Vita Chiesa

Sinodo famiglia: card. Vingt-Trois, stile «aperto» alla realtà della famiglia

Mons. Forte ha parlato di uno stile sinodale improntato alla «parresìa» richiesta dal Papa, «ma anche alla profonda responsabilità davanti a Dio e agli uomini», a partire dalla «proposta del Vangelo della famiglia, soggetto e oggetto centrale della pastorale, valore prioritario su cui si scommette anche in tante parti del mondo dove sembra in crisi». La volontà dei padri, ha assicurato mons. Forte, è di «non chiudere gli occhi davanti a nulla, di avere un senso ampio di responsabilità per le speranze e le sofferenze delle famiglie».

Esistono al Sinodo le «pressioni dei media«? «Le abbiamo sentite l’anno scorso, molto forte, e per tutto l’anno», ma «non penso che il Papa sia completamente sottomesso all’aria dei tempi: è completamente libero», ha risposto ad una domanda dei giornalisti il cardinale André Vingt-Trois. «La lettura del Sinodo – ha aggiunto monsignor Bruno Forte, segretario speciale – è sembrata spessa bipolare, come se ci fossero due o tre partiti tra i vescovi. Non è questa la nostra percezione: siamo tutti pastori, uomini di fede, in ascolto delle sfide della gente, e questo ci unisce di più delle differenze». Quanto al concreto svolgimento dei lavori in aula, Forte ha ricordato che «ognuno può intervenire e dire quello che vuole e pensa. Altra cosa sarebbe la divisione: io non la vedo, vedo un cammino sinodale».

«Se dal Sinodo vi aspettate un cambiamento spettacolare della dottrina, sarete delusi», ha detto ancora cardinale Andrè Vingt-Trois, rispondendo alle domande dei giornalisti. Il presidente delegato di turno ha citato anche l’esperienza che il cardinale Kasper porta avanti «da vent’anni» con i divorziati risposati: «Se pensate che consista nell’aprire indifferentemente l’accesso alla comunione, senza un percorso e una decisione personali, vi sbagliate». Alla stessa domanda, monsignor Forte ha integrato la risposta del cardinale Vingt-Trois spiegando che, nello stesso tempo, «non è che questo Sinodo si riunisce per non dire nulla: non è un Sinodo dottrinale, ma pastorale, come lo fu il Vaticano II, perché rende la Chiesa vicina agli uomini del suo tempo». «La Chiesa non può restare insensibile alle sfide pastorali», ha detto Forte: «Si tratta di vedere, nella fedeltà alla dottrina della Chiesa, come venire incontro a queste situazioni». Al Sinodo, dunque, «non ci saranno modifiche dottrinali, ma le sfide pastorali ci sono».

«Lo sviluppo della dottrina della Chiesa sul matrimonio non è senza limiti, sganciato dalla tradizione: è uno sviluppo organico, che parte dall‘episcopato romano e si arricchisce del contributo degli episcopati del mondo». Così il cardinale Peter Erdő, relatore generale al Sinodo sulla famiglia, ha risposto a una domanda di un giornalista, durante il primo briefing sui lavori in corso in Vaticano. Riferendosi alla Messa di ieri, Erdő ha fatto notare che «il Vangelo non è stato scelto per questa occasione, ma era quello previsto per la giornata del calendario liturgico: parlava dell’indissolubilità del matrimonio», tema ripreso nell’omelia dal Papa. Interrogato a proposito della sua relazione, in cui il porporato ha trattato anche della posizione della Chiesa sui divorziati risposati, Erdő ha riferito che nel suo testo ha cercato «di cogliere la voce della Chiesa», e che quanto ha detto è «un risultato oggettivo, quasi matematico, di quello che è arrivato alla Segreteria del Sinodo» durante l’anno di percorso intersinodale, sotto forma di contributi e proposte. «Questo tempo di approfondimento tra i due Sinodi – ha aggiunto – è stato utile per conoscere meglio la posizione e la prassi delle singole Chiese ortodosse, che sono tutt‘altro e unitarie». Di qui il necessario approfondimento.

«Se la nostra esperienza non è pertinente, non si può evocare l’esperienza del sottosegretario della Congregazione della dottrina della fede. Se lei lo evoca, è perché ha avuto un’esperienza pertinente». Così il cardinale André Vingt-Trois, presidente delegato al Sinodo, ha risposto ad alcune domande sulla «pressione mediatica» che ha fatto seguito al «coming out» del funzionario vaticano gay Krzysztof Charamsa e sulle critiche mosse dall’ex-presidente irlandese Mary McAleese, che ha parlato di un Sinodo incongruamente composto da padri sinodali celibi che si occupano di famiglia. «Siamo tutti, noi e voi, membri di famiglia, siamo figli di qualcuno, viviamo in rete con le nostre famiglie, sorelle e fratelli, nipoti e zii», ha detto Ving-Trois: «Il fatto che siamo celibi succede a un alto numero di persone nella società contemporanea, che non per questo sono esclusi dalle loro famiglie». «Siamo pastori, e il nostro ministero ci ha portato molto vicino alla gente, soprattutto con il sacramento della confessione», ha aggiunto monsignor Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo: «Questa esperienza di prossimità a tante famiglie fa sì che il bagaglio di umanità che possiamo portare con noi diventi veramente notevole. Vivere l’esperienza del celibato e vivere l’esperienza del matrimonio rende molto più vicini di quello che può sembrare».