Vita Chiesa

Papa in Uganda: ai religiosi, «memoria, fedeltà, preghiera»

Richiamando il Deuteronomio, ha rievocato il monito «ripetuto varie volte» da Mosè al suo popolo: «Non dimenticate, non dimenticatevi tutto ciò che Dio ha fatto per il suo popolo». «La prima cosa che vi voglio dire – ha proseguito il Papa – è che chiediate la grazia della memoria. Come ho detto ai giovani, il sangue dei martiri si è mescolato, non perdere la memoria di questo seme perché in questo modo possiate crescere e alimentarvi». Per il Santo Padre «il principale nemico della memoria è l’oblio», ma non è il più pericoloso. «Il nemico più pericoloso è abituarsi ad ereditare i beni dei nostri padri. La Chiesa in Uganda non può abituarsi mai al ricordo lontano dei suoi martiri». Martire «significa testimone: per essere fedele a questa memoria la Chiesa in Uganda deve continuare ad essere testimone, non deve vivere di rendita». «Le glorie passate sono state all’inizio, ma voi – l’invito del Papa – dovete costruire la gloria futura. Questo è l’incarico che vi affida la Chiesa: siate testimoni come sono stati testimoni i martiri che hanno dato la vita per il Vangelo».

«Per essere testimoni è necessaria la fedeltà alla memoria, alla propria vocazione, allo zelo apostolico», ha detto il Papa. «Fedeltà significa seguire il cammino della santità, significa fare quello che hanno fatto i testimoni precedenti, ossia essere missionari». Forse, ha osservato Francesco, «qui in Uganda ci sono diocesi che hanno moltissimi sacerdoti e altre che ne hanno pochi». Fedeltà significa, allora, «offrirsi al vescovo per andare in un’altra diocesi che ha bisogno di missionari. E questo non è facile». Fedeltà significa «perseveranza nella vocazione». Di qui il ringraziamento «speciale» per l’esempio di fedeltà «che mi hanno dato le suore della Casa della misericordia. Fedeltà ai poveri, ai malati, ai più bisognosi. Cristo è lì». L’Uganda, ha ricordato ancora il Pontefice, «è stata irrigata dal sangue dei martiri, oggi è necessario continuare ad irrigarla» altrimenti «perderete la grande ricchezza che avete e la grande ‘perla dell’Africa’ finirà custodita in un museo». Il demonio, ha ammonito Francesco, «attacca così, per piccoli passi». «Sto parlando – ha precisato – non solo per i sacerdoti ma anche per i religiosi».

«Memoria significa fedeltà e questa è possibile solo con la preghiera», il monito del Papa nella cattedrale di St. Mary, a Kampala. Rivolgendosi questa sera a braccio ai sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi, Francesco ha spiegato: «Se un religioso o una religiosa, un sacerdote smette di pregare o prega poco perché dice che ha molto lavoro, già ha iniziato a perdere la memoria e la fedeltà. Preghiera significa anche umiliazione, l’umiliazione di andare regolarmente dal confessore, a dire i propri peccati». «Non si può zoppicare con entrambe le gambe». Preti, religiosi e suore «non possono condurre una doppia vita, se sono peccatori chiedano perdono ma non tengano nascosto ciò che Dio non vuole, la mancanza di fedeltà, non chiudete nell’armadio la memoria!». La preghiera, ha spiegato ancora il Papa, inizia sempre «con il riconoscersi peccatori. Con queste tre colonne la ‘perla dell’Africa’ continuerà a essere perla e non solo una parola del dizionario». «Che i martiri che hanno dato forza a questa Chiesa vi aiutino», l’auspicio conclusivo, seguito dalla recita dell’Ave Maria e dalla richiesta di preghiere per sé.