Cultura & Società

Club Alpino Italiano, i 150 anni di un sodalizio sempre giovane

Per tutto il 2013, i gruppi regionali e le sezioni italiane hanno celebrato l’anniversario con diverse iniziative. In Toscana è ancora possibile visitare una mostra fotografica itinerante sulla storia del sodalizio nella nostra regione. Fino a sabato 26 ottobre è allestita a Lucca; dal 17 al 24 novembre sarà a Pontedera, dal 26 novembre al 3 dicembre a Massa Marittima, il 7 e l’8 dicembre a Fivizzano e infine dal 15 al 31 a Prato. Sabato 26 inoltre è in programma alla Polla (nei pressi di Azzano di Seravezza, in Alta Versilia) l’inaugurazione del sentiero 32 delle Alpi Apuane, il primo realizzato ufficialmente dal Cai sul versante sud del Monte Altissimo: un progetto cui anche chi scrive ha avuto l’onore di contribuire ma realizzato soprattutto grazie all’impegno della sezione di Pisa e alla tenacia del suo presidente onorario Angelo Nerli, con le sue ottantacinque splendide primavere che hanno fatto buona parte della storia alpinistica di queste montagne.

A 150 anni dalla sua fondazione, il Club Alpino Italiano si trova oggi a fare i conti con una realtà difficile anche per il volontariato della montagna. È grazie allo spirito di sacrificio di tanti soci, infatti, che un’enorme rete sentieristica viene mantenuta, segnalata sul terreno e promossa. Un impegno remunerato solo con il rimborso spese, sempre più risicato, garantito da parchi, Regioni o altri enti territoriali. Per non parlare del grande servizio svolto dai membri del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, perché le montagne si esplorano sia sopra che sotto.

Poi ci sono i rifugi. In tutta Italia se ne contano oggi 763, per un totale di 23.500 posti letto, che costituiscono la più consistente offerta turistica nazionale in quota. Non solo: il Cai rappresenta senza dubbio, pur tra tante difficoltà, un presidio per la salvaguardia dell’ambiente montano, laddove è maggiormente minacciato. E la Toscana, purtroppo, si pone in testa alla classifica con l’enorme disastro delle Apuane, con 300 cave di marmo che grazie alle nuove tecnologie «mangiano» sempre più questi monti non tanto per ricavarne blocchi per uso scultoreo od ornamentale ma per produrre carbonato di calcio con cui sbiancare carta e dentifrici e preparare materiali per l’edilizia, distruggendo nuove pareti anziché recuperare gli scarti accumulati nei cosiddetti ravaneti.

Per questo lo stesso sentiero 32 è stato pensato anche come modesto «presidio» escursionistico e ambientale in un’area caratterizzata da cave storiche incredibilmente realizzate sulla parete del monte ma anche dalla prossima riapertura di una di esse ad opera della ditta Henraux, con la quale si è tentato di avviare un processo di collaborazione anche in vista di possibili sviluppi d’interesse storico di cui parleremo a tempo debito.

Perché il Cai è anche questo, non solo spensierate gite sui monti – salutari per il fisico e anche per il portafoglio, in questi tempi di crisi – o spedizioni alpinistiche come quella recentissima dei «Liguri Apuani» in Himalaya, arrestatasi per il maltempo poco sotto la vetta del Malasnu. Quasi 318 mila soci suddivisi in 799 sezioni e sottosezioni presenti in tutto il territorio nazionale. Nella nostra regione le sezioni sono ben 24 (Arezzo, Barga, Carrara, Castelnuovo Garfagnana, Firenze, Fivizzano, Forte dei Marmi, Grosseto, Livorno, Lucca, Maresca, Massa, Pietrasanta, Pisa, Pistoia, Pontedera, Pontremoli, Prato, Sansepolcro, Sesto Fiorentino, Siena, Valdarno Inferiore, Valdarno Superiore, Viareggio), poi ci sono le sottosezioni di Pontassieve, Scandicci, Pescia e Valdinievole, Stia, Cassa di Risparmio di Firenze e Flog (Fondazione Lavoratori Officine Galileo) che fanno capo alla sezione fiorentina, quelle di Agliana, Cariprato e Montepiano che dipendono dalla pratese e infine Massa Marittima che è «succursale» di Grosseto.

Un gran numero di appassionati uniti dagli stessi scopi enunciato nell’articolo 1 dello statuto: «l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale’». Una ricchezza che troppo spesso si dà per scontata e di cui anche questo anniversario può contribuire a farci prendere coscienza.