Vita Chiesa

Papa, udienza: il lavoro non sia ostaggio della logica del profitto

Il lavoro, «a partire da quello casalingo, ha cura anche del bene comune», ha osservato, e lo stile laborioso si impara «prima di tutto in famiglia. La famiglia educa al lavoro con l’esempio dei genitori». Di qui il richiamo alla Santa Famiglia di Nazaret e a Gesù, chiamato «figlio del falegname» o addirittura «il falegname». Per il Papa, l’impegno del lavoro e la vita dello spirito, «nella concezione cristiana, non sono affatto in contrasto tra loro. È importante capire bene questo! Preghiera e lavoro possono e devono stare insieme in armonia», mentre «la mancanza di lavoro danneggia anche lo spirito, come la mancanza di preghiera danneggia anche l’attività pratica». Lavorare «è proprio della persona umana. Esprime la sua dignità di essere creata a immagine di Dio. Perciò si dice che il lavoro è sacro».

«E perciò – il monito di Francesco – la gestione dell’occupazione è una grande responsabilità umana e sociale, che non può essere lasciata nelle mani di pochi o scaricata su un ‘mercato’ divinizzato. Causare una perdita di posti di lavoro significa causare un grave danno sociale». «Io sono rattristato – ha aggiunto a braccio – quando vedo che c’è gente senza lavoro» e «che non ha la possibilità di portare il pane a casa» e «mi rallegro quando vedo i governanti che si danno da fare perché tutti abbiano un posto di lavoro». Il lavoro «è dignità».

Nella catechesi odierna sul lavoro, dopo avere richiamato il libro della Genesi e il tema della terra come casa-giardino, affidata alla cura e al lavoro dell’uomo, Papa Francesco ha ricordato: «L’Enciclica Laudato si’, che propone un’ecologia integrale, contiene anche questo messaggio: la bellezza della terra e la dignità del lavoro sono fatte per essere congiunte». Quando il lavoro, ha spiegato, «si distacca dall’alleanza di Dio con l’uomo e la donna, quando si separa dalle loro qualità spirituali, quando è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita, l’avvilimento dell’anima contamina tutto: anche l’aria, l’acqua, l’erba, il cibo… La vita civile si corrompe e l’habitat si guasta. E le conseguenze colpiscono soprattutto i più poveri e le famiglie». Per il Pontefice, «la moderna organizzazione del lavoro mostra talvolta una pericolosa tendenza a considerare la famiglia un ingombro, un peso, una passività, per la produttività del lavoro. Ma domandiamoci: quale produttività? E per chi? La cosiddetta ‘città intelligente’ è indubbiamente ricca di servizi e di organizzazione; però, ad esempio, è spesso ostile ai bambini e agli anziani».

«La famiglia – ha proseguito il Papa nella catechesi sul valore del lavoro – è un grande banco di prova. Quando l’organizzazione del lavoro la tiene in ostaggio, o addirittura ne ostacola il cammino, allora siamo sicuri che la società umana ha incominciato a lavorare contro se stessa!». Le famiglie cristiane «ricevono da questa congiuntura una grande sfida e una grande missione. Esse portano in campo i fondamentali della creazione di Dio: l’identità e il legame dell’uomo e della donna, la generazione dei figli, il lavoro che rende domestica la terra e abitabile il mondo. La perdita di questi fondamentali è una faccenda molto seria, e nella casa comune ci sono già fin troppe crepe!». Il compito, ha avvertito Francesco, «non è facile. A volte può sembrare alle associazioni delle famiglie di essere come Davide di fronte a Golia… ma sappiamo come è andata a finire quella sfida! Ci vogliono fede e scaltrezza. Dio ci conceda di accogliere con gioia e speranza la sua chiamata, in questo momento difficile della nostra storia». «La chiamata al lavoro – ha concluso a braccio – per dare dignità a se stesso e alla propria famiglia».

I saluti ai pellegrini. «Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, particolarmente i sacerdoti in questa memoria liturgica di san Giovanni Eudes. In questo momento difficile della nostra storia, chiediamo al Signore di sostenere le famiglie nella loro vita quotidiana e nella loro missione. Che Egli conceda loro di custodire fedelmente e coraggiosamente i valori fondamentali della creazione». Così Papa Francesco, iniziando i saluti ai partecipanti all’udienza generale in Aula Paolo VI, di diversi gruppi linguistici. «Gesù Cristo rafforzi nella fede voi e le vostre famiglie, perché possiate essere nel mondo segni del suo amore e della sua misericordia», ha detto ai pellegrini di lingua inglese, rivolgendo un particolare saluto a quelli provenienti dal Giappone. «Con il lavoro partecipiamo al disegno creatore di Dio di avere cura del mondo. Lo Spirito Santo ci aiuti ad accogliere e vivere questa vocazione con gioia e speranza», è il saluto rivolto ai pellegrini di lingua tedesca. Dopo avere sintetizzato in spagnolo la catechesi odierna, il Papa ha esortato i pellegrini ispanici, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America Latina, a chiedere «alla Vergine Maria di intercedere per tutte le famiglie, e soprattutto per coloro che soffrono a causa della disoccupazione e della crisi, perché le aiuti ad adempiere la loro importante missione nella Chiesa e nel mondo».

«Questo pellegrinaggio rinforzi in voi la fede in Gesù Cristo che chiama ogni famiglia a collaborare alla costruzione di un mondo più giusto e bello», l’augurio di Papa Francesco ai pellegrini provenienti da Portogallo e Brasile. «Il lavoro umano è parte della creazione e continua l’opera creatrice di Dio – ha detto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente -. Impegniamoci ad accrescere le opportunità di lavoro, affermando la convinzione che solo nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita». «Carissimi, le vacanze sono un’occasione per il riposo, per il ristoro delle forze fisiche e spirituali in vista degli impegni e dei compiti che ci aspettano, ma anche per riflettere sul significato del lavoro nella nostra vita personale, familiare e sociale», ha sottolineato rivolgendosi ai polacchi ai quali ha ricordato che «il lavoro può essere via di santità, se è svolto come continuazione dell’opera creatrice di Dio ed è un’espressione dell’amore per gli altri, soprattutto per i nostri familiari».

I 75 anni di Taizé. «Domani la comunità di Taizé compie 75 anni. Desidero rivolgere il mio saluto accompagnato dalla preghiera ai fratelli monaci nel ricordo dell’amato fondatore frère Roger, di cui proprio tre giorni fa abbiamo ricordato il decimo anniversario della morte. Buon cammino alla comunità di Taizé!». Queste le prime parole del Papa nel suo saluto ai pellegrini di lingua italiana. Il Pontefice ha quindi salutato le Suore di Sant’Anna, le Associazioni e i gruppi parrocchiali. «La visita alle tombe degli Apostoli – ha auspicato – accresca in tutti il senso di appartenenza alla nostra famiglia che è la Chiesa». «Rivolgo un pensiero speciale – ha proseguito – ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria liturgica di San Giovanni Eudes. La sua devozione ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria insegni a voi, cari giovani, la necessità della loro intercessione nel cammino spirituale; incoraggi voi, cari ammalati, ad affrontare con fede i momenti di sofferenza e stimoli voi, cari sposi novelli, a educare con amore i figli che il Signore vorrà donarvi».