Vita Chiesa

SPE SALVI, CARD. VANHOYE E COTTIER: IL TEMA SCELTO UNISCE TUTTI I CRISTIANI

“Il Papa è riuscito a sfuggire a lungo alle ipotesi e indiscrezioni del mondo della comunicazione sulla sua seconda enciclica e ha scritto di getto la ‘Spe Salvi’. Questa Enciclica non cancella l’attesa di una futura sui temi sociali. Dopo la prima sulla carità e questa sulla speranza, ci domandiamo a questo punto se ci sarà una terza enciclica sulla fede”: con queste parole il direttore della Sala stampa della Santa Sede ha aperto la conferenza stampa della tarda mattinata di oggi per la presentazione della Enciclica di Benedetto XVI “Spe salvi”, presenti i cardinali Albert Vanhoye e Georges Cottier. Rispondendo a una domanda sull’ecumenismo, il card. Vanhoye ha sottolineato che “il tema scelto dal Papa unisce tutti i cristiani, in quanto tutti siamo nella direzione della vita eterna, come comunione piena e definitiva con Dio”. Alla domanda sulla dimensione sociale dell’enciclica, il card. Georges Cottier ha sottolineato che “non c’è una ricetta cristiana per la costruzione della società temporale. Invece il Papa auspica che i cristiani si impegnino apportando al mondo e alla soluzione dei suoi problemi il patrimonio dei grandi valori della tradizione cattolica”.

“Il discorso del Papa nell’Enciclica sottolinea l’articolazione tra ‘le speranze’ umane, varie e differenziate, e ‘la grande speranza’, quella della ricapitolazione in Dio di ogni cosa. Tutti gli uomini con speranze giuste e orientati al bene sono dei collaboratori al miglioramento del mondo. Per questo dobbiamo rallegrarci di tutti i beni che vediamo nascere”: lo ha detto il card. Cottier durante la conferenza stampa di stamane in Vaticano. Secondo Cottier, “in questo senso il progresso non è negato, è negata piuttosto la ‘religione del progresso’ come traguardo ultimo. Il Papa nell’enciclica sottolinea a questo riguardo che per noi cristiani oggi ci sono ancora dei compiti grandi da compiere su questo piano”. Sullo stesso argomento il card. Vanhoye ha aggiunto che “l’enciclica parla della sconfitta delle speranze politiche umane, che non possono arrivare a stabilire un mondo veramente rinnovato. La speranza senza Dio è inconsistente – ha aggiunto citando l’enciclica – e la prova è stata nei regimi comunisti dove la libertà non esisteva e l’oppressione è stata forte come mai nel mondo”.

“La rivoluzione russa è stata citata dal Papa nell’Enciclica in quanto ha rappresentato lo sviluppo preciso del pensiero di Marx sui cambiamenti rivoluzionari del mondo, come prefigurati nelle sue opere”: così il card. Cottier ha spiegato il motivo per il quale il Papa ha citato appunto la Russia e non altri paesi comunisti (Cina, Cambogia ecc.) dove pure si sono avuti regimi comunisti. “Il ‘quasi’ elogio di Marx che si trova nel testo – ha aggiunto – esprime il riconoscimento della sua importanza come pensatore sociale, anche se il Papa non manca di dire chiaramente quale sia stato il suo errore, cioè di avere ridotto l’orizzonte umano alla dimensione materiale”. Alla domanda se l’enciclica non abbia “una dimensione prevalentemente europea”, ha risposto che nel testo “si citano figure dell’Asia e dell’Africa, a rappresentare l’apertura mondiale della Chiesa”. Il card. Vanhoye ha sottolineato che “le singole piccole speranze hanno un valore in sé, ma non sono risolutive e il mito del progresso è comunque ambiguo. Se si ripiega su di sé la speranza è perdente, se invece si apre assume un respiro trascendente”.

SirBenedetto XVI, l’enciclica sulla speranza