Vita Chiesa

Papi santi, i due postulatori: «Modelli di santità, ma avevano anche difetti»

La spiritualità di Papa Roncalli, secondo il postulatore, era fatta di “profonda unità e abbandono alla Provvidenza”. La sua era “una spiritualità semplice, coinvolgente, mite”, come testimonia il suo diario spirituale, il “Giornale dell’anima”. In uno dei passi, a fine giornata, nel 1925 scrive: “Dio è tutto, io sono nulla. E questo oggi mi basta”. Di Giovanni XXIII ricordiamo “i gesti di paternità straordinari che commossero il mondo”, come la visita ai piccoli del Bambin Gesù “con doni e carezze” o quella a Regina Coeli. Papa Roncalli, inoltre, “visitò le periferie romane e aprì alla Chiesa nuovi orizzonti, prima convocando il Sinodo e poi il Concilio”.

Altro elemento essenziale per capire quello che – ha ricordato il postulatore – fu subito identificato come “il Papa buono”, sta nel binomio obbedienza e pace. “Queste parole – annotava nel Giornale dell’anima – sono un po’ la mia storia e la mia vita”. “Era un uomo pacificato e pacificatore”, ha commentato padre Califano: “Pacificato, perché si lasciava pacificare dallo Spirito Santo, e pacificatore, perché la sua era una pace stabilita nel cuore che poi si diffondeva attraverso le opere”. La “radice” della spiritualità di Giovanni XXIII, ha concluso il postulatore, sta nella “obbedienza alla voce del suo Signore”.

 “Aveva la percezione del peso di qualità che doveva dare lui stesso alla propria vita”. Con queste parole monsignor Slawomir Oder, postulatore della causa, ha ricordato Giovanni Paolo II, rimandando alla sua opera teatrale giovanile “La bottega dell’orefice”. “L’uomo deve organizzare la propria vita in modo tale che sia tutto in ogni suo aspetto, manifestazione della gloria di Dio”, è una frase del “programma di vita giovanile” di Karol Wojtyla. Mons. Oder si è soffermato su tre “linee portanti” della spiritualità del Papa polacco: “La fede semplice, la profondità mistica, il coraggio di affrontare le difficoltà della vita con tenacia e coraggio, attraverso la capacità di vedere nella storia l’intervento di Dio”. La “fede semplice” di Giovanni Paolo II, ha proseguito il postulatore, “comportava che aveva bisogno della gente”, mentre la sua profondità mistica “lo spingeva a vivere il mistero di Dio in prima persona. Era un uomo di Dio, ha saputo trovare in Dio l’acqua della vita. Con la preghiera, abitava nello spazio eucaristico”.

Mons. Oder, a questo proposito, ha ricordato ciò che disse Benedetto XVI pochi giorni dopo la morte di Giovanni Paolo II, soffermandosi sul fatto che poco prima di morire era stata celebrata un’Eucaristia davanti al letto del Papa morente. “Non può non colpire il fatto che nel suo ultimo istante sia stato coinvolto in quel sacramento che è stato tutto la sua vita”. “Compito della Chiesa è evangelizzare, e portare a santità” è questa, ha detto il postulatore, “la sintesi del suo modo di intendere il pontificato”. “Giovanni Paolo II – ha concluso – ha vissuto nella sua vita le conseguenze di due regimi, quello nazista e quello comunista, e grazie a suor Faustina Kowalska ha riletto il messaggio della Divina Misericordia come risposta all’iniquità umana”. “Un messaggio molto attuale, ripreso da Papa Francesco”, ha commentato il postulatore.

I papi santi sono “modelli” di santità, oltre che “intercessori”, presso il popolo di Dio. Ma Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II avevano anche “difetti”? È una delle domande del briefing. Padre Giovangiuseppe Califano, postulatore di Giovanni XXIII, ha raccontato che Papa Roncalli “sapeva fare autoironia”, riguardo ai suoi difetti, come al fatto di essere troppo apprensivo. C’è un aneddoto, ad esempio, che racconta come un vescovo, una volta, abbia detto al Papa di non aver dormito, il giorno della sua elezione. “Anch’io mi sono trovato nelle stesse condizioni quando sono stato eletto Papa”, ha risposto Giovanni XXIII: “Poi una volta ho sognato il mio angelo custode che mi diceva: ‘Angelo, non prenderti troppo sul serio’. E da quel giorno ho dormito benissimo”.

Giovanni Paolo II, ha testimoniato il suo postulatore, monsignor Slawomir Oder, “era un uomo emotivo, sanguigno”. Durante uno dei viaggi papali, ad esempio, gli è stato proposto di indossare il giubbotto antiproiettile, ma “lui si è rifiutato, aveva un altro tipo di protezione”. A Cracovia, una volta, “quando uno dei suoi sacerdoti gli creava problemi, ha deciso di togliergli la patente. Poi, però, si è pentito”. Un giorno, infine, una delle suore che lo accudivano nell’appartamento pontificio vedendolo gli disse: “Sono preoccupata per Sua Santità”. E il Papa, di tutta risposta, anche lui con molta autoironia: “Anch’io sono preoccupato molto per la mia santità”. “La vera santità sta nel fatto che l’uomo riesce a reggere i suoi difetti”, ha commentato mons. Oder.