Vita Chiesa

VITA CONSACRATA: P. CHÁVEZ (USG), PORTARE SPERANZA, PACE E RICONCILIAZIONE

Attenzione alla “primavera araba” come “vento impetuoso scatenato il 25 gennaio in Egitto e propagato rapidamente nel Nord Africa e nel Medio Oriente”. Partecipazione dolorosa agli eventi seguiti al terremoto e al susseguente tsunami che ha colpito il Giappone, provocando una catastrofe nucleare. Sono due degli argomenti del discorso di apertura, oggi a Roma, da parte del presidente don Pascual Chávez Villanueva, rettore maggiore dei Salesiani di Don Bosco, ai lavori della 77ª Assemblea dell’Unione superiori generali (Usg), dedicata al tema “Identità e profezia: teologia della Vita Consacrata, oggi”. I superiori generali presenti ai lavori, provenienti da ogni parte del mondo in rappresentanza di oltre 180 mila religiosi, sono oltre 120. Rappresentano ordini e congregazioni impegnate nei più svariati servizi pastorali, dall’annuncio, alla promozione umana, missione, educazioni, cultura, teologia. “La nostra vita, – ha detto il presidente – intesa come testimonianza e missione, deve portare speranza, salvaguardia del creato, rinnovamento del mondo, pace e riconciliazione, libertà. Ciò è possibile a condizione di porre al centro l’uomo e la sua dignità, di aprire le porte alla partecipazione nelle strutture della società, di educare alla diversità, all’accoglienza”.Nel suo discorso, il presidente dell’Unione dei Superiori Generali ha espresso l’attenzione che i religiosi hanno per gli eventi che riguardano i popoli, specie quelli dominati da regimi autocratici. “Le attese di cambiamento, le aspirazioni e gli ideali degli uomini e delle donne del nostro tempo – ha detto – non possono essere nè procrastinati e meno che meno traditi o sequestrati da coloro che vorrebbero ad ogni costo mantenere il potere o impiantare nuovi regimi, sotto il pretesto di cura della stabilità sociale”. P. Chávez Villanueva ha quindi tracciato un collegamento tra la teologia della vita consacrata e l’azione nel mondo dei religiosi. “Sempre di più il nostro amore al creato e alla storia – ha affermato – come espressione del nostro amore a Dio e all’umanità, deve cercare di toccare il cuore della cultura e trasformarla con l’energia del Vangelo. La vita consacrata è cosciente – ha aggiunto – di avere una specifica missione, come manifestazione dell’amore di Dio per gli uomini e le donne del mondo”. Ha quindi sottolineato che ai religiosi “non interessa tanto il recupero di spazi sociali ed ecclesiali, occupati nel passato come servizio alla Chiesa e alla società, e il conseguente riconoscimento pubblico, quanto piuttosto la fedeltà alla identità carismatica della vita consacrata”.Sir