Vita Chiesa

Vaticano: Papa Francesco ha accettato la rinuncia di mons. Viganò da prefetto della Segreteria per la Comunicazione

“Dopo aver a lungo riflettuto e attentamente ponderate le motivazioni”, “rispetto la sua decisione e accolgo, non senza qualche fatica, le dimissioni da Prefetto”. Così Papa Francesco nella lettera di risposta alla rinuncia presentata da mons. Dario Edoardo Viganò a prefetto della Segreteria per la Comunicazione (SpC). “Le chiedo di proseguire restando presso il Dicastero, nominandola come Assessore per il Dicastero della comunicazione per poter dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto al progetto di riforma voluto dal Consiglio dei Cardinali, da me approvato e regolarmente condiviso. Riforma ormai giunta al tratto conclusivo con l’imminente fusione dell’Osservatore Romano all’interno dell’unico sistema comunicativo della Santa Sede e l’accorpamento della Tipografia Vaticana”, prosegue il Papa. “Il grande impegno profuso in questi anni nel nuovo Dicastero con lo stile di disponibile confronto e docilità che ha saputo mostrare tra i collaboratori e con gli organismi della Curia romana – conclude Francesco – ha reso evidente come la riforma della Chiesa non sia anzitutto un problema di organigrammi quanto piuttosto l’acquisizione di uno spirito di servizio”.

“In questi ultimi giorni – aveva scritto al Papa mons. Viganò – si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di là delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale. La ringrazio per l’accompagnamento paterno e saldo che mi ha offerto con generosità in questo tempo e per la rinnovata stima che ha voluto manifestarmi anche nel nostro ultimo incontro. Nel rispetto delle persone, però, che con me hanno lavorato in questi anni e per evitare che la mia persona possa in qualche modo ritardare, danneggiare o addirittura bloccare quanto già stabilito del Motu Proprio L’attuale contesto comunicativo del 27 giugno 2015, e soprattutto, per l’amore alla Chiesa e a Lei Santo Padre, Le chiedo di accogliere il mio desiderio di farmi in disparte rendendomi, se Lei lo desidera, disponibile a collaborare in altre modalità”. Credo che il “farmi in disparte”, aggiunge mons. Viganò, “sia per me occasione feconda di rinnovamento o, ricordando l’incontro di Gesù con Nicodemo (Gv 31,1), il tempo nel quale imparare a ‘rinascere dall’alto’”. Del resto, “non è la Chiesa dei ruoli che Lei ci ha insegnato ad amare e a vivere, ma quella del servizio, stile che da sempre ho cercato di vivere”.