Vita Chiesa

Papa negli Usa: a Ground Zero, «Qui il dolore è palpabile. No a odio o vendetta»

«L’acqua che vediamo scorrere verso questo centro vuoto – le parole di Francesco – ci ricorda tutte quelle vite che stavano sotto il potere di quelli che credono che la distruzione sia l’unico modo di risolvere i conflitti». «È il grido silenzioso di quanti hanno sofferto nella loro carne la logica della violenza, dell’odio, della vendetta», ha ammonito il Papa: «Una logica che può produrre solo dolore, sofferenza, distruzione, lacrime».

«L’acqua che scorre giù è simbolo anche delle nostre lacrime. Lacrime per le distruzioni di ieri, che si uniscono a quelle per tante distruzioni di oggi», ha detto Francesco. «Questo è un luogo – ha proseguito – in cui piangiamo il dolore provocato dal sentire l’impotenza di fronte all’ingiustizia, di fronte al fratricidio, di fronte all’incapacità di risolvere le nostre differenze dialogando. In questo luogo piangiamo per la perdita ingiusta e gratuita di innocenti, per non poter trovare soluzioni per il bene comune. È acqua che ci ricorda il pianto di ieri e il pianto di oggi».

«Qualche minuto fa ho incontrato alcune famiglie dei primi soccorritori caduti in servizio», ha rivelato il Papa nel suo discorso. «Nell’incontro – ha riferito – ho potuto constatare ancora una volta come la distruzione non è mai impersonale, astratta o solo di cose; ma che soprattutto ha un volto e una storia, è concreta, possiede dei nomi. Nei familiari, si può vedere il volto del dolore, un dolore che ci lascia attoniti e grida al cielo». «Ma, a loro volta, essi mi hanno saputo mostrare l’altra faccia di questo attentato, l’altra faccia del loro dolore: la potenza dell’amore e del ricordo», ha proseguito Francesco: «Un ricordo che non ci lascia vuoti. Il nome di tante persone care sono scritti qui dove c’erano le basi delle torri, e così li possiamo vedere, toccare e mai più dimenticarli».

 «Qui in mezzo al dolore lacerante, possiamo toccare con mano la capacità di bontà eroica di cui è anche capace l’essere umano, la forza nascosta a cui sempre dobbiamo fare appello». È la fotografia del Papa di Ground Zero. «Nel momento di maggior dolore, sofferenza, voi siete stati testimoni dei più grandi atti di dedizione e di aiuto», ha detto agli americani: «Mani tese, vite offerte. In una metropoli che può sembrare impersonale, anonima, di grandi solitudini, siete stati capaci di mostrare la potente solidarietà dell’aiuto reciproco, dell’amore e del sacrificio personale. In quel momento non era una questione di sangue, di origine, di quartiere, di religione o di scelta politica; era questione di solidarietà, di emergenza, di fraternità. Era questione di umanità». «I pompieri di New York – ha detto il Papa usandoli come simbolo di quella «bontà eroica» – sono entrati nelle torri che stavano crollando senza fare tanta attenzione alla propria vita. Molti sono caduti in servizio e col loro sacrificio hanno salvato la vita di tanti altri». Così, «questo luogo di morte si trasforma anche in un luogo di vita, di vite salvate, un canto che ci porta ad affermare che la vita è sempre destinata a trionfare sui profeti della distruzione, sulla morte, che il bene avrà sempre la meglio sul male, che la riconciliazione e l’unità vinceranno sull’odio e sulla divisione».

«Mi riempie di speranza, in questo luogo di dolore e di ricordo, l’opportunità di associarmi ai leader che rappresentano le molte religioni che arricchiscono la vita di questa città», ha detto poi il Papa, rivolgendosi ai leader religiosi che hanno partecipato con lui all’incontro di Ground Zero. «Spero che la nostra presenza qui sia un segno potente delle nostre volontà di condividere e riaffermare il desiderio di essere forze di riconciliazione, forze di pace e giustizia in questa comunità e in ogni parte del mondo», l’auspicio di Francesco: «Nelle differenze, nelle discrepanze è possibile vivere in un mondo di pace», ha assicurato: «Davanti ad ogni tentativo di rendere uniformi è possibile e necessario riunirci dalle diverse lingue, culture, religioni e dare voce a tutto ciò che vuole impedirlo». «Insieme oggi siamo invitati a dire: no ad ogni tentativo uniformante e sì ad una differenza accettata e riconciliata». l’invito del Papa.

«Abbiamo bisogno di bandire i nostri sentimenti di odio, di vendetta, di rancore. E sappiamo che ciò è possibile soltanto come un dono del cielo». È l’esortazione rivolta dal Papa nella parte finale della sua meditazione a Ground Zero: «Qui, in questo luogo della memoria, ciascuno nella sua maniera, ma insieme. Vi propongo di fare un momento di silenzio e preghiera». «Chiediamo al cielo il dono di impegnarci per la causa della pace», le parole quasi sussurrate di Francesco: «Pace nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle nostre scuole, nelle nostre comunità. Pace in quei luoghi dove la guerra sembra non avere fine. Pace sui quei volti che non hanno conosciuto altro che dolore. Pace in questo vasto mondo che Dio ci ha dato come casa di tutti e per tutti. Soltanto, pace». «Così la vita dei nostri cari non sarà una vita che finirà nell’oblio, ma sarà presente ogni volta che lottiamo per essere profeti di ricostruzione, profeti di riconciliazione, profeti di pace», ha concluso il Papa.