Cultura & Società

Acqua, dalle fontane alle terme

di Chiara LapucciFino a non molto tempo fa, la nostra regione, come tante altre, era costellata di sorgive di diversa portata, che in quasi tutto il periodo dell’anno (molte erano perenni), offrivano acqua potabile di diversa natura, che gli abitanti del luogo conoscevano ormai per tradizione. Con gli anni erano state individuate le loro caratteristiche, e chi aveva bisogno di un’acqua particolare non faceva altro che visitare periodicamente la sua fontana con qualche bottiglia o qualche fiasco, facendo un rifornimento settimanale. Normalmente la gente si serviva delle fontane comuni e l’acqua di natura particolare era ricercata solo in caso di disturbi, o in periodi particolari come il parto, una situazione depressiva, ovvero altre occasioni. Con la distribuzione dell’acqua nelle singole case, la necessità di approvvigionamento degli acquedotti, tutta questa rete di fontane, o è scomparsa, o non è più conosciuta come un tempo. Per cui, pur aumentando l’offerta di acque particolari anche buone, è venuta a mancare la possibilità di individuare quelle più adatte a risolvere determinati problemi. Se a questo si aggiunge l’inquinamento delle falde, in pratica non è quasi più possibile attingere acqua che sgorghi spontanea dalla terra se non con grave rischio, o dopo le opportune analisi.

Non sono certo scomparse le sorgenti che sono state a lungo famose per fornire un’ottima acqua potabile. L’alterazione del territorio, come lo scavo di pozzi artesiani, di gallerie, ne ha fatte sparire alcune, mentre altre di portata consistente sono divenute fonti di famose acque minerali. Era materia nota un tempo al viaggiatore che si muoveva dalla propria abitazione per andare a bere una di queste acque. Così fece il celebre filosofo Montaigne che viaggiò in Italia alla ricerca di un’acqua che gli potesse risolvere il problema dei calcoli. Nel suo Viaggio in Italia descrive la visita alle principali sorgenti con una serie di osservazioni molto interessanti. Con l’arrivo del postmoderno, si è iniziato anche il recupero di vecchie fontane, sempre più preziose dato l’aumento del bisogno sempre maggiore di acqua. Agli inizi del secolo scorso un nuovo interesse ha investito i centri termali, specialmente da parte delle persone agiate che vi si recavano per passare le acque e ritemprarsi, per cui oltre che centri di cura questi luoghi si frequentano per la villeggiatura e la vita mondana.

Un fenomeno assai frequente nella nostra regione è costituito, come ancora si può riscontrare, da particolari grotte dalle quali gronda un’acqua biancastra che crea una sorta di mammelloni. Tale fenomeno è noto nel Senese col nome di Pocce lattaie, nome che indica non tanto la somiglianza del liquido con il latte quanto l’uso che ne veniva fatto. Presso queste grotte, si trovava spesso o un tabernacolo mariano o una immagine di una santa, di solito Sant’Agata. La gente era convinta che l’assunzione di quel liquido durante l’allattamento favorisse nelle puerpera la produzione del latte, al punto che si raccoglieva in particolari recipienti e si dava a bere a chi avesse carenza di latte. Quello che produceva nell’organismo non si sa, forse male non avrà fatto dal momento che nessuno se ne è mai lamentato. Comunque, rimangono ancora certi toponimi legati a questo fenomeno, che in molti luoghi perdura: pocce lattaie e Madonna del latte. Insieme alle proprietà delle acque potabili, già anticamente vennero scoperte quelle delle acque termali, ossia le acque che hanno capacità curative per il corpo attraverso varie pratiche. Il popolo che ebbe quasi un culto per queste proprietà terapeutiche delle acque fu il popolo romano, che diffuse l’uso delle terme e dei bagni non solo per finalità igieniche ma anche per conseguire effetti di benessere. Soprattutto dove sgorgavano acque calde, i Romani edificarono terme, ma provvidero anche laddove trovavano acque curative come impianti di riscaldamento, quando si rivelavano necessari. Parecchie stazioni termali europee sono tuttora le trasformazioni degli antichi impianti dei conquistatori i quali svilupparono tecniche molto sofisticate per il riscaldamento delle acque e degli ambienti.

