Vita Chiesa

Papa in Molise: ai giovani, «Non abbiate paura di coinvolgervi troppo»

(dall’inviata Sir a Castelpetroso) – “Da un lato, siete alla ricerca di ciò che veramente conta, che rimane stabile nel tempo ed è definitivo, alla ricerca di risposte che illuminino la vostra mente e scaldino il vostro cuore non soltanto per lo spazio di un mattino o per un breve tratto di strada, ma per sempre. Dall’altro lato, provate il forte timore di sbagliare, la paura di coinvolgervi troppo nelle cose, la tentazione di lasciare sempre aperta una piccola via di fuga, che all’occorrenza possa aprire sempre nuovi scenari e possibilità”. È un ritratto in chiaroscuro, quello dei giovani. A tracciarlo il Papa, accolto appena atterrato dall’elicottero, a Castelpetroso, da una folla sterminata di giovani che cantava l’inno della Gmg di Roma. La società, con la sua “cultura del provvisorio”, la denuncia di Francesco, non offre “un clima favorevole alla formazione di scelte di vita stabili con legami solidi, costruiti sulla roccia dell’amore e della responsabilità piuttosto che sulla sabbia dell’emozione”. “L’aspirazione all’autonomia individuale è spinta fino al punto di mettere sempre tutto in discussione”, e questo per il Papa “alimenta la superficialità nell’assunzione delle responsabilità, poiché nel profondo dell’animo esse rischiano di venir considerate come qualcosa di cui ci si possa comunque liberare”.

“Non lasciatevi rubare il desiderio di costruire la vostra vita su basi grandi e solide! Non accontentatevi di piccole mete! Aspirate alla felicità, abbiatene il coraggio, il coraggio di uscire da voi stessi e di giocare in pienezza il vostro futuro insieme a Gesù”. Sono gli inviti esigenti rivolti ai giovani, nella spianata del santuario di Castelpetroso, dove il Papa, sceso dall’elicottero, è arrivato a bordo di una jeep verde. “La cultura del provvisorio non esalta la libertà, ma ci priva del nostro vero destino, delle mete più vere ed autentiche”, ha ammonito Francesco, ricordando che “il cuore dell’essere umano aspira a cose grandi, a valori importanti, ad amicizie profonde, a legami che s’irrobustiscono nelle prove della vita anziché spezzarsi”. Ma “da soli non possiamo farcela”: “Di fronte alla pressione degli eventi e delle mode, da soli non riusciremo a trovare la via giusta, e se anche la trovassimo, non avremmo la forza sufficiente per perseverare, per affrontare le salite e gli ostacoli imprevisti”. Per questo serve la “compagnia di Gesù”, che “non toglie autonomia o libertà”, ma “irrobustendo la nostra fragilità, ci permette di essere veramente liberi, liberi di fare il bene, forti di continuare a farlo, capaci di perdonare e di chiedere perdono”. Perché “Dio non si stanca di perdonare”, ha detto il Papa tornando su uno dei concetti-chiave del suo pontificato.

“I giovani hanno la capacità di essere solidali”. Eppure, la denuncia di Francesco, “la solidarietà è una parola che non piace sentire al giorno d’oggi. Ma non una parolaccia: è una parola cristiana per andare avanti e superare i problemi”. L’invito del Santo Padre è allora ad essere “coraggiosi”, ad “andare avanti con coraggio e solidarietà”. “Coraggio e speranza”, le due parole finali affidate ai giovani, esortati a “camminare la vita, mai girare la vita”. Perché “un giovane non può stare fermo”, e l’entusiasmo “è contagioso”. Il pericolo, è la “provvisorietà”, che per il Papa “non fa bene, perché ci fa venire la mente buia e il cuore freddo”. “Non si può bruciare la vita girando” come se si fosse “in un labirinto”, ha detto il Papa ai giovani: “Oggi scelgo questo, domani quest’altro. Come va il vento vado io, e quando finisce il mio entusiasmo, la mia voglia, cambio strada”. Ma “il cammino della vita non è un labirinto”, ha precisato il Papa: “E quando finite in un labirinto, cercate il filo per uscire”.