Cultura & Società

A SANSEPOLCRO NON A LUCCA VERO «VOLTO SANTO»

È a Sansepolcro, non a Lucca come ritenuto da circa un millennio, il vero «Volto Santo», un gigantesco crocifisso tunicato ligneo (m.2,71 x 2,90) che dal Mille è esposto nella cattedrale di Lucca e che è tutt’ora meta di pellegrinaggi da tutta l’Europa. Lo ha reso noto la soprintendente di Arezzo Anna Maria Maetzke spiegando che il capolavoro sarà esposto nella mostra “La bellezza del sacro. Sculture medievali policrome” allestita in cinque sedi ad Arezzo dal 13 settembre al 23 febbraio.

La studiosa ha spiegato di aver ritrovato un documento lucchese datato 1179 che conferma questa sua tesi. Risulta infatti che il crocifisso conservato nella cattedrale di Sansepolcro è proprio l’originale Volto Santo di Lucca, il prototipo ritenuto perduto e che invece fu ceduto ai frati della città dove fu ridipinto con la policromia oggi visibile. Una ipotesi del genere, ha spiegato la soprintendente, già emerse dai risultati del restauro eseguiti dalla soprintendenza dal 1984 al 1989, che attribuivano il pezzo all’epoca carolingia, con un oscillazione cronologica tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX; è dunque la scultura monumentale più antica di tutto il medioevo occidentale ed unico esempio in Europa.

Anche l’analisi dei campioni di legno al radiocarbonio fornisce un’ oscillazione tra il 599 e il 765 dopo Cristo e colloca l’opera tra il 904 e il 1018. Già in passato alcuni studiosi, come Francovich e Belli Barsali, sostenevano che quella di Lucca poteva essere una copia, ma solo ora è stata trovata la prova documentaria. In questi secoli l’opera conservata a Sansepolcro (Arezzo) era stata pressoché ignorata dagli studiosi che l’hanno sempre considerata una copia come altre del Volto Santo lucchese. Tra l’altro il crocifisso, coperto da una lunga veste, viene scoperto solo una volta all’anno e questo ha reso difficile una sua maggiore conoscenza. Inoltre lo stato di degrado alterava e rendeva illeggibile l’opera: il modellato e la policromia erano completamente coperti da densi strati di ridipinture e di stucchi, sui quali era stata data, forse da secoli, una spessa vernice scura.

Il «Volto Santo”, fino ad ora ritenuto autentico, è conservato in un tempietto di marmo al centro della navata della cattedale lucchese e, proprio per la sua importanza, è anche citato da Dante nel Canto XXI dell’Inferno. La tradizione vuole che sia stato scolpito in Terrasanta da Nicodemo, assistito dagli angeli e ricavato dallo stesso albero dal cui legno è stata costruita la Croce, sia giunto miracolosamente a Luni (La Spezia); da qui sia stato trasportato a Lucca per intervento del vescovo Giovanni. Quello che colpisce e che rende questo Cristo assolutamente unico, spiega la Maetzke, è la grande testa dal volto bellissimo, sensibile ed intenso, fortemente comunicativo. Una testa molto grande, «che si spiega con la collocazione del crocifisso che doveva essere ad altezza considerevole, dallo sguardo profondo, e dagli occhi straordinari, immensi, dalle grandi pupille nere, che riesce a dialogare con la folla dei credenti, uno ad uno”.Ansa