Con la fine dell’Impero Romano il sistema termale costruito nei secoli passati va quasi disperso, soprattutto con le invasioni barbariche, anche se si mantengono i luoghi più importanti dove si trovano le acque più benefiche. Anche nei bagni medievali si praticano le terapie antiche, ma l’impostazione di tutto il sistema è fondato sulle qualità miracolose delle acque, alle quali si associa una figura di santo, o della Vergine, che avrebbero dotato le sorgenti di qualità taumaturgiche. Gran parte delle sorgenti portano nomi di santi, ovvero vi si trovano associati episodi della vita di un santo: terme di San Filippo, terme di San Giovanni, terme di San Carlo. Ma anche le terme di Chianciano hanno una fonte collegata a Sant’Agnese, e a Bagno Vignoni si ricorda il passaggio di Santa Caterina da Siena, ancora giovinetta. Molte terme così si collegano a luoghi di devozione e la ricerca della salute fisica si associa a quella della salvezza spirituale.

Con l’avvento della civiltà scientifica, tutto si capovolge e, attraverso l’analisi delle acque, si individuano le loro qualità terapeutiche. Si può osservare comunque che molte terme conservano i nomi del mondo romano, hanno attraversato il Medio Evo e sono riconosciute ancora scientificamente valide. La Toscana è ricchissima di acque termali, in particolare per la natura vulcanica del terreno, che si accentua nella parte meridionale. Le pendici delle zone circostanti all’Amiata, sistema vulcanico spento, sono costellate di acque termali spesso calde e talvolta radioattive (Sarteano, Bagni di San Filippo, Terme di S. Albino). Particolare importanza assume un fenomeno del tutto insolito in questa zona: i soffioni boraciferi di Larderello, che sono usati anche per la produzione di energia elettrica. Tutta la regione comunque è piena di acque rilevanti per la terapia, a cominciare dal grande insediamento di Montecatini.

Come si formano le acque termaliLe acque termali derivano da acque piovane che penetrando nei terreni si arricchiscono delle varie sostanze presenti nel sottosuolo, sciogliendole. Esse differiscono dalle acque dolci comuni per la temperatura o per la presenza o assenza di particolari sali minerali. Si classificano in base alla quantità di sali disciolti (grammi/Litro di residuo fisso a 180°C).

La durezza dell’acqua è data da contenuto di sali di calcio e magnesio e viene espressa in gradi (francesi o inglesi o tedeschi). In base alla temperatura si classificano in: fredde (inferiore a 20°C), ipotermali (tra 20 e 30°C), termali (tra 30 e 40°C), ipertermali (sopra 4°C).

Tipi di acque termali e loro effettiAcque oligominerali e minimamente mineralizzate: hanno un basso contenuto di sali e presentano minime quantità di metalli pesanti e in alcuni casi gas disciolti. Possedendo azione diuretica, lavano le vie urinarie, si usano perciò per prevenire e eventualmente favorire l’espulsione dei calcoli renali

Acque radioattive: contengono piccolissime quantità di elementi radioattivi (es. radio, radon). L’elemento più importante, il radon, ha azione sedativa sul sistema nervoso e la radioattività si elimina nel giro di poche ore. Esse sono di aiuto nelle forme allergiche, stimolano la circolazione, combattono reumatismi e nevralgie.

Acque bicarbonato e bicarbonato-alcalino-terrose: poco frequenti in Toscana le prime, sono invece molto diffuse le bicarbonato-alcalino terrose, che contengono soprattutto bicarbonati. Tra le più diffuse in natura, spesso contengono calcio, che ne rende il gusto gradevole. Sono usate di solito per terapia idropinica (si assume come una bibita), hanno azione antiacida e favoriscono la digestione. Si impiegano nella terapia di alcune dispepsie, disturbi della digestione, in quanto riducono l’acidità e l’irritazione gastriche. In generale stimolano i processi digestivi, ma sono utili anche per il fegato, il pancreas e le malattie del ricambio.

