Vita Chiesa

Suore, frati, monaci e monache: convegno regionale a Firenze

A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, i religiosi e religiose della Toscana, ma anche i membri delle cosiddette «nuove comunità», si sono ritrovati a riflettere sulla loro vocazione di fronte alle sfide odierne, prendendo spunto dalle «provocazioni» lanciate dal vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi, nella sua «lectio divina», dopo il saluto introduttivo del presidente della Commissione mons. Fausto Tardelli, vescovo di San Miniato, presenti anche il vescovo di Massa Marittima-Piombino Carlo Ciattini, l’abate di Monte Oliveto Maggiore Diego Rosa, il vescovo ausiliare di Firenze Claudio Maniago e i padri provinciali delle tre «famiglie» francescane (frati minori, conventuali e cappuccini). Nel deserto che necessariamente va attraversato verso la Terra promessa ormai vicina, ossia quel futuro che il Concilio ci ha fatto intravedere e forse anche pregustare – ha affermato mons. Bianchi – anche oggi può riapparire il rimpianto per l’Egitto visto come qualcosa di perduto anziché di lasciato, dal fascino ancora potente e discreto, ma da cui ci si può definitivamente liberare con l’abbandono alla Parola, la memoria e il coraggio.

È stata poi la sociologa suor Enrica Rosanna, prima religiosa e suora chiamata a lavorare nella Curia romana da Giovanni Paolo II, a tratteggiare il quadro attuale della vita consacrata, ricordando tra l’altro la redistribuzione della presenza dei cattolici e delle vocazioni in genere, con cifre nel complesso aumentate anziché diminuite a tutto vantaggio però dei continenti di più recente evangelizzazione come Africa e Asia. E se gli ordini femminili denunciano invece a livello mondiale una lieve flessione, questa è ampiamente compensata dalle «nuove forme» di vocazione alla verginità ancora in buona parte in attesa di approvazione ecclesiastica.

Su questa realtà «complessa e variegata», ma indiscutibilmente «una delle più vivaci e interessanti presenti nella vita della Chiesa negli ultimi 50 anni», e in costante crescita, si è soffermato, nel pomeriggio, padre Leonello Leidi, membro della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, ricordando come sia comunque necessario quel discernimento che il Codice di diritto canonico affida di fatto ai vescovi.

Ma su un aspetto particolare del fenomeno – gli istituti di vita laicale – era già intervenuta in precedenza Maria Rosa Zamboni, della Conferenza italiana degli istituti secolari, esordendo con una battuta: «Ci definiscono spesso come ‘mezze suore’: ma non siamo suore e, soprattutto, non siamo “mezze”».

In Toscana sono presenti, secondo i dati aggiornati a ottobre 2012, 4.302 religiose e 866 religiosi, divisi tra eremi e monasteri di vita contemplativa e istituti religiosi di vita attiva che svolgono vari servizi: case di preghiera, assistenza ad anziani, malati e disabili, attività educative, oratori giovanili…  È in crescita (ma non sono disponibili dati precisi) il numero dei «laici consacrati» appartenenti ai cosiddetti «Istituti secolari».