Vita Chiesa

RICERCA ALLEANZA BIBLICA UNIVERSALE: «BIBBIA, LIBRO IN PENOMBRA»

“La Bibbia oggi è entrata in modo massiccio nelle famiglie di tanti cristiani, peccato che spesso rimanga in penombra”. E’ quanto emerge dalla ricerca “La promozione della Bibbia, impegno comune di cattolici, protestanti e ortodossi” presentata oggi a Roma, promossa dalla Società biblica universale (Abu), attraverso le Società bibliche nazionali di Italia, Spagna e Francia. La ricerca conclude un progetto triennale avviato nel 2001 dall’Abu per approfondire lo studio dell’atteggiamento che i cattolici di questi tre paesi hanno verso la Bibbia e il loro eventuale interesse a sostenere programmi di diffusione biblica sia in patria che all’estero. “Leggono la Bibbia il 55 per cento dei francesi, il 52 degli spagnoli e il 42 degli italiani”. Italiani fanalino di coda quanto a lettura personale. Ma si rifanno quando la lettura è di gruppo: “francesi sempre in testa (21 per cento), seguiti da italiani (17) e spagnoli (12). Se si considera che è la lettura tout court ad essere sempre meno praticata, la Bibbia è un libro comunque ad alta lettura, sia pure relativa”. L’omelia resta la principale forma di mediazione della Bibbia. Tra le “pratiche più utili per alimentare la fede”, la Bibbia è segnalata appena dal 29 per cento degli spagnoli, dal 23 degli italiani e dal 13 dei francesi. La più “utile” rimane l’omelia, per il 45 per cento dei francesi e il 41 di italiani e spagnoli.

Ma come è definita la Bibbia? “È un libro ispirato da Dio, ma da non prendere sempre alla lettera, semmai da interpretare”: è la risposta che riscuote maggiori consensi, con i francesi al 60 per cento, gli spagnoli al 57 e gli italiani al 43. “È la parola di Dio, da prendere sempre e solo alla lettera”: anche questa formulazione riscuote molti consensi, con gli italiani al 38 per cento, gli spagnoli al 29 e i francesi al 17. I francesi si segnalano tra gli scettici: per il 13 per cento di loro la Bibbia è soltanto un insieme di “favole e leggende” (Italia 6, Spagna 5). Il luogo più apprezzato per conoscere la Bibbia è la parrocchia: 46 spagnoli, 42 francesi e 39 italiani su cento. La conoscenza religiosa resta però debole. Dalla ricerca dell’Abu emerge, infatti, che “a frequentare incontri di catechesi o di cultura religiosi sono circa un quarto dei cattolici praticanti (Spagna 28, Francia 26 e Italia 21 %)”. Ne deriva “una non altissima consapevolezza della centralità della Parola di Dio nella vita cristiana”, ma anche una “disponibilità a collaborare con altre confessioni cristiane per conoscenza e diffusione della Bibbia”. 76 francesi, 62 italiani e 58 spagnoli su cento sono disponibili a collaborare con i protestanti. La ricerca è stata condotta dal sociologo Luca Diotallevi, articolata su un sondaggio Eurisko, sull’opinione pubblica (650 persone di Italia Francia e Spagna) e interviste con leader della Chiesa cattolica dei tre Paesi.

“La Bibbia, o parte di essa, è stata tradotta in più di 2.403 lingue ma c’è ancora molto da fare. Sono infatti ancora 4.000 gli idiomi che non hanno testi biblici tradotti”. Per questo l’impegno nella traduzione e nella diffusione della Bibbia, per il rev.do Miller Milloy, della Chiesa di Scozia e segretario generale dell’Alleanza biblica universale (Abu), deve essere “sempre più intenso”. Intervenendo oggi a Roma alla presentazione della ricerca del sociologo Luca Diotallevi, sulla promozione della Bibbia, commissionata dall’Abu, Milloy ha ricordato che “per molti fedeli la Bibbia è ancora un libro chiuso”. “L’invito della Dei Verbum a provvedere un facile accesso alle Scritture ha provocato la cooperazione tra cattolici e Abu. Le traduzioni interconfessionali sono state la pietra fondamentale per la collaborazione comune”. Un concetto ribadito dal pastore Daniele Garrone, presidente della Società biblica in Italia, per il quale “la diffusione e la traduzione della Bibbia sono una pietra miliare del cammino ecumenico. La traduzione interconfessionale della Bibbia è una palestra di incontro, di dialogo e di lavoro comune”. La ricerca è stata salutata “con soddisfazione” anche da mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione ecumenismo e dialogo della Cei. “L’inchiesta – ha detto – mostra l’urgenza dell’impegno comune nella diffusione della Bibbia. Esiste un’ignoranza materiale di questo Testo sacro”. Sir