Arte & Mostre

Prorogata al 6 gennaio 2019 la mostra «Nel segno di Leonardo» al Castello di Poppi in Casentino

Al centro di un emozionante allestimento multimediale ad alta tecnologia è esposto uno dei dipinti più celebri e «contesi» dell’arte italiana del Cinquecento. Un approccio tutt’altro che convenzionale, un emozionante racconto in presa diretta con l’arte leonardesca con proiezioni HD di disegni leonardiani, una camera immersiva e l’utilizzo di ologrammi dei personaggi con il genio da Vinci a fare da guida nel percorso espositivo.

L’opera, illegalmente esportata dall’Italia, dopo una lunga peregrinazione fra Germania, Stati Uniti, Giappone e Svizzera, nel 2012 è rientrata miracolosamente nel nostro paese con tutti gli onori. Tanto da essere esposta in prima istanza al Palazzo dei Quirinale (27 novembre del 2012 – 13 gennaio 2013) e due anni dopo alla mostra Memorie di capolavori di Leonardo allestita nella sala delle Carte Geografiche agli Uffizi (24 marzo – 29 giugno 2014).

Contesa in passato fra il sultano del Brunei e il fondatore della Microsoft, Bill Gates, la Tavola Doria è un dipinto a olio su tavola, di forte impatto e suggestione, che misura 86×110 centimetri. Raffigura la Lotta per lo stendardo, la scena centrale della Battaglia di Anghiari, il leggendario affresco di Leonardo (andato perduto) nella parete destra del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, che secondo il programma originale della decorazione avrebbe dovuto illustrare il sanguinoso scontro che il 29 giugno del 1440 ad Anghiari mise di fronte l’esercito dei Visconti, duchi di Milano ed una coalizione composta da truppe fiorentine, pontificie e veneziane.

L’opera, proveniente dalla collezione Doria D’Angri di Napoli, passò nel 1940 nelle mani del nobile genovese Giovanni Nicolo’ De Ferrari. Da allora se ne persero le tracce fino a quando nel 2009 il Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale la ritrovarono in un caveau al Porto Franco di Ginevra. Trenta anni di indagini e due di una caccia serrata. Nel 1992 venne acquistata dal Tokyo Fuji Art Museum. Nel 2012 è stata restituita all’Italia che ha concesso all’istituzione giapponese per 25 anni (fino al 2037), di poterla avere in prestito, con l’alternanza di 2 anni in Italia e di 4 in Giappone. Il dipinto è rientrato in Italia a seguito di un accordo di cooperazione internazionale tra il Tokyo Fuji Art Museum e il Mibac.

Al centro della scena, partendo da destra sono raffigurati i due combattenti della coalizione, Pietro Giampaolo Orsini e Ludovico Scarampo Mezzarota mentre lottano per strappare lo stendardo visconteo ai nemici. Sul lato opposto Francesco e Niccolò Piccinino tenta a colpi di spada di difendere il possesso del vessillo. Lo scontro è violento, furioso, amplificato acusticamente dai cavalli che cozzano i musi l’un contro l’altro, tanto che Vasari parla di un «groppo di cavalli!», cioè un viluppo di animali e cavalieri. La lotta si fa serrata anche fra i cavalieri a terra, come documenta a destra l’uomo raffigurato sotto le zampe del cavallo, detto «bozzolo».

Si tratta della più importante per quanto martoriata testimonianza pittorica di quella che il Cellini definì la «scuola del mondo», il celebre dipinto murale affidato a Leonardo nel maggio del 1504 per il cui cartone preparatorio  egli ricevette un compenso ragguardevole di 35 fiorini e altri 15 al mese per terminare in fretta l’opera – era ben noto come l’artista, impegnato in quegli anni su più fronti, fosse refrattario alle scadenze la chiusura dei suoi lavori.

La Tavola Doria, la cui paternità in passato è stata a lungo contesa fra Leonardo e un pittore fiorentino della prima metà del Cinquecento, viene esposta al Castello di Poppi con l’attribuzione a Francesco Morandini, detto il Poppi, avanzata dal professor Alexander Louis Waldman del Dipartimento di Arte e Storia dell’Università di Austin (Texas), noto conoscitore di arte toscana e Accademico d’Onore dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze.

Nato a Poppi nel 1544 e morto a Firenze nel 1597, il Morandini fu uno degli artisti attivi nella decorazione del celebre Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio. Fu altresì autore di altre importanti opere a Firenze, Prato, Roma ed a Poppi, dove è documentato fra il 1575 e il 1576 e dopo il 1584 con importanti commesse come la chiesa dell’Annunziata delle Monache Camaldolesi e per altri centri del Casentino.

L’occasione è ghiotta per gli appassionati di un turismo slow e per i turisti in giro in Toscana per visitare questa estate una delle più belle vallate della Toscana, terra di monasteri (La Verna, Camaldoli) e di castelli feudali (Castello di Poppi, Porciano, Romena, Castel San Niccolò), di emozionanti itinerari nel Parco delle Foreste Casentinesi e di buon cibo. «La mostra – dichiarano gli organizzatori – è stata visitata da oltre 18.000 visitatori provenienti da tutta Italia e dall’estero, specie dai paesi del nord Europa. Ci auguriamo che in questi mesi, complice anche le festività natalizie, si possa superare quota 35.000 presenze, tenuto conto anche delle numerose prenotazioni di visite guidate ricevute in queste settimane da parte di associazioni, gruppi turistici e scuole». Fino a domenica 4 novembre aperto tutti i giorni dalle 10 alle 17. Dal 5 novembre fino a Natale: aperto giovedì/venerdì/sabato e domenica dalle 10 alle 17 (tutti i giorni su prenotazione gruppi).Curatrice della mostra e del catalogo (Edizioni Polistampa): Alberta Piroci Branciaroli.Biglietto d’ingresso: euro 7 – Ridotto euro 4. Soci Unicoop Firenze: euro 5.Info: 0575-520516 / info@castellodipoppi.it