Arte & Mostre

Mina Gregori, la signora del Caravaggio

di Antonio Lovascio

Con le sue mai morbide grida di allarme è stata in questi anni una «coscienza critica» che coraggiosamente si è battuta per la salvaguardia dei monumenti fiorentini (vi ricordate i danneggiamenti al Biancone ed alla Loggia dei Lanzi, in Piazza Signoria?) e contro il degrado ambientale in Toscana. Ma soprattutto con studi, ricerche, saggi e volumi – seguendo l’esempio del suo grande maestro Roberto Longhi – ha contribuito a proiettare il Caravaggio nella modernità. A rivalutarlo dopo che era stato dimenticato post-mortem fino al Novecento, quando è diventato quasi una sorta di Superstar. A farlo amare dai nostri contemporanei come lo apprezzavano i Medici, soprattutto Cosimo II ispirato dal card. Del Monte, suo grande protettore. Ora la storica dell’arte Mina Gregori (considerata uno dei massimi esperti a livello internazionale di Michelangelo Merisi e dei pittori del Cinquecento-Seicento), ha un progetto che vorrebbe veder realizzato: organizzare a Firenze una mostra delle opere di Caravaggio e dei caravaggeschi presenti in Toscana, strutturata scientificamente. Per completare il ciclo delle grandi rassegne ospitate all’ombra del Cupolone nel 2010.

Nei suoi libri, nelle conferenze che ancora tiene in tutto il mondo nonostante i suoi 88 anni (li compirà il 7 marzo) portati comunque con signorile eleganza e un’invidiabile energia, negli incontri con studiosi e laureandi che a Villa «Il Tasso» arrivano da tutti i Continenti, non si stanca di ripetere che «del Caravaggio c’è ancora molto da scoprire», anche se ora sappiamo come dipingeva: «Il Caravaggio è un pittore molto difficile, perché si serviva di procedimenti esecutivi innovativi, che sono quelli che fanno di lui il primo pittore “moderno”», puntualizza.

Proprio grazie a Roberto Longhi ed a Mina Gregori si sono aperti nuovi orizzonti nella lettura delle opere merusiane. È un percorso avviato nel 1991-92, con l’esposizione di Firenze e Roma dedicata al maestro, curata proprio dalla storica padano-fiorentina, che ha spiegato attraverso radiografie dei dipinti il metodo di lavoro dell’artista. Fu il primo passo per capire che Caravaggio non disegnava il soggetto sulla tela, ma dipingeva su un fondo scuro su cui abbozzava degli «schizzi» con la biacca. Al contempo, facendo quasi delle incisioni, segnava la posizione delle figure con la punta del manico del pennello. Per aver regalato agli studiosi nuove certezze, la Fondazione Longhi sotto la guida di questa dinamica e prestigiosa accademica, con le sue iniziative ed Eventi è diventata un autorevole «crocevia dell’arte», nella bella villa sulla collina di via Benedetto Fortini che la scrittrice Anna Banti nel 1971 ha destinato al ricordo del marito, Roberto Longhi. Proprio a «Il Tasso» con Mina Gregori parliamo non solo di Caravaggio, ma di come Firenze e la Toscana trattano la Cultura e l’arte in questi tempi grigi.

Professoressa Gregori, Firenze richiama milioni di turisti per le opere esposte agli Uffizi, all’Accademia, a Pitti. Ma ci sono altri capolavori che meritano di essere ammirati. Quali percorsi artistici alternativi offre la nostra regione, anche nei centri minori?

«Firenze, oltre a quelli esposti nei grandi musei, offre altri capolavori nelle numerose chiese, quasi sempre chiuse o aperte con orari ridotti. Stiamo elaborando una serie di pubblicazioni per renderle note. E così si dica degli itinerari che si irradiano da Firenze verso le città ed i più importanti luoghi d’arte della Toscana».

Nei momenti di crisi a farne le spese solitamente è la Cultura. Tagli pesanti alla Scuola, all’Università, alla ricerca, ma pure per gli Eventi. Che stagione si prospetta qui in Toscana ? Ha qualche mostra da consigliare agli amanti della pittura?

