Cultura & Società

«Ci sono sempre parole». Il primo (non) Festival delle narrazioni popolari (e impopolari)

In un momento storico dove le relazioni interpersonali sono filtrate dalla virtualità delle comunicazioni, portare alla luce le storie di tutti i giorni diventa il mezzo attraverso il quale le persone si ritrovano, si ascoltano e si riconoscono. Un [non]Festivaldove la parola raccontata dal vivo è cuore e anima dell’iniziativa, strumento contemporaneo per valorizzare l’identità dei territori.

Perseguendo le linee guida scientifiche del Museo Diffuso – teorizzate negli anni Settanta dai museologi francesi Georges Henri Riviére e Hugues de Varine che sostituirono ai parametri tradizionali il patrimonio, il territorio e la comunità – il Sistema Museale Museo Diffuso Empolese Valdelsa e l’Associazione Yab, promotori dell’iniziativa, si pongono l’obiettivo di musealizzare il concetto di comunità. L’ideazione del Festival è di Andrea Zanetti che ne è direttore artistico insieme a Cinzia Compalati.

La manifestazione sarà scandita in tre momenti, da ottobre a dicembre. Si parte con J.O.B.S. Join Our Blended Stories. Storie di lavoratori in mostra al Palazzo Podestarile di Montelupo Fiorentino dal 6 ottobre al 16 dicembre, a cura di Andrea Zanetti (in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil di Firenze). Un’esposizione dove il mondo del lavoro è raccontato direttamente dai lavoratori attraverso gli oggetti che rappresentano i loro mestieri, reinterpretati in mostra da 16 artisti contemporanei.

Dal 9 all’11 novembre la manifestazione entra nel vivo con I racconti dei cittadini a Capraia e Limite (sedi varie). Gli abitanti di questi luoghi, accompagnati da attori, racconteranno al pubblico la loro storia in uno scambio conviviale di parole ed emozioni.

In chiusura il 30 novembre, Ginevra di Marco presenterà Le narrazioni popolari, un concerto/produzione unica ispirato dai racconti dei cittadini. La ricerca e la raffinatezza di questa artista toscana incontrano le storie della comunità e le rileggono in chiave musicale. Parallelamente 10 classi dell’empolese valdelsa seguiranno la produzione di Ginevra e ne diventeranno i blogger attraverso l’uso guidato dei social.

Caratteristica principale di Ci sono sempre parole è l’innovazione: è un Festival «diffuso» sia temporalmente che territorialmente; un Festival senza «big», che ribalta i ruoli, i protagonisti sono i cittadini; si pone l’obiettivo di musealizzare la comunità; è una manifestazione rimodulabile e riproducibile in altri luoghi, tutti i territori hanno storie da raccontare.

È un Festival [non] Festival dove la comunità diventa attore e allo stesso tempo palcoscenico. Anche i luoghi scelti  –  dalle palestre al Centro della cantieristica e del canottaggio, dalle case dei cittadini alle sedi delle associazioni, dalle fornaci ai musei – giocano un ruolo fondamentale nel processo rigenerativo dell’identità individuale e territoriale. Un Festival che fa del suo «non» la spinta positiva verso la codificazione delle complessità contemporanee e della straordinarietà del quotidiano.

Le sezioni del Festival

Ci sono sempre parole. [non]Festival delle narrazioni popolari (e impopolari)

 La mostra

J.O.B.S. Join Our Blended Stories. Storie di lavoratori in mostra

Narrazioni impopolari inaugurazione del Festival e della mostra 6 ottobre ore 18.00 7 ottobre  – 16 dicembre 2018 Montelupo Fiorentino (FI) – Palazzo Podestarile – Via Baccio da Montelupo 43 a cura di Andrea Zanetti in collaborazione con CGIL, CISL e UIL Firenze

Artisti: Emiliano Bagnato, Cristina Balsotti, Carolina Barbieri, Lorenzo Devoti, Sabina Feroci, Paolo Fiorellini, Lorena Huertas, Stefano Lanzardo, Roberta Montaruli, Enrica Pizzicori, Aurora Pornin, Francesco Ricci, Eleonora Roaro,  Francesco Siani, Stefano Siani, Zino (Luigi Franchi).

Lavoratori: Emanuele Batelli, Antonella Benucci, Giuseppe Cascio, Antonio Ciampi, Tiziana Costoli, Barbara Daly, Silvia Desideri, Filippo Esposito, Francesca Fabbri, Annalisa Ferrara, Nicola Giusti, Thomas Langneble, Meri Ninci,  Tito Paroli, Maria Rosa Salerno.

Il mondo del lavoro oggi. La precarietà, l’incertezza, il silenzio, il futuro che non arriva. La realizzazione di sé. Le famiglie contemporanee, il mutuo, la pensione, i nipoti. Le non famiglie, le solitudini. Le relazioni. Quanto si potrebbe scrivere e raccontare sul mondo, meglio, i mondi, del lavoro oggi! Quante storie di difficoltà, successi o privazioni, potremmo descrivere sulla base delle cronache quotidiane che leggiamo. Il mercato, la globalità, le reti, l’innovazione, la manualità; gli operai che resistono e quelli che non esistono. Gli occhi disillusi dei pensionati e quelli rassegnati dei figli. Ma anche gli occhi di chi ci è riuscito, con o senza lotte. Le mani di chi si impolvera ogni giorno o quelle veloci di chi digita su qualche tasto.

