Vita Chiesa

Papa in Usa: alla Casa Bianca, vengo come «figlio di una famiglia di emigranti»

«In questa mia visita – ha proseguito Francesco nel suo primo discorso negli Usa, pronunciato in inglese – avrò l’onore di rivolgermi al Congresso, dove spero, quale fratello di questo Paese, di dire una parola di incoraggiamento a quanti sono chiamati a guidare il futuro politico della Nazione nella fedeltà ai suoi principi fondativi».

Poi l’accenno alla visita a Philadelphia, per l’8° Incontro mondiale delle famiglie, «il cui scopo è quello di celebrare e sostenere le istituzioni del matrimonio e della famiglia, in un momento critico della storia della nostra civiltà», ha spiegato il Papa. Papa Francesco è stato accolto nel portico principale della Casa Bianca dal presidente Obama e dalla moglie Michelle, che lo hanno accompagnato subito dopo al podio allestito nel parco antistante, dove lo attendevano circa 20 mila ospiti.

La libertà «rimane come una delle conquiste più preziose dell’America», ma «tutti sono chiamati alla vigilanza, proprio in quanto buoni cittadini, per preservare e difendere tale libertà da qualsiasi cosa che la possa mettere in pericolo o compromettere». È il riconoscimento del Papa al popolo americano, tramite le parole rivolte al presidente Obama alla Casa Bianca. «Assieme ai loro concittadini – ha detto Francesco – i cattolici americani sono impegnati a costruire una società che sia veramente tollerante ed inclusiva, a difendere i diritti degli individui e delle comunità, e a respingere qualsiasi forma di ingiusta discriminazione». «Assieme a innumerevoli altre persone di buona volontà di questa grande democrazia – l’auspicio del Papa – si attendono che gli sforzi per costruire una società giusta e sapientemente ordinata rispettino le loro preoccupazioni più profonde e i loro diritti inerenti alla libertà religiosa».

«Promettente»: così il Papa, nel suo discorso ha definito l’«iniziativa» proposta dal presidente Obama «per la riduzione dell’inquinamento dell’aria». «Il cambiamento climatico è un problema che non può più essere lasciato ad una generazione futura», ha ammonito Francesco, secondo il quale «la storia ci ha posto in un momento cruciale per la cura della nostra casa comune». Siamo, però, «ancora in tempo per affrontare dei cambiamenti che assicurino uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare», l’auspicio del Papa sulla scorta della Laudato sì. Si tratta di «cambiamenti», ha spiegato, che «esigono da parte nostra un riconoscimento serio e responsabile del tipo di mondo che possiamo lasciare non solo ai nostri figli, ma anche ai milioni di persone sottoposte ad un sistema che le ha trascurate». «La nostra casa comune è stata parte di questo gruppo di esclusi che grida al cielo e che oggi bussa con forza alle nostre case, città, società», ha ricordato Francesco, che ha ripreso «le sagge parole» di Martin Luther King per dire che «siamo stati inadempienti in alcuni impegni, ed ora è giunto il momento di onorarli». «L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune», ha assicurato il Papa esortando ad «impegnarci per la cura consapevole e responsabile della nostra casa comune».

«Auspico che tutti gli uomini e le donne di buona volontà di questa grande e prospera Nazione sostengano gli sforzi della comunità internazionale per proteggere i più deboli nel nostro mondo e di promuovere modelli integrali ed inclusivi di sviluppo, così che i nostri fratelli e sorelle ovunque possano conoscere le benedizione della pace e della prosperità che Dio desidera per tutti i suoi figli». È l’auspicio finale del discorso del Papa alla Casa Bianca. «Gli sforzi compiuti di recente per riconciliare relazioni che erano state spezzate e per l’apertura di nuove vie di cooperazione all’interno della famiglia umana rappresentano positivi passi avanti sulla via della riconciliazione, della giustizia e della libertà», ha osservato il Papa, riferendosi indirettamente alla ripresa delle relazioni tra Usa e Cuba. «Signor Presidente, ancora una volta La ringrazio per il Suo benvenuto e guardo con fiducia a queste giornate nel Suo Paese. Dio benedica l’America!», il saluto finale rivolto ad Obama. Papa Francesco è il terzo Papa, dopo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, a visitare la Casa Bianca. Dopo i rispettivi discorsi, il Papa e il presidente Obama si affacceranno dal balcone del primo piano per firmare il Libro d’Oro e poi si recheranno nello Studio Ovale per un incontro privato. Al termine seguiranno lo scambio di doni, la presentazione di familiari e di collaboratori e le fotografie ufficiali.