Vita Chiesa

Quaresima, camminare con chi vive nelle miserie del mondo

Alcuni giorni fa, cercando su internet immagini di celebrazioni liturgiche, mi sono imbattuto in alcune fotografie di un cardinale (non italiano) che, ancora oggi, veste secondo le usanze precedenti il Concilio Vaticano II: immagini meravigliose. Il principe della Chiesa coperto da un bianchissimo ermellino rilucente su un rocchetto di pizzo antico di grande valore, che alle spalle del porporato cedeva il campo ad una lunghissima cappa magna di splendida porpora damascata sorretta da un impeccabile caudatario. Sul suo petto faceva bella mostra di sé la meravigliosa croce d’oro tempestata di pietre preziose, mentre all’anulare destro, segno del legame quasi coniugale con la Chiesa di Dio, splendeva un anello d’oro su cui svettava un diamante d’inestimabile valore.

Mi sono fermato ad ammirare quelle immagini, ricordando che anch’io, nei primi anni della mia vita in seminario, avevo contemplato dal vivo simili vestimenti nella cattedrale della mia città. Ma, dopo qualche momento, mi sono ritrovato a domandarmi: queste esibizioni di potenza e di ricchezza testimoniano il Vangelo? Documentano dal vivo l’amore di Cristo per il suo popolo, per i peccatori e i miserabili? E ho concluso che il Vaticano II, nel chiedere agli uomini di Chiesa uno spirito di povertà e di umiltà anche nel vestimento, non ha affatto impoverito di potere e di gloria il suo popolo, ma lo ha arricchito di vicinanza a Cristo e ai suoi figli.

Tutto questo mi è tornato in mente leggendo il messaggio di Papa Francesco per la prossima Quaresima, che parte dal dirci che «Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà». Perché la Chiesa, dunque i cristiani, a partire dal Papa per giungere all’ultimo fedele, deve essere come Cristo che «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9).

Penso che questo sia il cuore del messaggio quaresimale di Papa Francesco: essere come Cristo, non come i signori del mondo. Non ci sono «prìncipi» della Chiesa, ma «servitori» dei figli di Dio. Non sono gli splendori della ricchezza umana a rendere credibile il Vangelo e amabili i suoi predicatori e il loro Maestro, ma altri splendori, molto più luminosi, quelli della semplicità, dell’umiltà, dell’accoglienza nei confronti di chi soffre, di chi nel mondo è nella povertà, nella solitudine. Essere come Gesù, oggi più che mai, può avere solo una strada obbligata: fare nostro lo stile di Cristo, «condividere in tutto» la sorte degli uomini e delle donne, soprattutto di chi è privo di potere e di ricchezze, come Gesù ha condiviso in pienezza la vita degli umili del suo tempo, vivendo con loro, soffrendo come loro. Solo in questo «camminare insieme», in questo «mettersi in mezzo» alla gente, «bisognosa di perdono» con amore, con misericordia, si testimonia Cristo, si continua l’opera di Gesù che «pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo» (Fil 2,6-7).

Gli uomini e le donne sofferenti del nostro tempo assomigliano ai discepoli di Emmaus, che, rimasti senza meta, senza comunità che li proteggesse e senza speranza, ritrovarono la strada della salvezza, ritrovarono se stessi, scoprendo che «Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro» (Lc 24,15). I poveri e i sofferenti di oggi hanno bisogno di scoprire una Chiesa che, nella persona dei sui ministri e dei suoi figli, si avvicina e cammina con loro.

Papa Francesco, per la prossima Quaresima, invita la Chiesa a contribuire alla salvezza del mondo non «con adeguati mezzi umani», ma «mediante la povertà di Cristo», che è l’unica strada per alleviare le miserie del mondo d’oggi, sia quella materiale che quella morale e quella spirituale. Solo questa è la strada della conversione quaresimale, la strada della santità; è la strada del «seguire e imitare Gesù», una strada che «rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia».