Vita Chiesa

Sinodo: card. Ravasi, la Chiese deve prima di tutto accogliere. Su divorziati risposati interverrà il Papa

«La Chiesa – ha detto il cardinale – deve prima di tutto accogliere: deve prima di tutto vedere, sentire, comprendere i mutamenti sociali». «Ma la Chiesa – ha proseguito – ha la sua identità, il suo messaggio, la sua concezione: è questo che le permette di accogliere, di rispettare. Ciò non vuol dire, però, il riconoscimento di modelli totalmente differenti». Come esempi tratti dal Vangelo, Ravasi ha citato il rapporto che Gesù ha con i lebbrosi e con l’adultera, per i quali «è stato criticato dalla società di allora». I lebbrosi, infatti, erano considerati «non solo malati, ma scomunicati, perché la malattia era un segno di persona perversa, duramente colpita da Dio». Anche riguardo all’adultera, Gesù aveva «una visione diversa rispetto alla visione perbenista, puritana, pronta a scagliare la prima pietra». «Ma alla fine – ha ricordato il cardinale – c’è il ‘va’ e non peccare più’: quello di Gesù è un modello di proposta di verità, e di fede».

«Non si può dire concretamente come evolverà il dibattito. Abbiamo riflettuto nella prima tappa del nostro cammino sinodale, ma l’espressione ‘divorziati risposati’ comprende al suo interno una casistica molto complessa». Interrogato su cosa il Sinodo deciderà sui divorziati risposati, il card. Ravasi ha esortato a prendere esempio dal «silenzio del Papa», che è stato «fondamentale», anzi è stato «la caratteristica, quasi, di questo tratto del percorso sinodale, che ci ha visto riuniti intorno al Papa, come lui aveva chiesto per suo espresso desiderio, per esporre le nostre diverse concezioni».

Sui divorziati risposati, ha assicurato il cardinale, «il Papa interverrà, dovrà intervenire, ma non all’inizio. Per questo era necessario che tacesse». «Parlerà, magari anche oggi – ha aggiunto Ravasi – perché anche lui è membro del Sinodo». «Il Santo Padre prenderà una decisione, e sappiamo che prenderà la decisione migliore», ha detto il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, anche lui presente al briefing di oggi, insieme al cardiale brasiliano Raymundo Damasceno Assis, che ha aggiunto come «l’accesso alla comunione, la penitenza, la questione dei divorziati risposati sono argomenti su cui si è parlato chiaramente, in maniera aperta tra di noi, e saranno certamente argomenti del prossimo Sinodo ordinario».   

Un documento «aperto, molto equilibrato», attorno a cui si sta coagulando «il consenso dell’assemblea sinodale, che speriamo sia a grande maggioranza». Così il cardinale Ravasi ha definito la «Relato Synodi», la relazione finale del Sinodo straordinario sulla famiglia, di cui questo pomeriggio è prevista la votazione, durante la Quindicesima e ultima Congregazione generale. Questa prima tappa del Sinodo, che proseguirà con l’assemblea ordinaria dell’anno prossimo, terminerà domani, con la solenne Messa concelebrata dai 191 padri sinodali per la beatificazione del Servo di Dio Paolo VI.

«L’elaborazione del testo è veramente corale, e il risultato è aperto», ha detto a proposito dell’apposita Commissione da lui presieduta, «arricchita dal Papa con voci ulteriori, per rappresentare le voci diverse dei differenti continenti». La «Relatio post disceptationem», ha detto il card. Ravasi, «rifletteva il modo di muoversi assai singolare del dibattito, poi i Circoli Minori sono stati un momento come sempre molto significativo, perché i padri sono stati costretti a lavorare in modo preciso, per produrre i diversi ‘modi’». E alla fine, con la «Relatio», si è arrivati all’«elaborazione corale» di quello che resta «un processo aperto», perché «sappiamo che questa resta solo una tappa del percorso sinodale».

Nel Messaggio finale del Sinodo straordinario sulla famiglia «non vengono menzionati i gay perché ci si rivolge alle famiglie cristiane, e il modello di famiglia è quello tradizionale». Lo ha detto il cardinale Ravasi, rispondendo a una domanda in materia durante il briefing di oggi. «Non abbiamo neanche affrontato, nel testo, il problema dei figli dei gay», ha aggiunto il porporato, e numerose altre questioni, perché «lo schema del documento era quello di un testo che deve avere un’introduzione eclatante, un finale travolgente, ma soprattutto deve far sì che tra l’introduzione e il finale ci sia il minor spazio possibile». Il Messaggio, in altre parole «non deve assorbire tutto quello che entrerà nella ‘Relatio Synodi’: è una questione di selezione». Il tema delle persone omosessuali, del resto, «era già oggetto della ‘Relatio post disceptationem’», ha fatto notare Ravasi.