Arte & Mostre

Il volo di Giotto e la chiesa delle sorprese

di Nereo LiveraniAlla periferia di levante di Firenze, a pochi passi dal viale Europa o dai giardini di Piazza Francia si entra nella vecchia via di Badia a Ripoli fino a raggiungere il parco e il castello del Bisarno. Accanto, contornata di ulivi e di alberi da frutto, c’è San Pietro in Palco affidata alla comunità parrocchiale di San Bartolomeo in Badia a Ripoli. Domenica 28 marzo la piccola chiesa sarà riaperta al pubblico dopo nuovi restauri e una settimana prima, il 21, una cappella sarà inaugurata nella vicina Casa di riposo.L’aspetto esterno è di grande semplicità, all’interno la visita è un’escursione nella storia dell’arte fiorentina ma anche del Cristianesimo. A buon motivo la parrocchia di Badia a Ripoli ha voluto qua istituire un Centro di preghiera e di adorazione quotidiana del Santissimo Sacramento.

Il recente restauro della raffinata decorazione settecentesca ha fatto un prodigio che pareva fino ad oggi impossibile: armonizza in una visione luminosa e serena l’architettura di fondazione romanica, diventata gotica e infine quasi neoclassica I restauri sono stati promossi dalla Comunità parrocchiale di Badia a Ripoli, con la direzione della dottoressa Maria Matilde Sìmari, della soprintendenza ai monumenti e dell’architetto Giuseppe Brachetti. Il restauro è stato affidato ad «Artemisia restauri», di Laura Lanciotti e a Barbara Geroni. È difficile immaginare la fatica dei lavori, alla sommità dei ponteggi, con le continue scoperte che facevano aumentare difficoltà e costi. Ai contributi della comunità si sono aggiunti quelli della Fondazione della Cassa di Risparmio di Firenze.

Forse apparteneva alla famiglia dei fondatori quella Adelaisa degli Uberti che nel 1003 sottoscrisse il primo documento storico che riguarda San Piero in Palco ed il Bisarno Tre chiese nel Pian di Ripoli sono state dedicate a San Pietro. La prima fu la Pieve a Ripoli. Poi un nuovo popolo costruì una sua chiesa, pure dedicata a San Pietro, che con espressione longobarda fu chiamata «in Palco», sul rilievo dominante il ramo principale dell’Arno e quello avventizio detto Bisarno. E questa fu detta affettuosamente «San Pierino» quando nel secolo scorso anche la moderna parrocchiale di piazza Elia Dalla Costa ebbe il nome di San Pietro.

Come in altre chiese fiorentine in altri tempi anche le più antiche opere d’arte di San Pierino furono nascoste sotto una mano di intonaco. All’inizio del secolo scorso Roberto Salvini pubblicò un volto di Angelo scoperto nell’abside e dopo una campagna di restauri circa trent’anni fa Umberto Baldini poté scrivere che erano ricomparsi i frammenti databili alla più antica pittura fiorentina. L’opera più remota è la parziale sinopia di una «Misericordia», la Madonna che protegge col manto i patroni della chiesa. Per altre opere successive, come una storia di San Francesco con un Angelo Crucifero in arditissima prospettiva, è certa la scuola di Giotto. Il sommo pittore era amico dei Bardi, allora proprietari del vicino castello del Bisarno e tanto basta per rinvigorire tante leggende, come quella su una tavola per ora assente in chiesa dopo i restauri. Nel Pian di Ripoli passarono eserciti e alluvioni. Una lapide nella chiesa reca una data: il 1360. Allora la chiesa fu ricostruita in forme gotiche ed ebbe gli affreschi della scuola di Taddeo Gaddi e del figlio Agnolo, gli eredi di Giotto. Il professor Miklos Boskovits ha indicato alcuni nomi: Stefano Fiorentino, Giovanni del Biondo, Pietro Nelli.

Sul Bisarno si accamparono gli Spagnoli nel 1530 e ancora nel 1735. Non si sa esattamente per quale motivo, certo è che col tempo l’aspetto della chiesa mutò. Dopo il Rinascimento e dopo il Manierismo la pittura fiorentina si rinnovava e recuperava fermenti religiosi. Ecco ancora quattro opere temi di meditazione e meraviglie d’arte: «Maria in Gloria» di Santi di Tito, «La Concezione di Maria» di Alessandro Allori, lo «Sposalizio» dei Curradi, e la «Madonna» di Francesco Gambacciani.

Intorno al 1777 la cupoletta interna ebbe la sua nuova decorazione. Nella cupoletta interna gli autori della decorazione (Gaetano Masoni e Cipriano Lensi, se le indicazioni saranno confermate) dipinsero un gioco aereo di architetture quasi monocrome con un volo di Angeli nel cielo dove già è assunta Maria. Allora furono aperti pure i finestroni e nessuno vide che nell’intonaco si nascondevano gli affreschi del Trecento.