Vita Chiesa

Sognare vuol dire vedere lontano

Potessi sognare e vederti tra noi, ancora Bambino…e poi grande, e sedere ai tuoi piedi, ascoltando…Potessi sognare e vedermi salire tra i greggi a Betlemmeo trovarmi in cammino coi Magi e scoprire pian piano nei loroi volti di tanti che incontro, uomini e donne… di oggi, di sempre!Vorrei fare un sogno e pensar che mi svegli, improvvisa, una luce accesa per tuttied i visi son fatti splendore e gli sguardi si incontrano puri.Vorrei fare un sogno e sentire soltanto parole di vero e potermi fidare di ognunae, umilmente, imparare a ridirle, balbettandole almeno …Ma a che serve sognare, se i sogni… Eppur voglio sognare!Tu, Signore Bambino, ne hai acceso il bisogno, tu ne cogli l’attesa.Una notte li hai resi tua storia, ogni giorno li lanci alla vita.Forse anche i sogni diventan preghiere… Te li affido, vegliando!

Con queste dolci cadenze ci è arrivato il saluto natalizio di un vescovo. Ed io ho trasalito di gioia, intima ed inarrestabile, nel leggere ed ascoltare l’eco di una parola da lungo tempo bandita dal nostro vocabolario quotidiano; perché il verbo «sognare» è ormai declinato soltanto sul lettino dello psicanalista e, forse, nelle fiabe per bambini. Mi sono chiesta che cosa ha spinto il vescovo a tirare fuori dal cassettone delle cose in disuso questa parola d’altri tempi, questo cimelio del romanticismo. Il biglietto era stampato, e dunque ho ragione di credere che questo augurio abbia raggiunto non solo le monache di clausura, ma tutti i fedeli e le persone care al suo cuore … Perché?

Sognano i patriarchi dell’Antico Testamento, sognano i profeti di tutti i tempi, sognano i giusti, e sognano i santi … Ecco perché sognano i vescovi. Sogna la sposa del Cantico dei Cantici, sostenuta dalla forza ardente dell’amore, sognano gli esiliati di Israele e sognano i martiri, nell’attesa dell’avvento della Terra Promessa. Ecco perché sogna un vescovo! Perché il vescovo – lo dice il suo nome – è per vocazione chiamato ad essere la sentinella del suo popolo, a scrutare gli orizzonti, a guardare tutt’intorno con perspicacia ed attenzione, come un guardiano sul suo gregge, come una vedetta al suo turno di guardia. Il vescovo: uomo dall’occhio penetrante, cui Dio chiede, e dona, uno sguardo nuovo sull’oggi, e la capacità di guardare e vedere, come il veggente dell’Apocalisse, dentro e oltre la storia. Ecco perché sognano i vescovi: perché «sognare» è il modo cristiano di «vedere».a cura delle Clarisse di San Casciano Val di Pesa