Vita Chiesa

SETTIMANA LITURGICA DI CAMALDOLI: IL MOTU PROPRIO SULLA MESSA DEVE ESSERE STRUMENTO DI UNITA’ E NON DI DIVISIONE

“La grande responsabilità che dal 14 settembre ricadrà non soltanto sui vescovi, ma anzitutto sui parroci, necessita di alcuni chiarimenti di natura pratica e pastorale, che saranno certamente più facili se la Chiesa italiana sarà capace, nei prossimi mesi, di riflettere con accuratezza e sincerità sul delicato passaggio che la attende”. Lo affermano i responsabili della Settimana Liturgico-pastorale tenutasi nei giorni scorsi al Monastero di Camaldoli (Ar). Organizzata da 42 anni dalla locale comunità monastica e da 15 anni in collaborazione con l’Istituto di Liturgia Pastorale della Abbazia di S. Giustina di Padova, la Settimana, che lavora sulla formazione liturgica dei laici e del clero italiano, si è incentrata quest’anno del Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI, del 7 luglio scorso, e in vista della sua entrata in vigore il 14 settembre, quando sarà possibile, a determinate condizioni, utilizzare nuovamente il Breviario di Giovanni XXIII, precedente alla riforma liturgica conciliare. Al termine della Settimana gli organizzatori ricordano come “il Motu Proprio” sottolinei “più volte l’esigenza di salvaguardare la Riforma Liturgica voluta dal Concilio Vaticano II” e che “d’altra parte la nuova disciplina introdotta dal documento rischia di creare incertezze ed equivoci nelle scelte dei pastori e delle persone coinvolte nella pastorale liturgica parrocchiale e diocesana”. A questo proposito ribadiscono che “in nessun modo è lecito intendere il Motu Proprio come un fattore di conflitto e di divisione nella Chiesa” e che “pertanto occorre chiarire adeguatamente una serie di questioni che il documento lascia aperte e che richiedono un accurato discernimento tra forma ordinaria e forma extraordinaria di celebrazione liturgica”. I responsabili della Settimana Liturgico-Pastorale di Camaldoli si impegnano così “ad elaborare, entro la prima settimana di settembre, un piccolo strumento che offra linee di lettura e suggerimenti per aiutare i pastori nel tradurre in pratica le indicazioni generali contenute nel Motu Proprio” (testo integrale: Riflessione sul Motu proprio “Summorum Pontificum”) e auspicano, infine, “che la comunione ecclesiale sia capace di un discernimento accurato delle necessarie condizioni oggettive e soggettive (tanto dei richiedenti quanto dei ministri) stabilite o presupposte dalla nuova disciplina, per assicurare che il Motu Proprio divenga strumento di unità piuttosto che occasione di divisione e di incomprensione. In gioco c’è l’intera pastorale liturgica della Chiesa italiana”.

Liturgia, il ritorno della Messa tridentina

Riflessione sul Motu proprio “Summorum Pontificum”