Cultura & Società

Bandini, un sacerdote appassionato di cultura

di Alessandro Andreini«E’ qualche tempo, che voi mi richiedeste, Amico Carissimo, d’un’esatta descrizione del monte di Fiesole e sue Adiacenze, poiché non vi è ignoto quanto io mi diletti di trattenermi in quelle beate pendici, dove trovo un aere purgatissimo, copia di limpidissime acque, un prospetto assai delizioso, i vini, gli oli, le messi, le frutta». Si aprono così le Lettere fiesolane che Angelo Maria Bandini pubblicava nel 1776 e nelle quali, come recita il sottotitolo, si ricerca e si illustra l’antica e moderna situazione della città di Fiesole e suoi contorni. Egli non immaginava certo che la sua guida, vero e proprio vademecum turistico, sarebbe stata modo all’origine della fama mondiale che Fiesole oggi riveste: è saccheggiando a piene mani il suo lavoro, infatti, e senza mai citare la fonte, che di lì a pochi anni furono pubblicate quelle guide turistiche che avrebbero consacrato Fiesole come meta obbligata del grand tour, il viaggio italiano di tutta la giovane aristocrazia europea. Strano destino di un testo finissimo e impareggiabile! Oggi, quelle Lettere fiesolane sono nuovamente disponibili, grazie alla ristampa anastatica di Carlo Salvianti (Libreria Chiari, Firenze Libri 2003), una delle pubblicazioni che accompagnano le celebrazioni per il bicentenario della morte apertesi a Fiesole nelle settimane scorse e promosse dall’amministrazione comunale in collaborazione con la Diocesi di Fiesole e le altre istituzioni territoriali.

Ma chi era il canonico Angelo Maria Bandini? Ce ne offre una sintetica ed efficace biografia un’altra delle pubblicazioni presentate in questi giorni, la monografia di Luca Scarlini Le opere e i giorni. Angelo Maria Bandini collezionista e studioso (Ed. Polistampa, Firenze 2003) che ripercorre molti degli aspetti di un’esistenza a dir poco poliedrica e movimentata. Nato a Firenze nel 1726, Bandini si impose giovanissimo all’attenzione del mondo erudito per uno studio dedicato all’Obelisco di Augusto appena ritrovato a Roma, studio fatto pubblicare a sue spese dallo stesso papa Benedetto XIV. La repubblica delle lettere nella quale si apprestava a entrare non era, per altro, un mondo privo di insidie: sarebbe stato naturale, infatti, per lui proseguire la carriera nella capitale della cristianità. A Roma, però, giganteggiava in quegli anni l’astro di Johann Winckelmann, il grande e discusso teorico del neoclassicismo, che nutrì sempre per Bandini una dichiarata antipatia e che, di fatto, lo costrinse a tornare in Toscana.

A Firenze, in ogni caso, Angelo Maria Bandini ricevette stima e apprezzamento: nel 1751, fu nominato direttore della Biblioteca Marucelliana, prima biblioteca pubblica della città dedicata esplicitamente «ai poveri», come si legge nell’iscrizione posta all’ingresso. Appena cinque anni dopo, Francesco I di Lorena gli affidò l’incarico ancor più prestigioso di direttore della Biblioteca Medicea Laurenziana. Bibliofilo appassionato, cultore delle lettere classiche ma anche di ogni altra disciplina scientifica, Bandini si dedicò con impegno nel consolidamento e nell’ampliamento delle sue biblioteche, dotando la Marucelliana di un catalogo che è ancora oggi modello di funzionalità e sinteticità. Nella sua vita, poi, non mancarono le polemiche: carattere deciso e appassionato, Bandini si oppose apertamente al riformismo del granduca Leopoldo, ispirato alle teorie gianseniste, e meriterà indagare a fondo su questo aspetto che illumina in modo non secondario anche la sua identità di sacerdote e di canonico della Cattedrale di Fiesole.

Ritiratosi, negli ultimi anni, nella villa di S. Ansano a Fiesole, da lui acquistata e restaurata, Angelo Maria Bandini vi ospitò le sue ricchissime raccolte di opere d’arte e di libri che oggi formano il nucleo del Museo e della Biblioteca a lui intitolate, patrimonio inestimabile della Diocesi di Fiesole. Nel suo «ritiro fiesolano», dove aveva trovato aria purissima, limpide acque, vini, messi e frutta, e dove anche esercitò una fattiva quanto discreta opera caritativa, proseguita dopo la sua morte dall’Opera Pia da lui voluta nel testamento, Angelo Maria Bandini moriva il 1° agosto 1803.

Per onorare il lavoro di bibliofilo di Angelo Maria Bandini, la celebrazione del bicentenario della sua morte è stata preparata da un impegnativo lavoro di catalogazione della sua Biblioteca, che egli stesso volle donare al Seminario Vescovile di Fiesole perché servisse alla formazione dei futuri sacerdoti. Da allora, la Biblioteca del Seminario porta giustamente il suo nome, tanto importante e ricco è il Fondo che egli donò. La catalogazione informatica ha riguardato, per il momento, i testi del XVIII e XIX secolo, mentre un lavoro a parte è stato condotto per il preziosissimo corpo di cinquecentine che fanno della Biblioteca Bandiniana un punto di riferimento per tutti gli studiosi.

Bruno e Massimo di Minno e Romano Rosa hanno infatti curato un pregevole catalogo a stampa dal titolo Edizioni del XV e XVI secolo possedute dalla Biblioteca Bandiniana del Seminario Vescovile di Fiesole (Servizio Editoriale Fiesolano 2003), in cui le opere sono presentate con una apposita scheda bibliografica e dove sono anche riprodotte numerose e suggestive incisioni contenute all’interno dei volumi. L’introduzione di Romano Rosa, poi, è un saggio avvincente e accurato circa l’opera bibliofila del Bandini, nonché sul tratto educativo che essa sempre rivestì ai suoi occhi e che si concretizzò nella donazione del Fondo al Seminario Vescovile. Il programma delle celebrazioni bandiniane prosegue fino al 4 gennaio 2004.