Cultura & Società

Arte, terminata la fase preliminare del restauro della Croce del Carmine dipinta da Ambrogio Lorenzetti

L’opera, che si presentava in uno stato di conservazione problematico, aveva già subito un restauro curato dall’ICR di Roma fra il 1953-56, quando ne era direttore Cesare Brandi. Durante l’Ottocento le infiltrazioni di acque piovane all’interno del Convento del Carmine a Siena provocarono all’opera notevoli ed estese cadute di colore, risparmiando però il volto del Cristo che rimase protetto dall’aureola aggettante rispetto al livello della croce. L’intervento degli anni Cinquanta mise in evidenza le parti originali, grazie alla rimozione delle ridipinture successive, che vennero sostituite da campiture neutre in sottolivello. Quel restauro, allineato alle teorie conservative del tempo, in gran parte valide ancora oggi, ha reso tuttavia la lettura dell’opera molto frammentaria. L’obiettivo del restauro attuale è il recupero della materia originale, che sarà però seguito dalla reintegrazione cromatica delle lacune, finalizzata a una lettura unitaria e più godibile dell’opera.

Le indagini diagnostiche e i primi risultati

L’aspetto più interessante di questa prima fase del restauro è dato dal programma delle analisi diagnostiche eseguite dal CNR, tra le quali il prelievo di cinque microcampioni di colore per analizzare la materia originale, dai quali sono derivate suggestive risposte ai quesiti sulla tecnica esecutiva. La struttura della croce, in legno di pioppo secondo la tradizione toscana, è rivestita da una tela di incammottatura e da due strati di gesso, il primo più spesso e il secondo più sottile, come prevede il metodo antico descritto anche da Cennino Cennini. L’analisi stratigrafica ha evidenziato, tra i vari aspetti, la modalità di stesura del sangue che scorre sul corpo del Cristo, eseguito con due tipi di rosso: uno di base, più corposo e ricavato dal cinabro, al quale si sovrappone uno strato più scuro e brillante in lacca rossa, ottenuta col rosso kermes, un pigmento prezioso, più costoso dell’oro, che è segnale evidente di una committenza di rilievo. Sul dipinto sono presenti sia la foglia d’oro che la foglia d’argento, con lavorazioni molto raffinate. La prima è utilizzata sul fondo del dipinto e conferisce alla superficie i toni caldi; la seconda, impiegata per il bordo in rilievo, ha toni freddi, valorizzato da decori realizzati con un pigmento verde a base di rame. Questo accostamento ben studiato va pensato nel contesto originario: occorre immaginare uno spazio illuminato dalla luce naturale o dalla luce vibrante delle candele, entrambe fonti non fisse, che accarezzano, valorizzano e muovono le figure, tanto da farle apparire vive. La ricchezza della struttura e della decorazione sinora descritta contrasta con la raffigurazione pittorica della vera croce alla quale è inchiodato Gesù, rappresentata in maniera illusionistica come due semplici assi di legno grezzo. La pulitura degli anni Cinquanta si concentrò prevalentemente sulla figura del Cristo. Sono però rimaste fino ad oggi sull’opera numerose tracce di vernice a olio giallo ocra, utilizzata in interventi ancora precedenti, volte a coprire le cadute della foglia metallica e a evocare l’oro del fondo e delle cornici perimetrali del dipinto. Inoltre, La vernice protettiva trasparente di origine naturale stesa su tutta la tavola dopo l’intervento di restauro dell’ICR col tempo si è ingiallita. La restauratrice Muriel Vervat sta attualmente terminando la fase di pulitura e di rimozione delle vernici, facendo tesoro degli importanti risultati delle indagini diagnostiche, supporto fondamentale per l’impostazione della metodologia del lavoro e per gli interventi successivi di stuccatura e di reintegrazione pittorica.

“Siamo onorati di sostenere il restauro della Croce dipinta di Ambrogio Lorenzetti: un’opera importante per la Pinacoteca di Siena e per la storia dell’arte italiana, che ci consente di perseguire con ancora più forza la nostra missione. – Sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda Presidente di Friends of Florence – La nostra fondazione infatti non opera soltanto a Firenze, ma in tutta la Toscana, e Siena, meta di tanti programmi di studio per i benefattori di Friends of Florence, è un luogo che sta particolarmente a cuore alla nostra organizzazione e ai suoi donatori. Grazie all’eccellenza di tutti coloro che sono coinvolti nel progetto e alla disponibilità della Direzione regionale Musei della Toscana e alla Pinacoteca di Siena, che ringrazio, non solo riconsegneremo al mondo quest’opera, rendendola più leggibile, ma potremo approfondire lo studio sulla tecnica e la maestria di Ambrogio Lorenzetti.”

“Il restauro del crocifisso è un intervento di estrema importanza perché l’opera ritornerà ad affiancarsi, con una nuova leggibilità, alle altre importanti tavole dei Lorenzetti presenti nella collezione della Pinacoteca, rendendo il museo un punto di riferimento ancora più importante per la fruizione e la comprensione delle opere del Medioevo senese. – Spiegano il Direttore regionale Musei della Toscana Stefano Casciu ed Elena Rossoni Direttrice della Pinacoteca nazionale di Siena. – Siamo certi che i visitatori, che già hanno avuto modo di ammirare il Crocifisso in Pinacoteca o nella mostra monografica dedicata ad Ambrogio nel 2018, o che lo vedranno per la prima volta, sapranno apprezzare questo intervento realizzato con estrema cura e scientificità grazie al sostegno di Friends of Florence.”