Vita Chiesa

Pompei, supplica alla Madonna: card. Parolin, «mettere in pratica la nostra fede»

Il porporato si è soffermato su tre concetti: «Professare la nostra fede, metterla in pratica con l’amore al prossimo; essere luce per il mondo». Il cardinale ha ricordato che «tutti noi siamo battezzati ed abbiamo ricevuto, nella Confermazione, il dono dello Spirito Santo». Di qui l’invito: «Facciamo fruttare questo dono», «anche se ciò dovesse costarci». «Pensiamo – ha aggiunto – alle migliaia di cristiani che, ancora oggi, nel XXI secolo, soffrono a causa della loro fede, sono perseguitati, vedono i propri diritti calpestati. Preghiamo per loro e, soprattutto, agiamo come loro, senza scendere a compromessi, ma vivendo, Papa Francesco direbbe ‘senza scender a compromessi con lo spirito della mondanità, ma professando in pienezza la nostra fede».

«Mettere in pratica la nostra fede», ha spiegato il card. Parolin, significa «amare il prossimo». È proprio qui «il cuore della nostra fede. È questa la rivoluzione portata da Gesù». L’amore vicendevole è «l’essenza stessa del suo insegnamento». Solo attraverso l’amore al fratello «rinasciamo a vita nuova». Parlando della cittadina mariana, il porporato ha osservato che il «nuova», che precede il nome proprio di Pompei, è «in rapporto al territorio della Valle desolata che si presentò agli occhi di un evangelizzatore come Bartolo Longo. Un laico, con esperienze di vita piuttosto difficili e tormentate, che vide in quella terra abbandonata e infestata da degrado e malavita, non un luogo al quale voltare le spalle, ma il punto di partenza per un ‘nuovo inizio’». C’era innanzitutto «una speranza da ricostruire. Bartolo Longo considerò necessario mettere in pratica la fede, ossia amare il prossimo, confidare nella Provvidenza e nella misericordia di Dio». A trovarsi al centro del progetto della «Nuova Pompei» fu così «la preghiera. I grani del Rosario, di cui fu instancabile propagatore, diventarono i veri e più saldi ‘mattoni’ per l’edificazione del Santuario, casa comune della fede e della speranza di un popolo nuovo. La fede vissuta, testimonia l’esperienza di Pompei, diventa la nostra forza, unisce e comprende tutte le nostre azioni e ci porta a Dio».

«Forti della nostra fede, decisi ad amare il fratello, ogni fratello, possiamo, quindi, essere, davvero luce per il mondo, come Gesù – ha sostenuto il card. Parolin -. Questa luce, questa verità dobbiamo portarla al mondo, testimoniarla ed annunciarla a tutti. E farlo con gioia, come esorta Papa Francesco». Dunque, «aiutare gli uomini di questo nostro difficile tempo a credere in Gesù e in Colui che lo ha inviato; ridare la speranza all’umanità, perché Egli non è venuto per condannarci, ma per salvarci: non può essere che questo il nostro impegno di cristiani maturi e coraggiosi. Non possiamo tenere per noi questa gioiosa certezza, ma dobbiamo comunicarla agli altri». In questo sono esempi «Maria» e anche «il fondatore del Santuario di Pompei, il beato Bartolo Longo», che «non esitò a professare la propria fede, usando tutti i mezzi a disposizione nella sua epoca. Fece dell’amore ai fratelli, soprattutto gli ultimi e gli emarginati, lo scopo della sua vita. Irradiò la luce della fede in tutto il mondo, con un’instancabile azione evangelizzatrice, che continua nel presente grazie all’impegno del Santuario». Infine il cardinale ha invitato a pregare «per la Chiesa», «per il Papa Francesco», che gli ha chiesto di essere ricordato «in modo particolare in questo giorno e in questo luogo», «per il mondo intero», «per i giovani, gli ammalati, le famiglie, la pace».