Cultura & Società

Comunicazione: Ruffini, “non possiamo accontentarci di comunità che vivano solo ad una dimensione”

“Se pensiamo che tutto è connesso veramente, e quindi che la tecnologia non è altrove, e nemmeno il ‘qui’ rispetto alla tecnologia, dovremmo fare in modo che gli strumenti che abbiamo ci aiutino a tessere una comunità”. Lo ha detto il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, rispondendo alle domande dei giornalisti nel corso della presentazione, in sala stampa vaticana, del documento “Verso una piena presenza”, stilato dal Dicastero e del quale “il Papa è stato informato”, ha reso noto il prefetto. “Il tema delle parrocchie e delle comunità di base deve essere tessuto nel reale e nel digitale come un’unica cosa – ha detto Ruffini – e tutti i linguaggi che abbiamo a disposizione devono aiutarci a comunicare questa realtà. Non possiamo accontentarci di comunità che vivano solo ad una dimensione: tessere la comunità del genere umano ci riguarda tutti, bisogna riscoprire quello che ci unisce come genere umano, non affidarci alla tecnologia come se fosse una soluzione magica”. “Invece che preoccuparci quanto forte sia il virtuale, dovremmo preoccuparci di più se il tempo, l’affetto, l’abbraccio, la realtà reale condivisa stanno in tutta la loro potenzialità”, la tesi di mons. Lucio Adrien Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede: “Dobbiamo arricchire il reale: oggi assistiamo, più che a uno sviluppo del digitale, a un impoverimento del reale, dove manca l’abbraccio, l’affetto e il tempo”. Per suor Nathalie Bequart, sottosegretario del Sinodo dei vescovi, “la gente vuole una una Chiesa relazionale. Dobbiamo mettere al centro della pastorale la relazione, e per essere in relazione oggi non è possibile dimenticare il ruolo svolto dalla rete”. Secondo suor Veronica Donatello, “questo è un tempo profetico. Anche la parrocchia è chiamata a reinventarsi: siamo in un tempo nuovo, e già lo abitiamo. La sfida è non giocare in difesa”.