Vita Chiesa

XX GMG: VEGLIA CON I GIOVANI. BENEDETTO XVI, NON SONO LE IDEOLOGIE CHE SALVANO IL MONDO, MA SOLO IL VOLGERSI A DIO

Giungendo alla capanna di Betlemme, i Magi completano il loro “cammino esteriore”, sono “giunti alla meta. Ma a questo punto per loro comincia un nuovo cammino, un pellegrinaggio interiore che cambia tutta la loro vita”. Ha preso le mosse dalla pagina del Vangelo di Matteo che racconta la visita dei saggi dell’Oriente a Gesù, la riflessione di Benedetto XVI (testo integrale), questa sera, alla veglia con i giovani della XX Gmg, nella spianata di Marienfeld presso Colonia. “Il nuovo Re, davanti al quale si erano prostrati in adorazione – ha proseguito il Papa – si differenziava molto dalla loro attesa. Così dovevano imparare che Dio è diverso da come noi di solito lo immaginiamo. Qui cominciò il loro cammino interiore”. “Dovevano cambiare la loro idea sul potere, su Dio e sull’uomo e, facendo questo, dovevano anche cambiare se stessi”. Infatti “il modo di agire di Dio è diverso da come noi lo immaginiamo”. Dio, ha spiegato Papa Ratzinger, “in questo mondo non entra in concorrenza con le forme terrene del potere, non contrappone le sue divisioni ad altre divisioni”. Egli, piuttosto, “contrappone al potere rumoroso e prepotente di questo mondo il potere inerme dell’amore, che sulla croce – e poi sempre di nuovo nel corso della storia – soccombe, e tuttavia costituisce la cosa nuova, divina che poi si oppone all’ingiustizia e instaura il Regno di Dio”. I Magi, dunque, “ora imparano che devono donare se stessi”, “devono diventare uomini della verità, del diritto, della bontà, del perdono, della misericordia”.

“I Magi sono soltanto i primi di una lunga processione di uomini e donne che nella loro vita hanno costantemente cercato con lo sguardo la stella di Dio”, ha continuato Benedetto XVI, a Marienfeld, dinanzi ai giovani della Gmg. “È la grande schiera dei santi, noti o sconosciuti, mediante i quali il Signore, lungo la storia, ha aperto davanti a noi il Vangelo e ne ha sfogliato le pagine”. Il Pontefice ha ricordato il grande numero dei beati e dei santi che Giovanni Paolo II ha indicato ai cristiani quali esempi da imitare. Essi “sono stati persone che non hanno cercato ostinatamente la propria felicità, ma semplicemente hanno voluto donarsi, perché sono state raggiunte dalla luce di Cristo” e “ci indicano la strada per diventare felici” ed “essere persone veramente umane”. “Nelle vicende della storia sono stati essi i veri riformatori che tante volte l’hanno risollevata dalle valli oscure nelle quali è sempre nuovamente in pericolo di sprofondare; essi l’hanno sempre nuovamente illuminata”. Il Papa ha citato, fra gli altri, Benedetto, Francesco d’Assisi, Teresa d’Avila, Ignazio di Loyola, Carlo Borromeo, nonché Massimiliano Kolbe, Edith Stein, madre Teresa, padre Pio. “Contemplando queste figure impariamo che cosa significa “adorare” e che cosa vuol dire vivere secondo la misura del bambino di Betlemme, secondo la misura di Gesù Cristo e di Dio stesso”.

“I santi – ha proseguito il Papa nella sua riflessione a Marienfeld – sono i veri riformatori. Ora vorrei esprimerlo in modo ancora più radicale: solo dai santi, solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo”. Nel Novecento “abbiamo vissuto le rivoluzioni, il cui programma comune era di non attendere più l’intervento di Dio, ma di prendere totalmente nelle proprie mani il destino del mondo. E abbiamo visto che, con ciò, sempre un punto di vista umano e parziale veniva preso come misura assoluta d’orientamento. L’assolutizzazione di ciò che non è assoluto ma relativo si chiama totalitarismo. Non libera l’uomo, ma gli toglie la sua dignità e lo schiavizza. Non sono le ideologie che salvano il mondo, ma soltanto il volgersi al Dio vivente”. Benedetto XVI, che si è rivolto ai giovani chiamandoli “cari amici”, ha quindi ammonito: “Sono molti coloro che parlano di Dio; nel nome di Dio si predica anche l’odio e si esercita la violenza. Perciò è importante scoprire il vero volto di Dio. I Magi dell’Oriente l’hanno trovato, quando si sono prostrati davanti al bambino di Betlemme”. In Gesù Cristo “è comparso il vero volto di Dio”. Ciò significa “che non ci costruiamo un Dio privato, un Gesù privato, ma che crediamo e ci prostriamo davanti a quel Gesù che ci viene mostrato dalle Sacre Scritture e che nella grande processione dei fedeli chiamata Chiesa si rivela vivente, sempre con noi e al tempo stesso sempre davanti a noi”.

“Si può criticare molto la Chiesa – ha detto ancora il Papa verso la conclusione del discorso alla veglia di questa sera a Marienfeld -. Noi lo sappiamo, e il Signore stesso ce l’ha detto: essa è una rete con dei pesci buoni e dei pesci cattivi, un campo con il grano e la zizzania”. E subito dopo: “In fondo è consolante il fatto che esista la zizzania nella Chiesa. Così, con tutti i nostri difetti possiamo tuttavia sperare di trovarci ancora nella sequela di Gesù, che ha chiamato proprio i peccatori. La Chiesa è come una famiglia umana, ma è anche allo stesso tempo la grande famiglia di Dio, mediante la quale egli forma uno spazio di comunione e di unità attraverso tutti i continenti, le culture e le nazioni. Perciò siamo lieti di appartenere a questa grande famiglia; siamo lieti di avere fratelli e amici in tutto il mondo. Lo sperimentiamo proprio qui a Colonia quanto sia bello appartenere a una famiglia vasta come il mondo, che comprende il cielo e la terra, il passato, il presente e il futuro e tutte le parti della terra. In questa grande comitiva di pellegrini camminiamo insieme con Cristo, camminiamo con la stella che illumina la storia”.Sir

I discorsi per la XX Gmg a Colonia

La veglia a Marienfeld