Vita Chiesa

Unversità cattolica, messaggio Cei: «Formazione giovani più importante investimento per futuro»

«La formazione delle nuove generazioni è il più importante investimento che un paese possa fare per il suo futuro. L’Italia, dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri giorni, ha realizzato un progressivo e qualificato impegno sul versante della formazione scolastica e universitaria raggiungendo livelli tra i più elevati al mondo. È anche grazie alla crescita di competenza e professionalità che il nostro Paese ha saputo garantire alle ultime generazioni una condizione di vita contrassegnata dallo sviluppo e dal benessere. Ma da qualche anno si registrano segnali di affaticamento e stanchezza, con ritardi e fenomeni involutivi». Lo sottolinea il Messaggio della Presidenza della Conferenza episcopale italiana per la 92ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che sarà celebrata domenica 10 aprile, sul tema «Nell’Italia di domani io ci sarò». «Preoccupano, soprattutto – si legge nel Messaggio -, le criticità sempre più marcate che emergono nell’ambito universitario e dell’alta formazione professionale con vistosi cali di iscrizioni in molti atenei e perdita di interesse da parte delle famiglie e di ampie fasce della popolazione giovanile verso la formazione come strumento di crescita personale e di acquisizione di conoscenze da spendere nel campo lavorativo». La Chiesa italiana guarda «con preoccupazione a questo momento di difficoltà del Paese e sente l’urgenza di farsi vicina ai giovani per aiutarli a non perdere la speranza e ad investire le loro energie in percorsi di autentica crescita umana, spirituale, culturale e professionale. La formazione è la via maestra per garantire loro una ricca crescita personale, per renderli protagonisti del futuro e capaci di contribuire al bene del Paese».

Ricordando che «i nostri giovani sono generosi e che non si tirano indietro di fronte alle sfide e ai cambiamenti», il Messaggio sulla Presidenza della Cei per la 92ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, evidenzia che «hanno bisogno però di essere sostenuti e incoraggiati, di sentire l’affetto e la vicinanza di tutti coloro che credono e hanno fiducia in loro. La comunità ecclesiale con le sue istituzioni formative ha una grande responsabilità verso le nuove generazioni ed è chiamata a declinare la crescita umana con una visione integrale della persona alla luce dei valori cristiani e dell’esperienza di fede che scaturisce dall’incontro con Cristo. Un incontro che non lascia indifferenti e che fa diventare operose le mani dei giovani, proiettate verso Dio e verso il prossimo». Per affrontare le sfide e vivere i cambiamenti, prosegue il Messaggio, «generazioni e generazioni di giovani sono state aiutate nel nostro Paese dall’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha offerto loro una solida formazione illuminata da uno sguardo di fede e corroborata dall’amore di Dio. Coerente con la sua storia e con la sua missione, ma anche capace di innovazione e di rinnovamento, questa insigne istituzione accademica dei Cattolici italiani è chiamata a farsi sempre più interprete delle domande dei giovani e a dare risposte concrete affinché possano essere artefici di un futuro che realizzi il bene del Paese e nello stesso tempo promuova condizioni di giustizia e di pace per tutti i popoli».

Le nuove generazioni, evidenzia la Presidenza della Cei, «sono desiderose di contribuire, con la loro creatività e il loro entusiasmo, al futuro del Paese. Anche l’Università Cattolica c’è e si pone con rinnovato impegno al loro fianco. Ci conforta vedere che i giovani continuano a trovare, assieme alle loro famiglie, un punto di riferimento valido scientificamente e affidabile dal punto di vista educativo nell’Ateneo dei cattolici italiani. Anche le comunità ecclesiali devono esserci, a fianco dei giovani e dell’Università Cattolica, rinnovando e possibilmente rafforzando, con modalità adeguate alle esigenze del nostro tempo, quel rapporto di reciproca stima e sostegno che fin dai suoi inizi lega l’Ateneo ai cattolici italiani».