Vita Chiesa

Sinodo dei vescovi: mons. Ly Jingfeng, nessuna voce della Chiesa cinese

Nell’odierna sessione mattutina del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione sono state lette le parole latine della lettera scritta dalla Cina da mons. Lucas Ly Jingfeng, vescovo novantenne di Fengxiang nello Shaanxi. Liberato dalle autorità dopo 20 anni di carcere a motivo della fede, mons. Ly ha scritto tra l’altro: «Mi duole moltissimo che non possiate udire alcuna voce della Chiesa cinese… Voglio dire che la nostra Chiesa in Cina, in particolare i laici, ha sempre custodito finora la pietà, la fedeltà, la sincerità e la devozione dei primi cristiani, pur avendo sopportato cinquant’anni di persecuzioni». Riferendosi alle difficoltà per la fede presenti nei Paesi di più antica cristianizzazione, mons. Ly ha poi aggiunto: «Come ha detto il grande filosofo cinese LaoTse, ‘Come la calamità genera la prosperità, così nella mollezza si nasconde la calamità’. Nelle Chiese fuori dalla Cina, la tiepidezza, l’infedeltà e la secolarizzazione dei fedeli si sono contagiate a molti chierici. Invece, nella Chiesa cinese i laici sono più pii dei chierici. Non possono forse la pietà, la fedeltà, la sincerità e la devozione dei laici cristiani cinesi scuotere i chierici esterni?». Ha poi concluso affermando: «Credo comunque che la nostra fede di cristiani cinesi possa consolare il Papa. Non menzionerò la politica, che è sempre transeunte». (Sir)