Cultura & Società

Cattedrali, lavori in corso

di Timothy Verdon*Davvero impressionanti sono gli interventi di restauro e tutela degli ultimi anni nelle cattedrali e chiese storiche toscane: frutto dell’amore della gente per queste strutture emblematiche e più ancora dell’equilibrata collaborazione tra fabbricerie, autorità ecclesiastiche, enti governativi e privati, università ed istituiti di ricerca sia storica che tecnologica. La Toscana, che sin dal Medioevo ha saputo costruire ed abbellire i luoghi di culto, oggi sembra aver perfezionato una serie di sistemi intesi a garantirne la conservazione e gestione culturale. Guardando a quanto è stato fatto negli ultimi due decenni, o è in procinto di essere realizzato ora – a Firenze, Prato, Pistoia, Pisa, Lucca, Volterra, Siena, San Gimignano, Arezzo – siamo tentati di parlare di un nuovo «rinascimento delle arti e dell’architettura». In questo clima di giustificato orgoglio tecnologico, c’è però un rischio: che s’incomincia a considerare le chiese «monumenti», cimeli di storia passata tenuti in vita per agevolare il recupero di determinate conoscenze storiche. Gesù invece ne ha dato un’altra definizione quando, scacciando i venditori dal Tempio, ha citato Isaia 56,7: «La mia casa sarà casa di preghiera». Ogni chiesa è infatti soprattutto un luogo di preghiera, e specificamente di preghiera liturgica. Si può dire che l’edificio-chiesa esiste per la liturgia – specificamente per la celebrazione dei riti sacramentali con, in primo luogo, l’Eucaristia – ed esprime l’obbedienza della comunità al comando di Gesù alla Cena: «Fate questo in memoria di me». In pratica ogni chiesa, in ogni stile, anche quando è vista solo dall’esterno, costituisce una traduzione volumetrica e spaziale dell’Eucaristia: una «reale presenza» del corpo di Cristo nel tempo, sotto apparenze materiali. Altre opere artistiche ivi conservate – mosaici, dipinti, sculture – sono tutte al servizio di questo «segno architettonico», esplicitandone i molteplici significati. Del resto, in quanto spazio e volume l’architettura è anche l’arte più affine alla liturgia. Crea navate per le processioni, presbiteri per l’arrivo, aree sopraelevate per la proclamazione, cappelle sussidiarie per il raccoglimento. Avvolge la persona e coinvolge l’intimo volume del suo corpo, invitando a camminare o star fermi, ad alzare le mani o chinare il capo. Permette di relazionarsi a Dio nella globalità dell’esistenza, col corpo che esprime lo spirito, in un un’armonia che, ancor più delle parole, comunica l’appartenenza a un organismo, chiamato «corpo mistico», nutrito dalla carne e dal sangue di Cristo.

In un senso simbolico ma anche concreto, lo spazio del tempio cristiano viene plasmato dai riti. «La liturgia […] edifica quelli che sono nella chiesa in tempio santo nel Signore, in abitazione di Dio nello Spirito, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo», leggiamo in Sacrosanctum Concilium 2. Con quest’affermazione, i Padri conciliari praticamente allargavano la tradizionale norma liturgica, «lex orandi, lex credendi» (l’ordinamento della preghiera determina la ordinata percezione della fede), in «lex orandi, lex credendi, lex aedificandi» (l’ordinamento della preghiera e della fede determinano anche l’ordine architettonico delle chiese). Nello stesso spirito, un testo della Cei del 1993 su La progettazione di nuove chiese afferma che «l’edificio di culto cristiano corrisponde alla comprensione che la Chiesa, popolo di Dio, ha di se stessa nel tempo: le sue forme concrete, nel variare delle epoche, sono immagine relativa di questa autocomprensione» (no. 1).

