Vita Chiesa

Profughi: mons. Cantoni (Crema), rinuncia scuola Manziana non è «atto di codardia»

«Nessuno può chiederci di non accogliere e abbracciare la vita dei nostri fratelli, soprattutto di quelli che hanno perso la speranza e il gusto di vivere. Come è bello immaginare le nostre parrocchie, comunità, cappelle, non con le porte chiuse, ma come centri di incontro tra noi e Dio, come luoghi di ospitalità e accoglienza». Esordisce rilanciando l’appello di Papa Francesco nell’omelia di domenica scorsa, 12 luglio, durante la Messa in Paraguay, monsignor Oscar Cantoni, vescovo di Crema, nella lettera diffusa oggi per spiegare i motivi della rinuncia ad utilizzare i locali della scuola diocesana C. Manziana (ex convento Ancelle), già indicati dalla Caritas come idonei ad accogliere i profughi che la Prefettura di Cremona intende assegnare alla diocesi di Crema. «La tenace e strenua opposizione dei genitori» degli alunni, scrive il presule, «mi consiglia di trovare altre soluzioni non appena sarà possibile»; questa decisione, tuttavia precisa, è «una forma prudenziale che mi sento di prendere, che però non può essere considerata un atto di codardìa», ma piuttosto un «atto di umiliazione» per «difendere e promuovere l’unità della Chiesa» e «non fomentare ulteriori divisioni».

«Molti genitori della scuola cattolica – l’amara constatazione di mons. Cantoni – sì la frequentano e la usano, ma non utilizzano o comprendono le finalità educative che essa propone, tra cui proprio l’accoglienza!». Il presule sottolinea quindi le «censure» riservate al Pontefice quando «invita a una vera riforma della Chiesa», e avverte che le sue «parole forti e scomode» interessano «tutti i cristiani delle singole Chiese, chiamati a far fronte, come nel nostro caso, tra le tante persone da accogliere» anche «ai profughi».

«Accogliere i nostri fratelli in umanità – ribadisce mons. Cantoni -, chiunque essi siano e da qualunque parte essi provengano, fa parte della ‘misura alta’ della vita cristiana». Mettendo in guardia dal «‘demone della paura’ dell’altro, del diverso da noi» che «tende a prevaricare su tutto» e «porta spesso a generare tra la gente sospetti, ansie e inquietudini», il vescovo definisce «sconsiderate e irrazionali» certe «reazioni» come quelle del «mancato dialogo tra i genitori della Manziana» e «i gestori della Caritas». I profughi «sono scomodi e ci infastidiscono», ammette, ma non è certo allontanandoli che «diamo un valido sostegno educativo ai nostri figli».

«Non siamo né degli ingenui, né degli sprovveduti», conclude assicurando di avere cercato di prevenire «i possibili rischi» della scelta dei locali scolastici, debitamente predisposti anche con il consenso della Asl.