La mostra interpreta i racconti individuali dei lavoratori abbracciando la complessità del mondo del lavoro contemporaneo. Sedici artisti interpretano, con la realizzazione di un’opera inedita, il racconto di un lavoratore. I lavoratori in mostra portano un oggetto ciascuno che identifica il loro impiego; attraverso il racconto del singolo lavoratore l’oggetto – con un QR code – parla in prima persona della storia personale ci colui che lo ha scelto. Un’esposizione che mette in relazione diretta i lavoratori con gli artisti, obbligandoli ad uno scambio di empatia, di parole e emozioni. Gli oggetti diventano il mezzo sul quale costruire la relazione e l’icona plastica che in mostra ‘affianca’ le opere degli artisti. Sul modello del Museo delle Relazioni Interrotte di Zagabria (https://brokenships.com), gli oggetti sono i protagonisti reali della mostra: come rappresentazione visiva ed orale delle singole storie e come scintilla creativa per gli artisti. Il racconto della complessità contemporanea del mondo del lavoro attraverso l’intimità delle parole, dei pensieri e delle speranze. Una mostra collettiva, nel vero senso della parola: le opere nascono dalle parole di un racconto e sfidano la complessità individuale per diventare collettivo e condivisione.

 Ci sono sempre parole

I racconti dei cittadini

9-10-11 novembre

Capraia e Limite (FI)  – Centro della Cantieristica e del Canottaggio, Sala di voga e palestra, Lungarno (a partire dalla Società Canottieri Limite), Fornace Pasquinucci, Oratorio della Compagnia della SS.Trinità, associazioni, case dei cittadini

Durante le tre giornate, dal 9 all’11 novembre, a Capraia e Limite, si ascolteranno i racconti dei cittadini. Selezionati attraverso una call aperta a tutto il territorio, saranno messi in scena direttamente dagli abitanti, tre diversi a incontro, con il supporto drammaturgico di attori dell’empolese valdelsa. Il filo conduttore sarà l’asse temporale che sempre segna la storia dei luoghi: racconti di emigranti, racconti di anziani, di famiglie, di bambini, di migranti arrivati negli ultimi decenni. Il tema è la vita, un tema quasi ‘libero’ e allo stesso tempo intriso di ragioni, cause e effetti. Si vuole portare alla luce una comunità che riscopre il piacere di raccontarsi nella straordinarietà del quotidiano, per confrontarsi non solo sulla memoria ma sulla codificazione del presente, accettando la sfida della contemporaneità come obiettivo ma utilizzando la nobile arte della parola come strumento.

Oltre ai momenti scenici, saranno previste delle narrazioni spontanee, frutto della naturale capacità di raccontarsi e di ascoltarsi fornita dalla convivialità. Merende e cene all’interno delle quali i visitatori incroceranno i racconti dei cittadini, degustando prodotti del territorio o ricette tipiche della tradizione gastronomica.

Nell’ambito dei tre giorni saranno realizzate tre performance artistiche dedicate al racconto che coinvolgeranno ulteriormente il pubblico.  

I Wishdi Stefano Lanzardo, un progetto di ritratti fotografici nei quali i cittadini raccontano il loro desiderio attuale inerente il luogo in cui vivono e il loro senso di comunità. I ritratti andranno a creare un’opera in divenire che si costruirà fotografia dopo fotografia per terminare con la sua autodistruzione, dando la possibilità a tutti di ritirare il proprio ritratto.

I Tell di Francesco Siani, ovvero un’istallazione/scultura all’interno della quale i cittadini potranno registrare liberamente il loro racconto. Un’opera interattiva che andrà a costituire il primo nucleo fondante di un Archivio Sonoro della Memoria Contemporanea.

A Mile in my Shoes (along Arno) – omaggio all’Empathy Museum di Londra, una passeggiata lungo le sponde dell’Arno ci sarà la possibilità di ascoltare alcuni racconti dell’archivio dell’Empaty Museum indossando le scarpe di chi ha vissuto quei racconti. Storie internazionali ma legate ai territori dal filo rosso dell’empatia.

Ginevra Di Marco: la musica e la tradizione popolare

Narrazioni popolari

evento/concerto – 30 novembre ore 21.00

Montespertoli (FI), Centro della cultura del vino I Lecci, Via Lucardese 74

Montespertoli e la musica sono un binomio già frequentato: posta al centro di un territorio con una grande tradizione teatrale e lirica, la città che diede i natali al famoso tenore Amedeo Bassi è sinonimo di musica. Parallelamente l’identità di Montespertoli – porta di accesso al Chianti – è collegata alla cultura popolare e materiale, quei saperi che la terra tramanda, insieme al vino, di germinazione in germinazione. È in questo contesto che Ginevra di Marco e i suoi musicisti stanno creando una produzione inedita per Montespertoli fatta di musica e racconti degli abitanti del luogo che confluirà nel concerto inedito del 30 novembre.

Ingresso libero con prenotazione obbligatoria scrivendo nome, cognome e numero di telefono di tutti i partecipanti a info@museiempolesevaldelsa.it La prenotazione è ritenuta valida solo dopo aver ricevuto conferma scritta da parte della segreteria organizzativa del Festival.

Quest’ultima azione del Festival, offre anche l’occasione per strutturare un progetto educativo su tutto il territorio dell’empolese valdelsa. I ragazzi delle scuole medie inferiori lavoreranno, attraverso la mediazione degli insegnanti e degli operatori didattici, come blogger e narratori del progetto. Se da un lato avranno la possibilità di incontrare e confrontarsi con una artista di fama nazionale, dall’altro diventeranno, con la supervisione e l’accompagnamento degli adulti, fruitori consapevoli dei social che da «pericolo» assumeranno un ruolo formativo, educativo e di documentazione oltre a regalare loro un’esperienza da ricordare «da grandi».

Operatori didattici Promocultura. Per info: Merj Bigazzi  bigazzi@promocultura.it