Vita Chiesa

VERONA 2006: FABRIS, «IL RISCHIO CHE VENGA MENO LA RELAZIONE TRA LAVORO E FESTA»

“Il modo in cui ci rapportiamo al mondo attraverso il lavoro è soggetto a radicale trasformazione e anche la festa è trasformata in puro momento d’ozio, spesso vuoto e carico di noia”: con queste parole Adriano Fabris, docente di filosofia morale e direttore del master in comunicazione all’Università di Pisa, ha introdotto la relazione per l’ambito del “lavoro e festa” al Convegno ecclesiale di Verona. In questa situazione, ha detto ancora, “viene meno la relazione tra lavoro e festa come modo in cui l’uomo può vivere il tempo, può volgersi al mondo, può rapportarsi agli altri uomini, può aprirsi a Dio”. Il lavoro, che si va facendo sempre più precario, instabile, “flessibile”, non presenta solo aspetti negativi. “Flessibilità – ha aggiunto – significa anche possibilità di cogliere nuove opportunità lavorative. In quanto tale non è sinonimo di insicurezza. Il lavoro che manca, oggi, non è semplicemente lavoro negato. E come tale non è solamente segno di una mancanza di futuro, che porta inevitabilmente alla disperazione”. Però ha poi aggiunto che se il lavoro manca per davvero, viene “messo in discussione il senso stesso della nostra vita”. “I cristiani sono coloro che sanno vivere la festa e sono capaci di rapportarsi al creato, di contemplarlo e di goderlo come se esso tutto fosse una festa e un’occasione di festa”, ha detto ancora Adriano Fabris nella relazione introduttiva di oggi pomeriggio all’ambito “Lavoro e festa”. “La festa – ha ricordato – non è qualcosa che si consuma. Invece la festa è tempo per… per rigenerare il proprio spirito e anche il proprio corpo”. Lo stesso “precetto di santificare la festa” va inteso – secondo Fabris – “come un invito a ricordare che il tempo non è tutto omogeneo, tutto uguale, e che c’è un tempo santo che ci chiama alla sua santificazione”. Ha così messo in guardia dal “fare del lavoro una religione” e ha invitato i credenti a “insegnare il senso del tempo e il senso della festa”. Sir