Vita Chiesa

Russia: Patriarca Kirill in difesa della libertà religiosa e di coscienza in Ucraina

Un appello del patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia ai leader delle Chiese cristiane – anche a Papa Francesco – ai governi di Francia e Germania e alle Nazioni Unite per denunciare la «palese» interferenza dello Stato ucraino nella Chiesa ortodossa ucraina e chiedere alla luce di una lunghissima serie di violazioni compiute ai danni di sacerdoti e vescovi, il rispetto della libertà religiosa e di coscienza nel Paese.

L’appello è stato diffuso oggi dal Patriarcato di Mosca, alla vigilia del primo Sinodo unito della Chiesa autocefala ucraina che si terrà domani a Kiev, nella cattedrale di Santa Sofia. Era stato il presidente Petro Poroshenko ad annunciarlo nei giorni scorsi. Durante l’assemblea, che riunirà le gerarchie ecclesiastiche delle Chiese ortodosse indipendenti dal Patriarcato di Mosca, verrà approvato lo statuto della neonata Chiesa nazionale e verrà eletto il suo primate, che subito dopo andrà a Istanbul a ricevere dalle mani del patriarca Bartolomeo il tomos, cioè l’attestazione formale dell’autonomia.

Il Patriara Kirill ha inviato un messaggio in cui lancia accuse pesanti, parlando addirittura di rischio di «persecuzione». «Recentemente, l’interferenza dei leader dello Stato ucraino secolare negli affari ecclesiastici è diventata una palese pressione sull’episcopato e sui chierici della Chiesa ortodossa ucraina ed è ciò che ci permette di parlare dell’inizio di persecuzioni su larga scala». Secondo Kirill, la pressione è aumentata a causa del rifiuto dell’episcopato ucraino (legato a Mosca) di partecipare al Sinodo di domani che, a parere russo, mira a «sostituire» la più grande confessione religiosa del Paese che conta 13mila parrocchie, oltre 200 monasteri e milioni di fedeli, con una «nuova organizzazione religiosa creata dal presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko, in concerto con il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ».

La lettera di Kirill è lunga e dettagliata. Passa in rassegna tutte le violazioni che in questo periodo sono state compiute ai danni della Chiesa ortodossa ucraina legata a Mosca. Kirill parla addirittura di «interrogatori da parte del Servizio di sicurezza dell’Ucraina» e denuncia il fatto che il 9 dicembre, sempre lo stesso Servizio di sicurezza ha negato al metropolita Hilarion di Donetsk, cittadino ucraino, l’ingresso nel Paese, invocando «istruzioni speciali da Kiev». Nella lista viene anche menzionato il tentativo da parte delle autorità locali di privare la Chiesa ortodossa ucraina dei suoi diritti legali e di utilizzare le grotte di Kiev e Pochaev Lavras – i principali luoghi sacri dell’Ucraina ortodossa. Vescovi e chierici – incalza Kirill – sono stati denunciati con «accuse infondate» di «alto tradimento» e «incitamento all’odio religioso». La lettera parla addirittura di perquisizioni «condotte in cattedrali, amministrazioni diocesane, chiese e, persino, nelle case private dei sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina nelle città di Zhytomir, Ovruch e Korosten».

«Non sappiamo quali altre azioni intraprenderanno le autorità dell’Ucraina, per raggiungere il loro obiettivo nel tempo rimasto prima delle elezioni presidenziali», scrive il patriarca russo facendo riferimento a Petro Poroshenko e alle imminenti elezioni presidenziali in Ucraina. E aggiunge: «I numerosi fatti di discriminazione a cui è già stata sottoposta la Chiesa ucraina ci fanno temere ancora più gravi violazioni dei diritti e delle libertà dei cristiani ortodossi solo per avere commesso la colpa di rimanere fedeli all’ortodossia canonica».

Il patriarca Kirill si rivolge pertanto a Papa FrancescoJustin Welby, capo della Comunione anglicana; al rev. Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese; ad António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. Ma anche al presidente francese Emmanuel Macron e alla cancelliera tedesca Angela Merkel. Chiede ai capi religiosi, agli uomini di Stato e ai responsabili delle organizzazioni internazionali, di «compiere ogni sforzo possibile per proteggere l’episcopato, il clero e i laici della Chiesa ortodossa ucraina dalle discriminazioni e dalle pressioni esercitate dalle autorità ucraine e difendere la libertà di coscienza e di religione garantite dal diritto internazionale».