Acque sulfuree: contengono acido solfidrico in quantità pari o maggiore di 1 mg per litro; hanno azione tonica sul sistema nervoso. Sulle vie respiratorie esercitano gli effetti benefici più importanti. Hanno anche azione di stimolo dell’organismo a difendersi dalle infiammazioni. Hanno azione antitossica nei confronti di piombo, bismuto, fosforo, tossine botulinica e difterica. Disintossicano la pelle, agendo come cosmetico naturale. Curano le malattie croniche respiratorie, le osteoarticolari, la gotta.

Acque salse o cloruro-sodiche: in queste prevalgono il sodio ed il cloro, che conferiscono sapore salato; curano soprattutto le patologie dell’apparato digerente. Stimolano la secrezione di succhi gastrici e i movimenti peristaltici. Si usano nella stipsi cronica semplice ed in alcune condizioni di atonia intestinale (colonpatia funzionale o sindrome dell’intestino irritabile). Il cloruro di sodio possiede inoltre a livello intestinale azione antimicrobica, antiputrefattiva, antifermentativa. Si usano anche nella terapia delle patologie croniche delle alte e basse vie respiratorie.

Acque Salso-Bromo-Iodiche: sono di origine marina, ad alto contenuto di sali minerali, in prevalenza cloruro di sodio, iodio e bromo, e altri minerali in diversa concentrazione. Hanno azione antinfiammatoria, antisettica, stimolano il sistema immunitario. Si utilizzano sotto forma di fanghi, inalazioni e irrigazioni. Sono ottime per curare il sistema respiratorio.

Acque Solfate: sono acque ricche di zolfo. Indicate per malattie gastrointestinali croniche. Si utilizzano per fanghi o come bibita. Depurano il fegato ed hanno effetti benefici sulla pelle e sui capelli. Quando usate come fanghi hanno azione benefica sulla cute, unghie e capelli. Se inalate hanno azione benefica sull’apparato respiratorio (specie nelle malattie croniche). Sotto forma di bibita curano le patologie dell’apparato digerente, del fegato e delle vie biliari, diminuiscono l’iperacidità gastrica e stimolano i processi digestivi, stimolano l’assimilazione a livello intestinale. Hanno anche azioni disintossicante e antiallergica, ed effetti benefici sulle articolazioni.

Acque arsenicali-ferruginose: non molto diffuse in Toscana, sono acque che contengono ferro in grande abbondanza e arsenico in tracce. Si somministrano di norma per bibita e si usano nei casi di anemia: il ferro in esse contenuto è tollerato dall’organismo in modo migliore rispetto alla terapia farmacologia. Sono ottimi ricostituenti, hanno azione stimolante generale, si usano infatti nei casi di turbe psichiche lievi. Curano le malattie della tiroide, e trovano impiego nelle malattie della pelle (es. psoriasi).

Acque carboniche: contengono bicarbonato in varie forme. Favoriscono la digestione assunte come bibita, stimolano la circolazione se vi ci si immerge.

I parametri chimiciI parametri che mostrano le caratteristiche più importanti sono i seguenti: la temperatura indica (in gradi centigradi) quella di imbottigliamento, che si misura alla sorgente; il residuo fisso esprime la quantità totale delle sostanze presenti nell’acqua, in prevalenza sali minerali, dopo evaporazione di 1 litro di acqua a 180°C. Più questo valore è piccolo, più l’acqua si definisce «leggera». Le «sostanze disciolte» sono i sali minerali presenti nell’acqua; il pH indica il grado di acidità e alcalinità dell’acqua: se inferiore a 7 indica acqua acida, pari a 7 neutra, superiore a 7 alcalina. Le acque acide facilitano la digestione, mentre le alcaline riequilibrano l’acidità dello stomaco.