«Quanto ai tagli pesanti, io esorto gli studiosi e soprattutto i giovani a non abbandonare le loro ricerche, che non sempre hanno bisogno di sostenuti finanziamenti. Quanto alle mostre da vedere, Firenze presenta le “Stanze dei Tesori” in alcuni musei a partire da Palazzo Medici Riccardi e le nuove sale dei Pittori Stranieri agli Uffizi. Al Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore si può vedere la mostra a ricordo del cardinale Elia della Costa con opere di Antonio Berti, Oskar Kokoschka e Luciano Guarnieri e alla Galleria Falsetti in Lungarno Guicciardini la mostra della Neometafisica, Giorgio de Chirico e Andy Warhol».

Credo che anche la Fondazione Roberto Longhi abbia gli stessi problemi delle altre istituzioni culturali. Nel 2012 cosa caratterizzerà la vostra attività?

«La nostra Fondazione attraversa anch’essa un periodo di difficoltà per il suo funzionamento. Ma si resiste con progetti ricchi di contenuti, in particolare con conferenze su temi dal Medio Evo all’attualità, presentazioni di libri, e dibattiti sulle mostre. E non mancano gli esercizi di lettura e di attribuzione tenuti da vari studiosi e molto richiesti e apprezzati dai borsisti. La Fondazione Longhi ha un ruolo importante svolgendo un’attività di eccellenza in favore di scelti giovani studiosi a cui offre ogni anno l’opportunità di utilizzare anche gli straordinari strumenti di ricerca che Firenze propone».

Villa «Il Tasso» è un buon supporto per le tre Università toscane e gli altri atenei italiani. Avete richieste formative anche dall’estero?

«La Fondazione Roberto Longhi svolge un ruolo come sede di attività didattiche post-universitarie. Il suo carattere consente un dinamismo di tematiche e di persone che forse le strutture universitarie non possono avere. Anche dall’estero ci vengono docenti che portano esperienze diverse. Meno rilevante è la presenza di borsisti stranieri perché l’importo delle borse la rende difficile».

Seguendo l’esempio del suo Maestro Roberto Longhi, ha dedicato gli studi più importanti al Caravaggio. Firenze, dopo Roma, è la seconda città «caravaggesca» per dipinti conservati. Lei ha fatto sicuramente molto per far conoscere la figura e l’arte di Michelangelo Merisi. Ma il capoluogo e tutta la regione possono fare qualcosa in più per valorizzare ulteriormente le opere del genio bergamasco, che tanto piaceva ai Medici ed è morto proprio in terra toscana, sulla spiaggia di Porto Ercole?

«Sarebbe opportuno e interessante organizzare a Firenze la presentazione delle opere in Toscana del Caravaggio e dei caravaggeschi in una mostra strutturata scientificamente, dopo il successo delle rassegne organizzate nel 2010, in occasione del quarto centenario della morte, in un percorso suggestivo tra Villa Bardini, la Galleria Palatina e gli Uffizi. Quella allestita a Villa Bardini era nata proprio dalla considerazione che per parlare di Caravaggio a Firenze occorreva dapprima passare attraverso Longhi, assiduo studioso dell’artista per tutta la vita».

Caravaggio, artista sregolato e per alcuni critici «maledetto» con il suo realismo intenso ed esasperato, è ancor oggi preso come punto di riferimento quando si vuole avviare una riflessione sul rapporto tra arte e fede. Quali segni possiamo trarre oggi dalla religiosità di Merisi?

«Il rapporto tra arte e fede nell’opera del Caravaggio è ben lontano dall’essere approfondito. Le prevalenti letture “laiche” del Merisi hanno ritardato questo approccio, che non si può evitare se si considera che, dopo le prime mezze figure e scene di genere giovanili, nel resto della sua breve vita il Caravaggio ha dipinto solo soggetti religiosi».

C’è qui in Toscana qualche opera discussa che lei ritiene di Caravaggio?

«Un’opera non accettata da tutti, ma indiscutibilmente del Caravaggio, e che dà un ulteriore contributo alla sua conoscenza, è la “Coronazione di spine” conservata nella Galleria degli Alberti a Prato, sede della Banca Popolare di Vicenza. Caravaggio ha sempre avuto problemi di attribuzione, di lettura delle sue opere. Non abbiamo uno stile di riferimento perché il suo primo approccio era direttamente con la realtà del modello, della luce. Nel tempo abbiamo cercato di vedere come dipingeva, cioè un aspetto di carattere esecutivo. È quello che ci permette di garantire l’autenticità di un’opera di Caravaggio, di distinguere tra originali e copie».

