Arte & Mostre

UFFIZI, ARCHIVIO DIGITALE PER 1300 CAPOLAVORI

Firenze e Tokyo unite in nome della cultura. È frutto della tecnologia italo-giapponese il progetto Daddi, un innovativo sistema digitale che ha permesso l’acquisizione informatica di 1.300 opere d’arte della Galleria degli Uffizi, le cui immagini sono state riprodotte fedelmente al computer fino al più piccolo dettaglio e inserite in uno speciale archivio digitale.

L’iniziativa – sponsorizzata dalla ditta nipponica Toppan Printing, con la partecipazione della Galleria degli Uffizi e della società fiorentina Centrica, specializzata in servizi informatici per i beni culturali – è stata illustrata oggi presso Assindustria di Firenze. Erano presenti, tra gli altri, il soprintendente del polo museale fiorentino, Antonio Paolucci, la direttrice della Galleria degli Uffizi, Anna Maria Petrioli Tofani, e il direttore di divisione della Toppan, Toshiro Masuda. Il progetto Daddi (Digital archive through direct digital imaging), avviato tre anni fa, potrebbe definirsi una playstation culturale. Grazie ad uno speciale occhio telematico, in grado di catturare nitidamente immagini che quello umano non può percepire, si è sviluppato in tre aree virtuali, tutte riconducibili all’età del Rinascimento: Dipinti e Costruzioni, Dipinti e Luce, Dipinti e Artisti. In pratica quadri e sculture degli Uffizi sono stati ricreati al computer con immagini tridimensionali. La Primavera, per esempio, è stata riprodotta nella collocazione originale che aveva all’epoca in cui la dipinse Botticelli. Interessante anche lo studio che è stato fatto sulle condizioni di luce che le opere avevano al loro tempo, quando venivano illuminate solo da torce o lanterne. La Nascita di Venere del Botticelli può così essere vista per la prima volta nel modo in cui veniva guardata dal pubblico di allora.

«La particolarità di questo lavoro – ha sottolineato Anna Maria Petrioli Tofani – è che adesso abbiamo la situazione oggettiva e immutabile di 1.300 opere. Questo significa che tra dieci anni potremo confrontare un dipinto originale e la sua versione digitale, individuando eventuali deterioramenti o cambiamenti cromatici”. (Ansa)