Vita Chiesa

Sinodo, card. Filoni e card. Napier: «Non è stato un errore pubblicare la Relatio post»

«Le aspettative – ha detto – si sono create anche attraverso il nostro parlare e a ciò che la stampa ha ripreso. L’aspettativa non è una questione di questo tipo: ‘io domani darà la soluzione a tutti i problemi’. Il Sinodo vuole testimoniare che questi temi sono al centro dell’attenzione della Chiesa: è questa la prima aspettativa fondamentale». Le famiglie, oggi, ha aggiunto il porporato, «non sono solo di tipo problematico, non suscitano solo problemi: la prima aspettativa è che le famiglie che ‘vivono bene’ sentano che noi incoraggiamo la vita che fanno». «Noi vogliamo incoraggiare queste famiglie che ‘vivono bene’, ma come in ogni famiglia ci può essere il figlio che rispetta i genitori, e il figlio che non li rispetta. Dobbiamo incoraggiare gli uni, e stare accanto ai figli più problematici. Se c’è in famiglia un figlio malato, che ha un problema, che attira di più il tempo dei genitori, non vuol dire che l’altro figlio non sia amato». Quella che emerge dal Sinodo non è la volontà di «cambiare tutto», ma «la sollecitudine alla necessità: è l’atteggiamento a cui il mondo ci chiama».

«Non è stato un errore» pubblicare la Relatio post disceptationem, della quale «è stato colto l‘aspetto innovativo» e che «certamente non è un documento definitivo». Così il cardinale Fernando Filoni, ha risposto alle domande dei giornalisti, nel briefing odierno. «Senza dubbio», ha proseguito il cardinale, la Relatio «è la base delle preoccupazioni della Chiesa che ha preso in esame una vasta tematica, non è stato un errore pubblicarlo». «È giusto – ha proseguito il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban in Sudafrica – che vi siano state le interpretazioni più disparate, poiché riflettono le grandi aspettative dell‘opinione pubblica e soprattutto ciò che la gente vorrebbe venisse detto». Del resto, ha ricordato padre Lombardi, anche nei precedenti Sinodi c‘era un documento «provvisorio» che «non ha nulla a che fare con le conclusioni dei lavori».

Il lavoro dei Circoli Minori, hanno affermato i due padri che hanno affiancato il portavoce vaticano nella conferenza stampa, «è partito dalla comprensione del documento presentato ieri e che si basa sulla metodologia di analisi e di interventi delle diverse parti che lo compongono». Alla fine degli interventi, ha detto il card. Filoni, «si è raggiunto – mediante una serie di proposte – un metodo di lavoro per la parte introduttiva e la prima parte, già nel pomeriggio sarà trattata la seconda parte».

 «Molto importanti – ha proseguito – sono state le prime reazioni manifestate dai media e dalla stampa internazionale sull’apertura straordinaria della prima settimana sinodale», che si rileva dal documento presentato dal cardinale relatore Erdõ. L‘idea dei Circoli è lavorare per mettere nelle mani del Papa un risultato che agirà da «antefatto» per il terzo momento del Sinodo della famiglia, nel quale ci sarà il suo «pronunciamento definitivo». Di qui l’invito, rivolto alla stampa, ad «accogliere con cautela e prudenza senza costruire enormi entusiasmi, poiché ancora c‘è molto lavoro da fare», in questa settimana «ricca di riflessioni ma non di conclusioni». Il card. Napier, ribadendo la stessa esortazione del card. Filoni, ha incentrato il suo intervento sugli «aspetti positivi e negativi che la famiglia deve affrontare e che gli stessi Circoli minori devono trattare con maturità e saggezza, perché il matrimonio è un momento sacro da custodire e preservare».

«La cosa che più mi ha colpito è che le famiglie sono rimaste unite», per quanto sia loro stato possibile. È la testimonianza del cardinale Fernando Filoni sulle famiglie in Medio Oriente, a cui il Sinodo ha espresso la sua vicinanza con un messaggio. «Le famiglie che vivono situazioni di conflitto – ha detto il cardinale nel briefing di oggi, rispondendo alle domande sulla situazione di Siria, Iraq e Libano – sono le prime che ne portano le conseguenze».

Eppure, in mezzo a tragedie come queste, «per quanto è possibile cercano di riunirsi». Anche nei campi profughi, ad esempio, si sono creati dei «piccoli ‘compound’ dove ad ogni famiglia è stato assegnato un luogo, possibilmente anche per le famiglie dello stesso villaggio». Tutto ciò, «per ricreare l’ambiente socio-psicologico in cui loro vivevano, perché nel dramma non fossero private dell’ambiente famigliare, di conoscenza e anche di preghiera». Interrogato sul ruolo delle famiglie missionarie nel mondo, il cardinale ha risposto che «questo aspetto è emerso nel Sinodo, e verrà riproposto forse anche nel cammino futuro». Dal Concilio in poi, ha fatto notare il card. Filoni, «il laicato è emerso in modo così massiccio nella vita della Chiesa, che la famiglia non poteva restarne fuori. E ciò rende l’annuncio del Vangelo fortemente credibile, perché accanto alla dottrina c’è la testimonianza».