Vita Chiesa
Pasqua, come un «big bang» di luce
E se invece di augurarci «Buona pasqua» ci dicessimo «Buon viaggio»? Immagino già alcuni gesti scaramantici di scongiuro. Ma di fatto è l’augurio più vero.
La pasqua ebraica è stata un viaggio. Visibile e invisibile. Il visibile ha coinciso con acqua, terre, monti, deserto, sole. L’invisibile con la presenza, la forza, la giustizia del Creatore e la guida, la tenacia e la disponibilità degli uomini.
Anche la pasqua di Gesù è stata un viaggio durato tutta la vita. In modo visibile, facendo camminare chi non camminava, vedere chi non vedeva, sentire chi non sentiva. In modo invisibile ridando la speranza a chi era disperato, la gioia a chi era deluso, la forza a chi era debole, la vita a chi era morto.
Possiamo accontentarci di fare Pasqua solo andando a Messa? Se quello è il nostro big bang dovremmo pure accettare l’evoluzione e mettendoci in cammino.
Un giovane studente musulmano ha scritto: «La pasqua è il ricordo di tutto quello che Gesù ha fatto per gli uomini. Peccato che la gente vedendo che non era cambiato niente nella loro economia, decise che erano solo bestemmie le sue parole. Perciò lo crocifissero. Gesù “morì” circa a 35 anni di età». Quando però gli ho chiesto: perché hai messo il verbo, morì, tra virgolette? «Perché sono convinto che Gesù è ancora vivo», mi ha risposto. Buon viaggio!