Vita Chiesa

Volontariato Vincenziano, la carità ha radici profonde

di Tommaso Strambi«Nella carità le radici del futuro». Su questo tema, lo scorso fine settimana a Viareggio, si sono confrontati i partecipanti all’undicesimo congresso nazionale dei Gruppi di volontariato vincenziani, eredi delle «Dame di Carità», fondate, San Vincenzo de’ Paoli nel 1617. Un tema da analizzare alla luce dei cambiamenti in atto nella società moderna, ma anche un progetto di vita da condividere proprio con «gli ultimi», così come indicato quattro secoli fa dal Santo dei Poveri. Del resto, oggi come allora, i membri dei Gruppi di volontariato vincenziano continuano a fare della visita nella casa dei loro ‘assistiti’ la cifra del proprio operare. Anche se non l’unica. Gli undicimila soci presenti in tutte le regioni della Penisola, infatti, gestiscono oltre cinquanta tra centri di assistenza per ragazze madri, immigrati, anziani e minori.

Un impegno che però non può prescindere dalla formazione, come riconosce la presidente nazionale dei Gvv, Silvia Viterbo De Jaco. «Da qualche anno – spiega – stiamo dedicando un’attenzione particolare alla formazione. È la scommessa di arrivare ad affiancare al lato pratico della nostra attività anche una maggiore consapevolezza. Con un’attenzione alle normative sul volontariato, al modo di porsi davanti alle persone che incontriamo. Ma soprattutto alle motivazioni e alla spiritualità del nostro servizio». A questo percorso, che si può definire più interno, istituzionale, si accompagna quello di confronto con l’esterno, con la società civile, con gli stessi «assistiti».

«Di fronte all’evolversi dei nuovi tipi di povertà e di volontariato – afferma Maria Cristina Fossi, presidente dei Gruppi di volontariato vincenziano toscani – vogliamo stimolare il valore della carità e della gratuità in senso evangelico. C’è poca chiarezza nel mondo delle associazioni del volontariato; tanta gente non ha capito il nuovo tipo di povertà, come i tanti extracomunitari presenti in Italia. Nello stesso tempo, vogliamo indicare alla persona cui offriamo la nostra azione qual è la sua reale condizione di difficoltà e come può fare per affrontarla e superarla. Con il nostro aiuto, ma anche e, soprattutto, con le sue forze».

Ad aiutare nella riflessione i volontari vincenziani sono arrivati a Viareggio il direttore della Caritas Italiana don Vittorio Nozza, la teologa Ina Siviglia Sammartino, l’economista Stefano Zamagni, la presidente dell’Aic (l’associazione internazionale che riunisce gli organismi di volontariato vincenziano di 58 Paesi) Anne Sturm. Mentre, dopo le conclusioni della presidente nazionale Silvia Viterbo De Jaco, la sintesi dei quattro giorni di lavori è stata fatta dal Vescovo di Pescia, monsignor Giovanni De Vivo, presidente della consulta regionale delle aggregazioni laicali della Toscana, che ha presieduto la celebrazione eucaristica conclusiva, «fulcro e fonte di ogni nostra azione» evidenziano le responsabili dei Gruppi di volonariato vincenziano.