Vita Chiesa

Vescovi calabresi: la ‘ndrangheta è negazione del Vangelo

Nel sottolineare la necessità di una Nota pastorale su questi temi, dopo le parole pronunciate lo scorso 21 giugno da Papa Francesco a Sibari, i presuli, nel comunicato finale dei lavori, ne anticipano le “linee progettuali” sottolineando che la Chiesa “tutta”, sin dagli anni Settanta, ha reso “esplicita la condanna delle mafie, accompagnata dall’invito al pentimento ed alla conversione evangelicamente intesa”. Molti gli interventi della stessa Conferenza episcopale calabra e di singoli vescovi. Tuttavia dal momento che “la questione mafiosa ha assunto nuovi riflessi” oggi, i vescovi calabresi sono “convinti dell’urgenza di un intervento ancora più chiaro e deciso: l’orologio della storia segna l’ora in cui – per la Chiesa – non è più solo questione di parlare di Cristo, quanto piuttosto di essere testimoni credibili di Cristo”. Ciò – sottolineano – dà ancora “più forza” al monito di Papa Francesco: “La mafia è dunque fuori dal Vangelo, dal cristianesimo, dalla Chiesa”.

Nella Nota pastorale che i vescovi calabresi diffonderanno nei prossimi mesi troveranno spazio indicazioni concrete che accompagnano scelte e prassi pastorali. “Sono indispensabili – scrivono – regolamenti più incisivi, che soprattutto prevedano una formazione cristiana vera e permanente”. Durante i lavori è stata espressa “con ferma chiarezza la condanna assoluta della ‘ndrangheta e di ogni altra organizzazione che si opponga ai valori del Vangelo: rispetto per la vita, la dignità di ogni persona e l’impegno per il perseguimento del bene comune”. Per la Cec l’atteggiamento pastorale che la Chiesa deve conservare e promuovere nei confronti di quanti appartengono a organizzazioni mafiose “va collocato nel quadro di quanto Papa Francesco ha affermato nel corso della visita ai detenuti di Castrovillari”. In quella circostanza, il Papa – ricordano i presuli – ha ribadito che “il carcere (anche quello a cui si devono sottomettere i criminali e gli aderenti a organizzazioni illegali) viene irrogato dalla società allo scopo dell’effettivo reinserimento nella società. Ne consegue che, come per qualsiasi peccatore, nei confronti anche di chi ha subito una condanna definitiva, la Chiesa deve svolgere la sua opera di accompagnamento verso la conversione”.

Le diocesi calabresi hanno già discusso nei loro sinodi o inserito nei Piani pastorali, gli “opportuni antidoti alle infiltrazioni criminali nelle genuine forme della devozione e pietà popolare. Bisogna continuare ad applicarli con tenacia, fin dal primo momento dell’adesione di fedeli a confraternite e organizzazioni di processioni popolari”. I presuli hanno quindi espresso “solidarietà” alle Chiese e ai vescovi di Oppido Mamertina-Palmi e Mileto-Nicotera-Tropea per i recenti episodi legati alle processioni. I lavori della Conferenza episcopale calabra si sono aperti con l’intervento del presidente, monsignor Salvatore Nunnari, che ha espresso, a nome di tutti i vescovi della Calabria, “il saluto più devoto e fraterno al Santo Padre Francesco, sottolineando la comune gratitudine dei pastori delle Chiese calabresi per l’indimenticabile visita nella diocesi di Cassano allo Ionio, e per il forte messaggio che -in quella circostanza- si è levato dal suo cuore sia per sostenere il cammino di conversione e di rinascita dei detenuti, sia per dare speranza ai giovani e a quanti si ritrovano feriti nella loro dignità per la mancanza di lavoro, sia, soprattutto, per esprimere il dolore della Chiesa per quanti – adorando il dio denaro ed esercitando una persistente e diabolica delinquenza – si pongono di fatto, con la loro pubblica e peccaminosa condotta di vita, fuori dalla comunità ecclesiale”.