Cultura & Società

50 anni della Fisc. Zanotti: «Debitori ai padri fondatori». Il bilancio del presidente uscente

«Tutto è connesso, tutto è collegato». Non è casuale il titolo scelto dalla Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) per la XVIII assemblea nazionale elettiva (Roma, 24-26 novembre 2016). Il tema, tratto dall’Enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco, sintetizza in maniera efficace lo scenario attuale in cui operano i mass media e rimanda alle origini della Federazione che, quest’anno, festeggia i suoi primi 50 anni. Una festa condivisa con tutti gli ex presidenti, invitati all’assemblea, insieme a uno dei fondatori della Fisc, don Lorenzo Dell’Andrea, di Belluno-Feltre, direttore in carica al momento della costituzione nel 1966. Al ricordo seguirà l’elezione del nuovo Consiglio nazionale, che nella prima riunione eleggerà il presidente per il prossimo triennio. A guidare la Fisc negli ultimi sei anni è stato Francesco Zanotti, direttore del «Corriere Cesenate» (Cesena-Sarsina), primo presidente laico dalla costituzione della Fisc.

Presidente, qual è il bilancio di questi anni?

«A livello personale, è stata un’esperienza straordinaria, ricca di rapporti di amicizia e stima davvero consolanti per un impegno che chiede molto, ma restituisce in misura di gran lunga superiore. Dal punto di vista della Federazione, stiamo attraversando momenti difficilissimi per l’editoria, con un calo generalizzato di vendite, pubblicità e contribuzione pubblica. Nonostante qualche chiusura, noi però non ci abbattiamo e continuiamo ad andare avanti con entusiasmo sia nelle edizioni cartacee sia nelle proposte online».

Qual è lo stato di salute attuale dei settimanali?

«Ad oggi aderiscono alla Fisc 191 testate (1 quotidiano, 2 bisettimanali, 125 settimanali, 17 quindicinali, 31 mensili, 5 all’estero, 9 online, 1 agenzia) nelle quali lavorano oltre 500 persone. A migliaia si contano i collaboratori. I direttori sono 156 di cui 93 laici (76 uomini e 17 donne) e 63 sono sacerdoti. Certo la crisi della carta stampata c’interroga e ci riguarda da vicino, anche se i giornali locali tengono ancora bene. Al momento nessuno conosce il futuro dell’informazione. Per questo, consigliamo a tutti di non abbandonare il certo per l’incerto, con fughe in avanti di dubbia sostenibilità».

Riavvolgendo il nastro di questi anni, sono stati tanti i problemi: dai tagli all’editoria al recapito postale… Come vede il futuro al netto di tutto ciò?

«Il recapito postale a singhiozzo – a scacchiera, come lo abbiamo definito noi, e non a giorni alterni, come dice Poste Italiane – da tempo pone notevoli problemi. L’abbonato è un valore aggiunto preziosissimo, che molti ci invidiano. Rischiamo di perderne tanti e non per causa nostra. Se la riforma dell’editoria, approvata di recente e ora al vaglio dei decreti attuativi, pare aprire spiragli positivi, le difficoltà postali potrebbero rendere vani i nuovi sostegni al pluralismo informativo. In una parola: lo Stato non può con una mano dare e con l’altra togliere. Detto ciò, noi avremo un futuro se aiuteremo i nostri lettori a essere non solo informati, ma anche più consapevoli. Avremo un futuro se saremo giornalisti credibili, parafrasando Papa Francesco “con l’odore dei lettori”».

La riforma dell’editoria, dunque, potrebbe aprire spiragli positivi?

«La riforma risponde a due principi che la Fisc porta avanti da tempo: rigore ed equità. E di questo siamo contenti. Saremo tutti trattati nello stesso modo e con maggiore rigorosità. Auspichiamo – come ripetiamo da anni – che lo Stato sostenga editori non profit che favoriscono il pluralismo. Questa riforma ci pare un buon passo in avanti. Ora tocca a noi stare nei paletti richiesti. Un’altra sfida… ma ormai siamo abituati alle sfide».

Le sfide, senza dubbio, fanno parte della storia della Fisc. Anzi la stessa Federazione, di cui ricorre il 50° di fondazione, è una grande sfida – come volevano i fondatori nel 1966 – per «far crescere insieme, nell’incontro e nella collaborazione, tutti i settimanali nel servizio alla Chiesa e al territorio».

«Saremo sempre debitori ai padri della Fisc per la loro incredibile intuizione. Circolazione d’idee, esperienze e professionalità; rappresentanza istituzionale; capacità di fare opinione pubblica nella Chiesa e nel Paese: sono obiettivi portati sempre avanti in questi 50 anni e del tutto validi per l’oggi».

La Fisc, dunque, è un’autentica esperienza ecclesiale…

«È innanzitutto un’esperienza di Chiesa. La condivisione della gioia del Vangelo vuole essere il nostro primo tratto caratteristico. Mettiamo insieme la nostra vita di giornalisti vissuta alla luce della fede. Papa Francesco ci richiama a uno stile ecclesiale attrattivo e ci invita, come ha detto al Convegno ecclesiale di Firenze, a stare in cammino, a farci compagni di viaggio dell’uomo di oggi. «Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo – scrive il Santo Padre nell’Evangelii Gaudium -. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione» (n.14). Questo è il nostro compito! È la forza rivoluzionaria del Vangelo».

Una forza che si comunica fino a raggiungere tutte le periferie…

«Nelle periferie noi viviamo, lavoriamo, fatichiamo, gioiamo e piangiamo. Cerchiamo di raccontare, con lo stile discreto del cronista, che non vuole essere protagonista ma solo storico dell’istante, quanto accade, in particolare quelle storie di straordinaria quotidianità di cui sono ricche le nostre comunità locali. Siamo, e vorremmo esserlo sempre più, voce dei senza voce: carcerati, rifugiati, indifesi, disoccupati, malati, disabili, senza dimora, anziani… In sintesi, degli ultimi tra gli ultimi».