Alcuni recenti e vistosi screzi tra i rappresentanti della comunità credente e quelli preposti dallo Stato a tutela delle chiese sono dovuti alla mancata comunicazione di questi principi, da parte della Chiesa, o alla loro non-accettazione da parte dello Stato. Eppure, nella Nota Pastorale sull’arte sacra pubblicata dalla Conferenza episcopale toscana nel 1997, La Vita si è fatta visibile. La comunicazione della fede attraverso l’arte, al paragrafo 16 i Vescovi dicono chiaramente che le opere d’arte all’interno delle chiese sono da considerare funzionali componenti dell’esperienza vitale di uomini e donne che, anche in rapporto a tali opere, vivono la loro fede. E aggiungono con forza: «Poiché la fede è, appunto, un’esperienza vitale – e la vita di sua natura è dinamica – ribadiamo anche il diritto della comunità credente, in colloquio con le autorità preposte, a modificare l’assetto interno del luogo di culto, laddove mutate esigenze liturgiche o devozionali lo richiedessero».

* Canonico del Duomo di Firenze, membro del Consiglio d’amministrazione dell’Opera di Santa Maria del Fiore, direttore dell’Ufficio diocesano per la Catechesi attraverso l’Arte e docente di Storia dell’arte presso la Stanford University (Usa), distaccamento di Firenze PratoPer «altri mille anni di splendore». Recitava così lo slogan che venne coniato nel 1983 in occasione dell’inizio dei restauri al Duomo di Prato. Un’impresa storica resasi necessaria per le gravi condizioni in cui versava la Cattedrale di Santo Stefano. Dalle strutture architettoniche alle suppellettili: tutto quanto è nel Duomo gode o godrà di nuovo splendore.

Dal 1983 i lavori non si sono mai interrotti. Il monumento, articolato e complesso, ricchissimo di tesori d’arte, è stato affrontato nella sua totalità, procedendo dall’esterno verso l’interno, nel rispetto delle corrette priorità. Coperture, paramento lapideo esterno, campanile, elemento architettonici decorativi, controfacciata e facciata romanica, lunetta robbiana, pulpito, intonaci delle navate e del transetto, cicli pittorici, vetrate, cancellate, arredi lignei, costituiscono le ritmate ed incalzanti tappe di questo imponente cantiere.

Protagonisti di questa impresa sono stati il Capitolo della Cattedrale, proprietario dell’edificio, l’Opera del Duomo, la Diocesi, la Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici. Un ruolo determinante, particolarmente nella prima fase dei lavori, l’ha avuto la Cassa di Risparmio di Prato. E negli ultimi anni gli enti locali: Comune e Provincia di Prato. Ma il progetto si è realizzato grazie anche al concorso di un numero impressionante di «mecenati», singoli o enti, pratesi e non, che come in un grande gioco di squadra, hanno offerto la loro disponibilità e il loro entusiasmo.

