Cultura & Società

Chiamarsi come Giuseppe Verdi… La Toscana degli omonimi

DI ELENA GIANNARELLI

Una gentile professoressa, ormai in pensione, di un Liceo di Firenze ricorda ancora con divertito imbarazzo il giorno in cui fu costretta a rimandare a settembre con quattro a italiano Alessandro Manzoni. Una segretaria dell’Ateneo Fiorentino racconta come la sua avversione per la letteratura italiana, già forte in lei ai tempi delle Superiori, si sia rafforzata quando a Sesto, all’incrocio fra via Cesare Pavese e via Ludovico Ariosto, fu tamponata da una macchina guidata da una distratta Vittoria Alfieri.

Anche i genitori toscani sono in qualche modo vittime della tentazione di riprodurre, nei loro figli, nome e cognome di personaggi illustri. Ecco le sorprese uscite da una ricerca sull’elenco del telefono. In Toscana abitano tre Enrico Caruso, omonimi del grande tenore, a Firenze, a Montelupo, a Cascina. Non sappiamo se qualcuno di loro canti: forse, mentre si fanno la barba, gorgheggiano come tutti. È lecito supporre che i loro genitori fossero appassionati di lirica se hanno una certa età, altrimenti può essere stata una scelta indipendente dal mito della «voce d’Italia» quella che ha regalato loro un nome davvero importante.

Cominciamo con i «letterati»: i Vittorio Alfieri, salvo errore, sono due ed abitano a Montevarchi e a Grosseto; Alessandro Manzoni gode dell’incomparabile scenario del Lido di Camaiore; per le vie di Firenze è possibile incontrare Torquato Tasso, a Livorno vivono due Goffredo Mameli. Naturalmente l’omonimia non è sempre uguale. Ci sono alcuni nomi molto diffusi, che si uniscono a cognomi altrettanto diffusi e l’allusione al precedente famoso non è sempre certa: anzi, a volte non lo è affatto. Questo potrebbe essere il caso dei trenta Giovanni Papini equamente distribuiti in tutto il territorio regionale; la situazione è diversa da quella dell’unico omonimo dell’autore della «Gerusalemme Liberata», già citato, dell’unico Niccolò Niccoli, di Firenze, che ripropone l’umanista, raccoglitore di codici e benemerito della cultura, del solo Leonardo Bruni, anch’esso presente sull’elenco telefonico della «città del fiore».

La fortuna di uomini politici ed eroi del Risorgimento è testimoniata da ben tredici Giuseppe Mazzini, che stanno a Fiesole, a Marradi, Firenze, Arezzo, Castelfranco di Sopra, Borgo Sansepolcro, Siena, Massa, Villafranca Lunigiana, Agliana, San Marcello Pistoiese, Grosseto, Orbetello. E passiamo alla musica. Sette sono i Giuseppe Verdi ed anche in questo caso si ripropone il dilemma: omaggio al creatore di Violetta e Otello o semplice accoppiarsi di nome e cognome fra i più frequenti? A sorpresa i Vincenzo Bellini sono quattordici, ma la palma della vittoria in questa speciale classifica pare appartenere a Giacomo Puccini: venti signori si chiamano così, soprattutto fra Lucca, Pisa e Livorno, come ovviamente c’era da aspettarsi, viste le origini dell’autore di «Bohème». Due gli Antonio Vivaldi, a Livorno a a Pontedera. Più distanziate appaiono altre celebrità nazionali: sette Guglielmo Marconi, otto Antonio Meucci.

In Toscana, terra di pittori e amanti delle arti figurative, non fa quasi notizia che in otto possano firmarsi Giovanni Fattori e in due Giorgio Morandi. Più interessante appare l’esistenza di tre Filippo Lippi, due a Firenze e uno a Radicondoli, di due Benvenuto Cellini, a Firenze e a Montescudaio. A Compiobbi vive un Michelangelo Buonarroti che fa il macellaio; ma nello stesso paese sull’Arno gli appartenenti a questa famiglia discendono davvero dal geniale architetto e pittore ed hanno tutti nomi medievali, come Brunetto, Buonarroto e Berlinghiero. Quest’ultimo ha un figlio che si chiama anch’egli Michelangelo.

In questa carrellata le «celebrità» al femminile sono più difficilmente rintracciabili, forse perché molte signore non figurano direttamente nella guida telefonica, o perché c’è più attenzione alla scelta del nome da donna. In evidenza tre Clara Calamai, che riproducono la star del cinema: una di queste si occupa a Livorno di profumeria, bigiotteria e mesticheria. Fra le signore omonime «illustri», da segnalare una Claudia Cardinale a Firenze, una Rita Pavone a Castiglione della Pescaia, due Anna Magnani a Carrara e una Valeria Marini a Cecina. Molto dipende comunque anche dal tipo di personaggio, se sia una celebrità lontana nel tempo o qualcuno che si è imposto di recente nella sfera pubblica. Certo è singolare scoprire che nella sola Firenze è possibile incontrare due Giordano Bruno e che a Calenzano c’è un Bruno Giordano: i nomi evocano il filosofo arso sul rogo a Campo dei Fiori e l’ex centravanti della Lazio e della Nazionale. Fra Capannori, Massarosa e Stazzema sono tre i Marco Tardelli, come l’autore dell’urlo più famoso del nostro calcio. L’elenco potrebbe continuare con i tredici Giovanni Leone, omonimi del Presidente della Repubblica, i sette Enzo Ferrari. Non possono mancare i santi. L’impegnativo nome di Filippo Neri, l’uomo dello «State buoni se potete», unisce un signore di Laterina, un maestro di Abbadia San Salvatore, un dottore di Montepulciano.

La sorpresa più piacevole è poter conversare con Ugolino della Gherardesca, dato che un discendente dello sventurato conte continua col suo nome la gloriosa casata. Infine, ai ben cinque Roberto Mancini rimasti a Firenze auguriamo fortune migliori di quelle toccate al dimissionario allenatore viola.

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