Per quanto riguarda gli inquinanti (derivanti da un eventuale inquinamento della falda) devono essere assenti o in quantità limitatissime le sostanze tossiche: per esempio i nitrati per legge deve essere entro determinati limiti, mentre i nitriti dovrebbero essere assenti. La scritta «Microbiologicamente Pura» garantisce che l’acqua non contiene alcun microrganismo pericoloso. Non ci sono limiti per il contenuto di sali minerali. La conducibilità elettrica è in relazione al contenuto di ioni.

La durezza esprime la quantità di carbonati e bicarbonati; essi costituiscono una riserva alcalina in grado di neutralizzare l’acidità dei succhi gastrici, soprattutto i bicarbonati.

I gas disciolti nell’acqua comunemente sono anidride carbonica e ossigeno.

Per l’uso quotidianoPer l’uso quotidiano si consiglia acqua oligominerale, con residuo fisso entro 1000 mg/L. Questo tipo di acqua è indicata anche per la ricostituzione del latte in polvere per i neonati. Le acque con residuo fisso particolarmente alto sono difficilmente assorbibili a livello intestinale, per cui possiedono un effetto lassativo. Le acque con residuo fisso particolarmente basso, anch’esse curative, assorbite molto rapidamente, altrettanto rapidamente vengono eliminate «lavando» così le vie urinarie; esse si usano infatti nelle patologie dell’apparato urinario, e la gotta. Per comprendere appieno le caratteristiche di una data acqua minerale, è importante conoscere che tipo di minerali essa contiene in prevalenza. Ecco alcuni esempi dei più importanti: le acque sodiche (>200 mg/l) sono sconsigliate agli ipertesi,

le solfate (>200 mg/l) possono aiutare in caso di colon irritabile,

le bicarbonate (>600 mg/l) se consumate a digiuno riducono l’acidità gastrica e durante i pasti aiutano la digestione, le ferruginose (>1 mg/l) sono sconsigliate in caso di gastrite o ulcera, le calciche (>150 mg/l) aiutano a prevenire l’osteoporosi.

Da studi molto recenti è emerso che l’acqua minerale può essere un importantissimo veicolo di oligoelementi, come (sebbene in quantità inferiore) certi alimenti solidi: chi non tollera latte e latticini, ad esempio, può trovare in un’acqua ricca di calcio un valido supporto nel reperire questo minerale.

Categorie secondo il residuo fissoLe acque minerali si dividono in categorie in base al tipo e la quantità di sali minerali che contengono. Le acque utilizzate termali vengono attualmente suddivise in: oligominerali : con residuo fisso inferiore ai 500 milligrammi per litro minerali : con residuo fisso superiore ai 500 milligrammi per litro. In base al residuo fisso le acque minerali si dividono invece in:Minimamente mineralizzate : hanno un contenuto di sali minerali inferiore a 50 milligrammi per litro; si tratta di acque «leggere» che in quanto povere di sali minerali favoriscono la diuresi e facilitano l’espulsione di piccoli calcoli renali.

Oligominerali : hanno un contenuto di sali minerali non superiore ai 500 milligrammi per litro. In virtù di ciò, sono ottime acque da tavola, adatte ad essere bevute quotidianamente; inoltre svolgono un’ottima azione diuretica.

Minerali: il residuo fisso è compreso tra 500 e 1500 milligrammi per litro. Contengono una percentuale consistente di sali minerali e pertanto non devono essere bevute in quantità eccessive (fino a un litro al giorno), il consumo deve avvenire parallelamente ad acque oligominerali.Ricche di sali minerali: il residuo fisso è di oltre 1500 milligrammi per litro. Sono molto ricche di sali, pertanto devono essere bevute specificamente a scopo curativo e su consiglio medico. Si acquistano in farmacia, ma alcune si trovano anche nei supermercati.