L’ultimo restauro completato è stato quello della cappella del Sacro Cingolo, che è un po’ il cuore della cattedrale pratese. Attualmente è in corso il restauro del capitello bronzeo che Michelozzo fuse per il magnifico pulpito esterno, realizzato insieme a Donatello; sono a buon punto i lavori sull’intera pavimentazione della chiesa; la risistemazione dello spazio presbiterale – che ha visto già la collocazione di tre opere del grande artista americano Roberto Morris: altare, ambone e candeliere – dovrebbe concludersi nel prossimo anno. Ma il restauro clou è quello degli affreschi di Filippo Lippi nella cappella maggiore, in corso già da un anno: un restauro in diretta, per la possibilità offerta a tutti di salire sui ponteggi e ammirare così questo grande capolavoro d’arte. Un imponente «Ponteggio d’artista», finanziato dalla Provincia e realizzato da Emilio Farina, copre in chiesa il cantiere. Qui i restauratori saranno all’opera ancora per molto tempo. LuccaLa Cattedrale di Lucca è interessata da una grande serie di lavori sia esterni che interni. Nel 1994 alcuni sopralluoghi fecero emergere gravi problemi strutturali nel transetto sinistro dove era collocato il monumento funebre ad Ilaria del Carretto. A seguito di ciò venne deciso il trasferimento temporaneo dello stesso monumento (ancora collocato nella Sacrestia del Duomo) e dato incarico dei necessari rilievi per il consolidamento del transetto. I lavori stanno partendo in queste settimane e prevedono il taglio del muro perimetrale, lo smontaggio dello stesso e la successiva nuova muratura che consentirà il consolidamento dell’intera struttura della Cattedrale: infatti le pietre di calcare rischiano di cedere sotto il peso dei secoli a causa del materiale utilizzato per la muratura stessa. Tutto il transetto è stato ingabbiato e supportato con tubi in acciaio per sostenere il peso della muratura, una volta che saranno iniziati i lavori; un tratto di piazza della Cattedrale è stato trasformato in cantiere a cielo aperto ed i lavori andranno avanti per alcuni anni. Insieme ai lavori nel transetto stanno iniziando anche quelli all’interno della Cattedrale che prevedono il restauro delle volte dipinte del catino absidale e della volta a crociera della cappella centrale, con la pulitura e restauro della parte verticale della stessa abside, nonché il restauro e rimontaggio delle vetrate quattrocentesche. Dopo si procederà al restauro delle Cappelle di San Regono della Libertà con il restauro degli altari e monumenti scultorei. Questi interventi dovrebbero concludersi nel 2004. FirenzeUn laser speciale ad impulso breve che pulisce, ma non scalda la superficie senza danneggiarla, per restaurare le formelle dorate della Porta del Paradiso del Battistero di Firenze, uno dei capolavori di Lorenzo Ghiberti. È la tecnica innovativa usata negli ultimi tempi dai tecnici dell’Opificio delle pietre dure che stanno intervenendo sulle ultime due delle dieci formelle tolte nel 1990, assieme a tutto il portale che è stato sostituito con una copia. La grande porta, una volta concluso il restauro che richiederà altri tre anni, sarà collocata nel Museo dell’Opera del Duomo in un ambiente ad hoc o in una grande teca climatizzata riempita da gas inerte e che sarà la più grande al mondo. Sono in corso di studio da parte di un pool di esperti internazionali le modalità per la definitiva collocazione del grande portone bronzeo (quattro metri per sei) nel nuovo allestimento del museo che sarà raddoppiato negli spazi espositivi secondo il progetto di Santiago Calatrava vincitore di un concorso internazionale. Il restauro e la sostituzione del grande portone dorato, opera realizzata in collaborazione con Michelozzo, Benozzo Gozzoli e Luca della Robbia, è stato deciso per difendere il bronzo dalla corrosione dovuta dal tempo, dalle intemperie e dalle sostanze acide che eliminavano lo sporco.Sta inoltre per partire la pulitura della Porta della Mandorla, il più monumentale ed ultimo in ordine di tempo dei quattro accessi alla cattedrale di Firenze.

L’intervento, che richiederà due anni, è condotto dall’Opera del Duomo sotto la direzione dell’Opificio delle pietre dure e della soprintendenza ed in collaborazione con centri ed istituti universitari. Ai lavori del grande complesso marmoreo intervennero i maggiori scultori del tempo come Giovanni di Ambrogio, Niccolò Lamberti, Nanni di Banco e Donatello. In questo mese è stato avviato anche l’intervento sulla lunetta a mosaico, all’interno del portale, opera di David Ghirlandaio, uno degli ultimi esperti di questa tecnica, che rischiava la caduta della zona superiore per il rigonfiamento della malta di supporto alle tessere.

In generale sono numerosi gli interventi compiuti periodicamente per il mantenimento dei monumenti di Piazza Duomo (Cattedrale, Battistero, Campanile di Giotto) che hanno una superficie lapidea di circa quattro ettari e mezzo, corrispondente a quasi cinque campi di calcio. La maggioranza delle spese per i restauri è sostenuta dall’Opera del Duomo grazie agli introiti derivanti dai biglietti dei visitatori corrispondenti ogni anno a circa 13 miliardi delle vecchie lire.

I prossimi restauri interesseranno le formelle del Campanile di Giotto e le tre tele conservate nella Tribuna della Croce della Cattedrale. A dicembre sarà smontata la sesta vetrata istoriata posta alla base della cupola del Brunelleschi e raffigurante «La natività».

La Cattedrale e il suo Popolo — DI MARIA PIA BERTOLUCCI