «l’impegno personale». «Leggi e impegno personale sono un buon abbinamento per spezzare la spirale della precarietà», ha sottolineato il Papa.

Attacco ideologico alla famiglia. «Oggi vediamo e viviamo su diversi fronti come la famiglia venga indebolita e messa in discussione. Come si crede che essa sia un modello ormai superato e incapace di trovare posto all’interno delle nostre società che, sotto il pretesto della modernità, sempre più favoriscono un sistema basato sul modello dell’isolamento». È la denuncia del Papa, che al termine dell’incontro con le famiglie, nello stadio di Tuxla Gutierrez, ha spiegato, a braccio, che tale modello «penetra nella nostra società che si definisce libera, democratica, sovrana». In questo modo, «si insinua una colonizzazione ideologica che la distrugge, e finisce per essere distruttiva del nucleo familiare che è la base di ogni società».

«Preferisco una famiglia ferita che ogni giorno cerca di coniugare l’amore, a una società malata per la chiusura e la comodità della paura di amare», ha detto il Papa, che al termine dell’incontro con le famiglie a Tuxla Gutierrez, ha ammesso che «vivere in famiglia non sempre è facile, spesso è doloroso e faticoso, ma, come più di una volta ho detto riferendomi alla Chiesa, penso che questo possa essere applicato anche alla famiglia». «Preferisco una famiglia che, una volta dopo l’altra, cerca di ricominciare a una società narcisistica e ossessionata dal lusso e dalle comodità», ha spiegato Francesco, che a braccio ha aggiunto: «Quanti figli hai? Non ne abbiamo perché ci piace andare in vacanza, fare turismo… meglio comprarmi un appartamento di lusso. E i figli rimangono lì, e quando li vuoi non vengono più». «Io preferisco una famiglia con la faccia stanca per i sacrifici ai volti imbellettati che non sanno di tenerezza e compassione», ha proseguito Francesco. E poi, ancora a braccio: «Preferisco un uomo e una donna con il volto pieno di rughe per le lotte di ogni giorno, che dopo più di 50 anni continuano a volersi bene». «La vita matrimoniale dovrebbe rinnovarsi ogni giorno», ha proseguito Francesco sempre fuori testo: «Preferisco una famiglia con le rughe, le ferite, le cicatrici, ma che continua ad andare avanti, perché queste rughe, queste ferite, queste cicatrici sono frutto di una fedeltà, di un amore che non è stato facile». «L’amore non è affatto facile – ha commentato il Papa – ma è la cosa più bella che un uomo e una donna possono darsi l’un l’altro per tutta la vita».

Per arrivare a 50 anni di matrimonio «occorre avere pazienza, amare, occorre saper perdonarsi». Così a braccio il Papa ha menzionato la testimonianza di una coppia che ha superato i 50 anni di matrimonio ed è stata «imitata» dai propri figli, che hanno già festeggiato le nozze d’argento. «Ma una famiglia perfetta non discute mai», la possibile obiezione, menzionata sempre fuori testo, per essere poi confutata: «Va bene che in una famiglia si litighi, possono volare anche i piatti», ha ripetuto Francesco, «l’unico consiglio è non finire una giornata senza fare la pace, perché se concludete una giornata con la guerra, vi svegliate con la guerra fredda, che è molto pericolosa perché scava dal di sotto le rughe della fedeltà coniugale». E sempre a proposito di rughe, il Papa ha citato a braccio una testimonianza di una grande attrice di cinema latino-americana: «Quando ha raggiunto i 70 anni, un po’ di rughe, gli hanno consigliato di aggiustarsi un po’. E lei ha risposto: ‘Mi sono costate molto lavoro, sforzi, dolore: è una vita piena, non ho nessuna intenzione di toccarmi, sono l’espressione della mia storia’».

Pregando, alla fine, «la Guadalupana», il Papa ha commentato che «ci dà la certezza che, attraverso la sua intercessione, questo sogno chiamato famiglia non sarà sconfitto dall’insicurezza e dalla solitudine. Lei è sempre pronta a difendere le nostre famiglie, il nostro futuro, è sempre pronta a darci coraggio donandoci il suo Figlio». Poi l’invito a «prenderci per mano e dire tutti insieme: Ave Maria…» e a «rinnovare, in silenzio, le promesse matrimoniali». Ai fidanzati, l’esortazione a «chiedere la grazia di una famiglia fedele e piena di amore».