In questi anni ha onorato la sua appartenenza all’Accademia dei Lincei ed a «Italia Nostra» con denunce sul degrado del paesaggio toscano. Nelle sue battaglie ambientaliste si è schierata ad esempio contro la tramvia fiorentina. Perché è ancora contraria a questo progetto di modernizzazione?

«La tranvia è un’installazione che impone dei cambiamenti decisivi nella rete viaria tradizionale. Perciò va studiata con grande attenzione. Quanto al mio intervento, mi sono limitata a denunciare il passaggio accanto al Battistero, e la mia reazione ha trovato subito un vasto consenso».

I tesori di villa «Il tasso» e quattro storiche di razza padanaVilla «Il Tasso» non è un freddo museo, ma un Cenacolo-Laboratorio pulsante della ricerca storico-artistica. Oltre 400 opere esposte in 14 sale, che vanno dal Quattrocento al Novecento. Una Biblioteca che comprende 36 mila volumi, soprattutto cataloghi d’arte e libri rari, saggi di critica e monografie dei più famosi artisti. Un archivio con oltre 25 mila documenti. Una fototeca che raggruppa 60 mila immagini e 1.400.000 microfisches della Witt Library, alcune anche di opere perdute. Un vero e proprio percorso della memoria dai primi studi di Roberto Longhi all’inizio del Novecento fino al 1970, anno in cui è morto, raccomandando alla moglie – la scrittrice Anna Banti – di raccogliere in una Fondazione l’inestimabile patrimonio culturale da utilizzare per le «nuove generazioni». I giovani infatti erano sempre in cima ai suoi pensieri. Ha avuto, tra l’altro allievi illustri: con lui ha discusso la tesi di laurea in storia dell’arte medioevale il poeta e regista Pier Paolo Pasolini.

Negli ultimi anni la Fondazione presieduta dalla professoressa Mina Gregori ha ulteriormente sviluppato il lascito del grande critico d’arte. Istituendo borse di studio per laureandi o laureati che propongono nuove ricerche, suggellate da convegni (hanno in prevalenza carattere di confronto internazionale e interdisciplinare) o lezioni, poi pubblicati negli atti e conservati nell’archivio. Inoltre organizza mostre d’arte e conferenze per approfondire le analisi e la valorizzazione di opere ritrovate o finora poco conosciute.

Possiamo ben dire che Mina Gregori, allieva prediletta ed erede di Roberto Longhi (lo ha conosciuto frequentando l’Università di Bologna), fiorentina di adozione ma cremonese di nascita, appartenga ad una famiglia – la Gregori-Bandera – tutta dedita alla storia dell’arte, che si è espressa ai massimi livelli tra Firenze, la città del Torrazzo, Milano ed il Piemonte. Mina, la più celebre, per anni docente all’Università di Firenze (qui vive dagli Anni Sessanta e ogni giorno che passa lascia la sua solida impronta) ha condiviso la passione per la critica con la sorella Luisa, purtroppo scomparsa, insegnante ed autrice di saggi sul restauro del legno antico, molto apprezzata anche in Toscana dove negli Anni Novanta ha tenuto numerose lezioni e conferenze. Passione poi trasmessa a Maria Cristina e Sandrina, figlie di Luisa ed Ercole, grande professionista ed uomo di sport che ho conosciuto e stimato nei miei anni giovanili cremonesi. La prima ha seguito «zia Mina» a Firenze e da anni dirige la Fondazione Longhi, per la quale cura anche l’allestimento di importanti mostre in altre regioni: significative quella itinerante su Giorgio Morandi che ha toccato diverse città italiane e la rassegna dedicata a Carlo Carrà che si terrà da fine ottobre a gennaio 2013 ad Alba, promossa dalla Fondazione Ferrero e dalla Regione Piemonte. Sandrina, invece, è Soprintendente per i beni storico-artistici di Milano e di gran parte delle province lombarde, nonché direttrice della Pinacoteca di Brera. Insomma a Firenze e in Lombardia l’arte è sicuramente in buone mani.