Vita Chiesa

Religioni e pace: Riccardi, «Mai più sole, sempre insieme, sempre in contatto»

Tre giorni intensi di lavoro e di confronto sui grandi temi della pace e della religione. Molti gli scenari segnati da conflitti che sono stati al centro delle tavole rotonde, come Nigeria, Pakistan, Iraq. «Non abbiamo una ideologia da difendere ma viviamo in contatto con la storia e i problemi. Ci siamo incontrati come leader cristiani musulmani, ebrei, rilevanti personalità del pensiero umanistico per capire come rispondere a questa crisi, ad un mondo che sta riabilitando i conflitti». Dal mondo musulmano – ha osservato Riccardi – sono arrivate «risposte importanti» come dal Gran Mufti di Egitto o dall’imam sciita iraniano. «Tutto questo – ha detto Riccardi – ci invita ad un atteggiamento intelligente. Esco con una convinzione: il mondo globale non è adatto ai terribili semplificatori, è complesso e articolato, richiede uno sforzo di comprensione e di adattamento. Abbiamo sentito molte voci di dolore, di cristiani, di yazidi, siriaci e caldei e abbiamo visto il convergere di un pensiero laico. L’arte del dialogo resta centrale».

Ai giornalisti, Riccardi ha parlato anche della proposta lanciata dall’ex premier israeliano Peres di creare una Ong delle religioni. «Credo – ha detto – che la dichiarazione di Peres mostra la centralità delle religioni. C’è una responsabilità delle religioni e per rispondervi le religioni debbono avere tra loro un contatto fecondo. Mai più sole, sempre insieme, sempre in contatto. Credo che questa sia una nuova strategia per un mondo complesso». Secondo Riccardi, «è ora di smetterla di parlare di guerra di religione». Ed ha aggiunto: «Dobbiamo scoprire e mettere in luce le ragioni politiche e l’utilizzazione della religione come ultima ideologia vivente».

In conferenza stampa Riccardi ha espresso profonda vicinanza «all’uccisione e alla persecuzione dei cristiani in Medio Oriente», e in particolare al destino degli «amici rapiti in Siria» e cioè i due vescovi ortodossi Boulos Yazigi e Youhanna Ibrahim e padre Paolo Dall’Oglio. Poi rivolgendosi ai media ha detto: «i media rischiano di essere un’arma importante nella battaglia che si sta combattendo. Lo vediamo con gli assassini dei giornalisti. Sono impressionato da questo personaggio che taglia la testa ai giornalisti. Credo che sia una sfida alla libertà del nostro mondo come il rapimento delle due volontarie italiane in Siria e l’uccisione delle missionarie saveriane sono una sfida alla generosità del nostro mondo».