Vita Chiesa

Vescovi toscani in Terra Santa per rilanciare i pellegrinaggi

«Come diceva Paolo VI, la Terra Santa è il quinto vangelo: permette di situarsi nella storia biblica e di cogliere ancor più la valenza storica dell’incarnazione e dello stare di Dio dentro il tempo degli uomini». In procinto di partire per la Terra Santa, il vescovo di Grosseto Rodolfo Cetoloni spiega le ragioni e le finalità del viaggio che compie assieme ad altri nove confratelli vescovi della Toscana, che dal 6 al 9 giugno saranno nei luoghi santi per gettare le basi di una ripresa vigorosa dei pellegrinaggi.

«Il pellegrinaggio in Terra Santa – commenta mons. Cetoloni – ha una valenza enorme per chi lo compie. È davvero ritornare alle fonti, alle radici della nostra esistenza cristiana. E come quando si ritorna nei luoghi dove siamo nati, respiriamo il senso di ciò che siamo, così per un cristiano è andare in Terra Santa: là tutti siamo nati e andando alle nostre radici, quei luoghi ci permettono di dare un’ossatura storica e antropologica alla nostra fede».

Come è nata l’idea di questa visita-pellegrinaggio dei vescovi toscani?

«Il motivo determinante è il calo, quasi il crollo, dei pellegrinaggi da parte degli italiani. Basti dire che lo scorso anno abbiamo assistito quasi ad un dimezzamento. Sono stato in Terra Santa alcuni giorni a marzo per registrare alcune meditazioni sui Vangeli della resurrezione, poi mandati in onda da Tv2000, e in quella circostanza sono stato avvicinato da tanti amici che mi hanno chiesto le ragioni dell’assenza di italiani. “Perché non venite più?”, hanno chiesto. È stata per me una stretta al cuore. Tornato in Italia, ne ho parlato all’interno della Conferenza Episcopale Toscana e ho ricevuto immediata risposta e attenzione da parte dei miei confratelli».

Perché si va molto meno in Terra Santa? È in crisi l’idea stessa del pellegrinaggio?

«Non credo. Le ragioni sono principalmente due: la paura e la crisi economica»

Come si superano?

«Noi Vescovi toscani compiamo questo viaggio proprio per sfatare soprattutto la paura. Non c’è motivo di averne, perché la situazione in Israele è molto calma da questo punto di vista. I santuari non sono mai stati toccati da nessuno né i pellegrini hanno mai avuto problemi. Nonostante la terza intifada o intifada dei coltelli, non ci sono stati effetti in tal senso sui pellegrini».

La crisi economica c’è, persiste. E’ un ostacolo forse più difficile da superare.

«Certamente. Noi vescovi viviamo tra la gente e sappiamo in quali difficoltà molte persone si dibattono. A chi, però, è nelle condizioni di fare qualche sacrificio o di risparmiare qualcosa per effettuare questo viaggio, dico: proviamoci! Otto o nove giorni in Terra Santa, tutto compreso, non costano più di altre vacanze. Ne vale la pena per le ragioni che ho già detto: lì c’è la fonte, l’origine della nostra vita di fede. Lì situiamo storicamente il nostro cammino di cristiani. Aggiungo che lì abbiamo il dono di avvicinarci in modo nuovo alla Parola di Dio, perché guide ben preparate non sanno solo fornire dati storici o archeologici, ma conoscono la Bibbia e cercano di far innamorare della Scrittura i pellegrini, in modo che tornando ognuno possa continuare il suo cammino di conoscenza culturale, spirituale e di fede attraverso la Parola, che è la risonanza continua di quelle terre, sintesi della bellezza e della drammaticità della storia umana. Anche un tuffo breve di pochi giorni permette di comprendere tutto questo».

Come è organizzato il viaggio?

«Andremo per incontrare le istituzioni e la gente. I tempi di pellegrinaggio saranno, quindi, molto brevi. Arriveremo a Nazareth dove incontreremo monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, Vescovo Ausiliare e Vicario Patriarcale per Israele. Alloggeremo nelle strutture di Casa Nova, vicinissime ai santuari. Saremo accolti a costo zero, come gesto di gratitudine della Custodia verso i vescovi toscani. Da Nazareth ci sposteremo, poi, a Gerusalemme dove potremo celebrare la Messa al Santo Sepolcro o al Calvario e incontreremo il patriarca uscente o un suo ausiliare, il nuovo custode di Terra Santa che proprio in quei giorni farà il suo ingresso ufficiale e alcune autorità civili. Il fatto che un cardinale e 9 vescovi si rechino in visita ufficiale in Terra Santa è stato subito percepito come un evento importante e il parroco di Gerusalemme padre Ibrahim Faltas sta lavorando per farci incontrare con due personalità di primissimo livello sia israeliane che palestinesi. Incontreremo, inoltre, operatori dei pellegrinaggi per avere dati attuali. Ci sposteremo, quindi, a Betlemme dove ci attendono il sindaco Vera Baboun, il ministro del turismo palestinese, la fondazione Giovanni Paolo II che ha lì la sua sede principale e che probabilmente offrirà una cena ufficiale col Nunzio Apostolico e con le autorità locali per ascoltare e, allo stesso tempo, capire cosa noi possiamo e pensiamo di voler fare per dare un input nuovo ai pellegrinaggi».

Da questo punto di vista avete già dato vita ad un coordinamento. È così?

«Si. Dato che la voglia di andare in Terra Santa c’è, ma speso è scoraggiata dal fatto che non si riescono a costituire gruppi di 35-40 persone, abbiamo chiesto agli uffici pastorali della diocesi di Fiesole di fare da coordinamento, mentre le diocesi si impegnano ad informare sui pellegrinaggi attualmente in cantiere, così da facilitare le aggregazioni tra pellegrini di diocesi vicine».

Questo vostro viaggio ha anche lo scopo di non far calare l’attenzione sui cristiani di Terra Santa?

«Certamente. I vescovi toscani hanno da sempre questa cura e questa sensibilità, ma occorre rimotivare e coinvolgere le nostre comunità cristiane a non dimenticare la Terra Santa. Partiamo, dunque, anche con lo scopo di portare un po’ di aiuti ai fratelli cristiani, non solo di tipo economico, ma anche affettivo, perché non abbiano la percezione di essere dimenticati o lasciati soli di fronte alle difficoltà. Purtroppo anche l’attenzione dei grandi media è più spostata su altre aree del medioriente, mentre anche in Terra Santa occorre tenere accesa la luce dell’attenzione e della fraternità. Assieme alla delegazione di Vescovi, sarà con noi anche il giornalista Walter Daviddi che documenterà il viaggio. Ci danno una grande mano Toscana Oggi e la fondazione Giovanni Paolo II. Tutto il materiale che potremo raccogliere lo metteremo a disposizione dei nostri media cattolici toscani e di chi ne farà richiesta».